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Impianti fantasmi, così chiude la montagna !
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fiore



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Residenza: Ranica (potalandia)

MessaggioInviato: Ven Gen 02, 2009 9:04 pm    Oggetto: Impianti fantasmi, così chiude la montagna ! Rispondi citando

riporto da http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/funivie-fantasma/funivie-fantasma/funivie-fantasma.html

Un impianto dismesso
VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l'Overlook Hotel del film Shining. Seggiolini sballottati dalla tormenta, appesi a funi immobili. Stazioni di funivie piene di immondizie, senz'anima viva intorno. Piloni arrugginiti, ruderi che nessuno rimuove anche nei parchi naturali. Ora i numeri ci sono. Quelli - mai fatti prima - degli impianti ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico e dalla speculazione immobiliare. Oltre centottanta nel solo Nord Italia. La metà di quelli -350 - che sono stati chiusi finora. Centottanta vuol dire quattromila tralicci, centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, seicentomila metri di fune d'acciaio, cinque milioni di metri di sbancamenti e di foresta pregiata trasformata in boscaglia. Ferri contorti come i ramponi di Achab sulla gobba della balena.

Per contarli abbiamo assemblato dati da parchi e corpi forestali, attivisti di "Mountain Wilderness" e guide alpine, soci di Legambiente e della "Cipra", il Centro per la tutela delle Alpi. Dati impressionanti, che sembrano non insegnare nulla a chi in Italia - caso unico in Europa - insiste a sovvenzionare impianti a bassa quota o, peggio ancora, nei parchi nazionali, in barba ai vincoli comunitari.

Fotogrammi. Saint Grée di Viola, quota 1200, provincia di Cuneo, è un monumento al disastro. Si chiamava Sangrato, ma non era abbastanza trendy per un centro che doveva attirare sciatori da Piemonte e Liguria, e così gli hanno cambiato il nome. Prima ha perso la neve, poi i clienti, infine ha inghiottito soldi pubblici per un rilancio impossibile. Oggi sembra Beirut dopo la guerra, cemento e vetri rotti con la scritta "Vendesi".

Altri fotogrammi, nel dossier di Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia. Pian Gelassa in Val Susa: piloni nel vento, scheletri di alberghi nati morti, lì da 30 anni in piena area protetta, a due passi dalle piste olimpiche del Sestrière. Alpe Bianca, nelle Valli di Lanzo: condomini vuoti, stazione della funivia con i cessi rotti e le piastrelle smantellate. E così avanti: Oropa-Monte Mucrone, Albosaggia, Chiesa Valmalenco.
Non è un viaggio: è un percorso di guerra. A Oga presso Bormio la pista - iniziata e mai aperta causa lite tra valligiani - sta franando, e la ferita è tale che la trovi anche "navigando" con Google-Earth (e non è che gli squarci delle piste "mondiali" siano meglio). In Valcanale, sopra Ardesio (Bergamo), un'ex seggiovia è segnata da cemento sospeso sullo strapiombo e una discarica nel parcheggio.

Sella Nevea nelle Alpi Giulie, orgoglio del turismo friulano: le multiproprietà che negli anni Settanta hanno devastato la conca sotto il Montasio sono così a pezzi che sono stati messi all'asta in questi giorni. A Breuil-Cervinia residenze chiuse e impianti di risalita dismessi, otto in tutto, di cui quattro funivie. Posti da dimenticare, anche in anni di nevicate come questo.

Accanto agli scheletri, i morti viventi. Impianti in rosso, a quota troppo bassa per garantire neve, tenuti in vita dalla mano pubblica. Colere, Lizzola, Gromo nelle Orobiche. Oppure Tremalzo, La Polsa, Folgaria e Passo Broccon tra Veneto e Trentino, che inghiottono milioni in generose elargizioni per l'innevamento artificiale. Impianti a rischio, che nessuno fa entrare nella contabilità di un disastro che è anche finanziario. "Perché non si dice che le piste non si pagano solo con lo skipass ma anche con le nostre tasse?", s'arrabbia l'esploratore bergamasco Davide Sapienza.

Numeri insospettabili. Quaranta funivie e seggiovie abbandonate in Piemonte, trentanove in Val d'Aosta (un'enormità per una regione di centomila abitanti), almeno venti in Lombardia, trenta tra Emilia e Liguria sul lato appenninico, trentacinque in Veneto e venticinque in Friuli-Venezia Giulia. E non mettiamo in conto gli sfasciumi lasciati dallo sci estivo, chiuso per fallimento in mezze Alpi.

Ma non c'è solo il clima nel crack. C'è anche la speculazione. La seggiovia è solo lo specchietto per le allodole per sdoganare seconde case e villini. "Meccanismo semplice", sottolinea Luigi Casanova di Mountain Wilderness. "Si compra il terreno a basso costo, si cambia il piano regolatore, poi si fa la seggiovia e si costruiscono case al quintuplo del valore". Se il gioco è spinto, la seggiovia chiude appena esaurita la sua funzione moltiplicatrice del valore immobiliare.

Uno crede: errori non ripetibili. Invece no: si continua sulla vecchia strada, come per l'Alitalia. Miliioni di milioni di euro al vento. Come quelli che serviranno per il collegamento - approvato il 31 dicembre (!) dalla provincia di Trento - fra San Martino e Passo Rolle nel parco di Paneveggio, dove Stradivari prese il legno dei suoi violini. O per il terrificante "demanio sciabile" da 200 milioni di euro dalla Val Seriana alla Valle di Scalve (Bergamo) pronto al varo nel parco delle Orobie, contro cui s'è levata la protesta di molti "lumbard". Disastri annunciati, come il maxi-progetto sul Catinaccio-Rosengarten, che sfonda un'area che è patrimonio Unesco.

Cambiano i luoghi, ma il trucco è lo stesso. C'è un pool che compra terreni, fonda una società e lancia un progetto sciistico, con un bel nome inventato da una società d'immagine. L'idea è nobile: "rilanciare zone depresse", così chi fa obiezioni è bollato come nemico del progresso. A quel punto la mano pubblica entra nella gestione-impianti e finisce per controllare se stessa. Così il gioco è fatto. Il sindaco promette occupazione e viene rieletto: intanto parte l'assalto alla montagna. Per indovinare il seguito basta leggere la storia dei ruderi nel vento.

"Questi mostri di ferro e cemento che nessuno smantella rientrano in un discorso più vasto" spiega il geografo Franco Michieli additando lo stato pietoso dell'arredo urbano a Santa Caterina Valfurva, Sondrio. "Il legame con la terra è saltato, i montanari ormai ignorano il brutto. Piloni, immondizie, terrapieni, sbancamenti: tutto invisibile. Si cerca di riprodurre il parco-giochi, e così si svende il valore più grosso: l'incanto dei luoghi".

E intanto il conflitto tra ambiente e ski-business aumenta in modo drammatico. Servono piste sempre più lisce e veloci, così si lavora a colossali sbancamenti e si prosciugano interi fiumi per l'innevamento artificiale. E c'è di peggio: la monocultura dello sci finisce per "cannibalizzare" tutte le altre opzioni (albergo diffuso, mobilità alternativa ecc.) perché distrugge i luoghi. Vedi Recoaro, dove le gloriose terme sono in agonia, ma si finanzia un impianto a quota mille, dove nevica un anno su cinque.

Per addolcire gli ambientalisti si inventano termini nuovi, come "neve programmata" o "eco-neve", ma il risultato non cambia. Damiano Di Simine, leader lombardo di Legambiente: "In Valcamonica un contributo regionale di cinquanta milioni è stato utilizzato per costruire piste nel parco dell'Adamello, e il risultato lo si vede su Google-Maps. Squarci terrificanti". Stessa cosa sul Monte Canin nelle Giulie: cicatrici da paura.

Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: "Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese".

A Novezzina sulle pendici del Baldo - il colosso inzuccherato tra Val d'Adige e Garda - De Stefani indica i resti di un impianto per neve artificiale mai entrato in funzione. "È stato smantellato, ma la ferita è rimasta, sembra una lebbra. Roba che per rimarginarsi impiegherà secoli. Con i soldi di quell'impianto fallito si potevano ripristinare malghe, sentieri, terreni; si valorizzavano i prodotti locali. È o non è una truffa? Un'orda distrugge l'Italia e la gente tace, nessuno s'indigna. È questo che mi fa uscir di testa".

Paolo Rumiz
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admarc2



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MessaggioInviato: Sab Gen 03, 2009 7:36 am    Oggetto: Re: Impianti fantasmi, così chiude la montagna ! Rispondi citando

fiore ha scritto:

VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l'Overlook Hotel del film Shining.


Già.
Però tutti continuano a prendere impianti, ad usare le piste (perchè altrimenti non si impara più a sciare, perchè dalle altre parti questa settimana c'è pericolo, e via dicendo...).

E mi ci metto pure io, che quest'anno ho preso la funivia per Plateau Rosa.. (perchè in due giorni non riesco, ecc...)

Boh...
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Marcello.

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Nibi



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MessaggioInviato: Sab Gen 03, 2009 9:35 am    Oggetto: Re: Impianti fantasmi, così chiude la montagna ! Rispondi citando

admarc2 ha scritto:
fiore ha scritto:

VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l'Overlook Hotel del film Shining.


Già.
Però tutti continuano a prendere impianti, ad usare le piste (perchè altrimenti non si impara più a sciare, perchè dalle altre parti questa settimana c'è pericolo, e via dicendo...).

E mi ci metto pure io, che quest'anno ho preso la funivia per Plateau Rosa.. (perchè in due giorni non riesco, ecc...)

Boh...


beh, tutti mica tanto, almeno qui dentro. Se fossero tutti on-icer gli impianti sarebbero già stra-falliti ovunque Wink

ottimo articolo Very Happy
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grigna



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MessaggioInviato: Sab Gen 03, 2009 6:15 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sarebbe stato meglio che questo articolo fosse uscito l'anno scorso o due anni fa.
Un inverno come questo potrebbe confondere le idee a molti......
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gimidar



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MessaggioInviato: Dom Gen 04, 2009 12:05 am    Oggetto: Re: Impianti fantasmi, così chiude la montagna ! Rispondi citando

Nibi ha scritto:
admarc2 ha scritto:
fiore ha scritto:

VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l'Overlook Hotel del film Shining.


Già.
Però tutti continuano a prendere impianti, ad usare le piste (perchè altrimenti non si impara più a sciare, perchè dalle altre parti questa settimana c'è pericolo, e via dicendo...).

E mi ci metto pure io, che quest'anno ho preso la funivia per Plateau Rosa.. (perchè in due giorni non riesco, ecc...)

Boh...


beh, tutti mica tanto, almeno qui dentro. Se fossero tutti on-icer gli impianti sarebbero già stra-falliti ovunque Wink

ottimo articolo Very Happy


bo
a me ste impianti non fanno proprio schifo del tutto
es salita nel bosco e discesa dalle piste quando il pericolo è alto o il fisico è tisico....
oppure
quando voglio togliermi la voglia di discese un giorno intero x impianti con i gatti che ti vengono incontro alle 16.15 e sei cotto cotto a me non dspiace

l'unica cosa che non comprendo è l'abbandono ol la smania di collegare posti che non hanno senso

poi ... quando un impianto vien dismesso bisognerebbe OBBLIGARE allo smantellamento chi ha sfruttato e fatto soldi x anni.... Evil or Very Mad Evil or Very Mad
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Mer Gen 07, 2009 11:26 am    Oggetto: Rispondi citando

Bah...

andate a vedere Foppolo con il nuovo collegamento con Carona.
Leggasi alla voce: cosa servono i collegamenti...
E lì altro che squarci. Hanno spianato monti, colmato vallette, ridisegnato versanti!
Magari può non piacere ma per lo sci in pista è cambiato il mondo.
Altezza max 2100 metri.
Pochi? Vedremo. Intanto l'unico inverno "insciabile" è stato il 2007, che è stata un'eccezione esattamente come questo inizio inverno.
Alla domanda: ma come avete fatto con le associazioni ambientaliste ed ente parco la risposta è: meno proclami questa volta, meno annunci. Poche chiacchiere e con la gente giusta, compresi i "verdi".

Come si fa a dire:

Citazione:
accanto agli scheletri, i morti viventi. Impianti in rosso, a quota troppo bassa per garantire neve, tenuti in vita dalla mano pubblica. Colere, Lizzola, Gromo nelle Orobiche

che sono i due posti della Bergamasca dove la neve c'è sempre!?

Poi anche tante affermazioni condivisibili (la battaglia sugli "scheletri" dove non dimenticherei l'Arera con le sue multiproprietà in rovina). Ma che misciòt!


Mountain Wilderness a mio parere è una delle associazioni meno rappresentative e più faziose e preconcette che si occupino di ambiente alpino.
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Nibi



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MessaggioInviato: Mer Gen 07, 2009 3:51 pm    Oggetto: Rispondi citando

fm74 ha scritto:
Bah...

Intanto l'unico inverno "insciabile" è stato il 2007, che è stata un'eccezione esattamente come questo inizio inverno.


beh, un po' troppo generica questa affermazione: togli l'innevamento artificiale (che costa una barcata di soldi) e gli inverni insciabili (per lunghi tratti e per una bella % di piste) diventano quasi tutti...

tra l'altro ci sono dinamiche piuttosto complicate sul tema: per esempio per gli impianti deve nevicare fra fine novembre e Natale, se non lo fa' in quel periodo sono nella merda perchè devono innevare tutto artificialmente...(vedi 2004/2005 e 2007/2008 ad esempio).
quest'anno tra l'altro, ho letto di cose turche, del tipo che all'Aprica i costi di gestione sono aumentati del 20% nonostante le nevicate perchè i contratti per la gestione della neve artificiale li hanno dovuti chiudere prima dell'inizio della stagione, quindi senza dover sparare hanno dovuto pagare comunque (credo per personale e per dei fissi di corrente/acqua)


comunque
se hanno dovuto comprare (e usare) i cannoni anche per il pianone di Pescegalo significa che qualcosa non torna più Wink
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Mer Gen 07, 2009 4:44 pm    Oggetto: Rispondi citando

Nibi ha scritto:
fm74 ha scritto:
Bah...

Intanto l'unico inverno "insciabile" è stato il 2007, che è stata un'eccezione esattamente come questo inizio inverno.


beh, un po' troppo generica questa affermazione: togli l'innevamento artificiale (che costa una barcata di soldi) e gli inverni insciabili (per lunghi tratti e per una bella % di piste) diventano quasi tutti...

tra l'altro ci sono dinamiche piuttosto complicate sul tema: per esempio per gli impianti deve nevicare fra fine novembre e Natale, se non lo fa' in quel periodo sono nella merda perchè devono innevare tutto artificialmente...(vedi 2004/2005 e 2007/2008 ad esempio).
quest'anno tra l'altro, ho letto di cose turche, del tipo che all'Aprica i costi di gestione sono aumentati del 20% nonostante le nevicate perchè i contratti per la gestione della neve artificiale li hanno dovuti chiudere prima dell'inizio della stagione, quindi senza dover sparare hanno dovuto pagare comunque (credo per personale e per dei fissi di corrente/acqua)


comunque
se hanno dovuto comprare (e usare) i cannoni anche per il pianone di Pescegalo significa che qualcosa non torna più Wink


Un pò a disagio nel rispondere a chi di certo ha dati ben più scientifici dei miei, da sciatore accanito che ha capito di essere soprattutto scialpinista solo negli ultimi 2 anni ti dico, che a Natale su neve naturale o sparata ho sciato sempre sia a Foppolo che a Colere che a Lizzola, tranne che nell'inverno 2007 e in alcuni inverni di tanti anni fa (fine '80 inizio '90). In genere ci sono stati inverni freddi e secchi (e allora sparavano..certo non come nelle Dolomiti e non su tutte le piste, ma l'innevamento artificiale non si può più togliere, anche perchè mi ricordo degli anni '70-'80 a sciare in Poieto su strisce di neve con riporti con la carriola per permettere il passaggio..ma adesso il palato degli sciatori è cambiato!) o inverni miti e caldi, dove comunque sopra quota 1600 in genere nevicava.

Per il futuro non so. Ma l'impressione è che se chi parte da 1000 metri è spacciato, chi parte da 1500, a meno di anni eccezionali, ancora se la possa cavare.

ps: la cosa dei precontratti è vera, tanto è vero che i cannoni stanno sparando anche se c'è tanta neve. Non vale però per chi ha realizzato bacini propri e, da quanto mi han detto, vale la pena sparare con queste temperature piuttosto che fra un mese con 5 gradi in più.
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Franco



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MessaggioInviato: Mer Gen 07, 2009 10:37 pm    Oggetto: Rispondi citando

fm74 ha scritto:
ma l'innevamento artificiale non si può più togliere, anche perchè mi ricordo degli anni '70-'80 a sciare in Poieto su strisce di neve con riporti con la carriola per permettere il passaggio..ma adesso il palato degli sciatori è cambiato!)


Credo che il problema sia proprio qui: nel modello di sci attuale.

Certo che la pista serve per impararare (io ci vado tuttora anche se poi in pista ci sto poco: sempre fuori) ma il modello di sci che si propone è il carving che necessita di piste lisce e larghe, che richiedono grandi sbancamenti. Una volta si imparava a sciare le gobbe, la neve marcia, non si temeva di rigare le solette...

A mio avviso non ci si deve incastrare nella contraposizione "impianti sì/impianti no" ma riflettere sulla reale redditività degli impianti al netto di contributi pubblici, della loro reale ricaduta sull'indotto e sul costo ambientale (compreso il consumo di territorio per la costruzione degli alloggi, che andrebbe proprio contabilizzato da un punto di vista economico) e sociale (posti di lavoro stabili creati,opportunità di rilancio di ttività tradizionali accanto allo sci) della realizzazione di nuovi impianti.

Bisogna chiedersi se il modello di sci basato sui grandi comprensori e sull'innevamento artificiale è l'unico possibile.

MW sarà estremista nel modo in cui accosta problemi diversi, ma il problema dell'abbandono degli impianti esiste e va affrontato: se sono stati abbandonati un motivo ci sarà e bisogna evitare in futuro d fare gli stessi errori.
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Nibi



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MessaggioInviato: Mer Gen 07, 2009 10:48 pm    Oggetto: Rispondi citando

Franco ha scritto:
fm74 ha scritto:
ma l'innevamento artificiale non si può più togliere, anche perchè mi ricordo degli anni '70-'80 a sciare in Poieto su strisce di neve con riporti con la carriola per permettere il passaggio..ma adesso il palato degli sciatori è cambiato!)


Credo che il problema sia proprio qui: nel modello di sci attuale.

Certo che la pista serve per impararare (io ci vado tuttora anche se poi in pista ci sto poco: sempre fuori) ma il modello di sci che si propone è il carving che necessita di piste lisce e larghe, che richiedono grandi sbancamenti. Una volta si imparava a sciare le gobbe, la neve marcia, non si temeva di rigare le solette...

A mio avviso non ci si deve incastrare nella contraposizione "impianti sì/impianti no" ma riflettere sulla reale redditività degli impianti al netto di contributi pubblici, della loro reale ricaduta sull'indotto e sul costo ambientale (compreso il consumo di territorio per la costruzione degli alloggi, che andrebbe proprio contabilizzato da un punto di vista economico) e sociale (posti di lavoro stabili creati,opportunità di rilancio di ttività tradizionali accanto allo sci) della realizzazione di nuovi impianti.

Bisogna chiedersi se il modello di sci basato sui grandi comprensori e sull'innevamento artificiale è l'unico possibile.

MW sarà estremista nel modo in cui accosta problemi diversi, ma il problema dell'abbandono degli impianti esiste e va affrontato: se sono stati abbandonati un motivo ci sarà e bisogna evitare in futuro d fare gli stessi errori.


ottimo messaggio Franco

qualche dato sul quale discutere
http://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/alpi/Alpi%20e%20turismo_Trovare%20punto%20di%20equilibrio_2007.pdf
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Gio Gen 08, 2009 9:59 am    Oggetto: Rispondi citando

Nibi ha scritto:
Franco ha scritto:
fm74 ha scritto:
ma l'innevamento artificiale non si può più togliere, anche perchè mi ricordo degli anni '70-'80 a sciare in Poieto su strisce di neve con riporti con la carriola per permettere il passaggio..ma adesso il palato degli sciatori è cambiato!)


Credo che il problema sia proprio qui: nel modello di sci attuale.

Certo che la pista serve per impararare (io ci vado tuttora anche se poi in pista ci sto poco: sempre fuori) ma il modello di sci che si propone è il carving che necessita di piste lisce e larghe, che richiedono grandi sbancamenti. Una volta si imparava a sciare le gobbe, la neve marcia, non si temeva di rigare le solette...

A mio avviso non ci si deve incastrare nella contraposizione "impianti sì/impianti no" ma riflettere sulla reale redditività degli impianti al netto di contributi pubblici, della loro reale ricaduta sull'indotto e sul costo ambientale (compreso il consumo di territorio per la costruzione degli alloggi, che andrebbe proprio contabilizzato da un punto di vista economico) e sociale (posti di lavoro stabili creati,opportunità di rilancio di ttività tradizionali accanto allo sci) della realizzazione di nuovi impianti.

Bisogna chiedersi se il modello di sci basato sui grandi comprensori e sull'innevamento artificiale è l'unico possibile.

MW sarà estremista nel modo in cui accosta problemi diversi, ma il problema dell'abbandono degli impianti esiste e va affrontato: se sono stati abbandonati un motivo ci sarà e bisogna evitare in futuro d fare gli stessi errori.


ottimo messaggio Franco

qualche dato sul quale discutere
http://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/alpi/Alpi%20e%20turismo_Trovare%20punto%20di%20equilibrio_2007.pdf


Urg..130 pagine. Mi ci vorrà un mesetto! Very Happy

Solo una cosa Franco: mi sembra di notare un leggero cambiamento.
Sempre più scioni e twin tips in giro che voglion dire neve fresca e gobbe/salti, ecc. e sempre meno sciaboloni, che significano piste larghe e lisce. E pure un ritorno del telemark.

E tanti, tantissimi scialp.
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simon



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MessaggioInviato: Gio Gen 08, 2009 12:56 pm    Oggetto: Rispondi citando

E' un argomento su cui ci sarebbe molto da dire e credo sappiate come la penso.

Una sola osservazione: CONVIENE andare a sciare in pista, in quanto il potere pubblico prende i soldi dalle tasche di chi non scia per far pagare meno il giornaliero a chi scia Laughing Laughing


P.S. a Chiesa Valmalenco saranno incazzati neri di esser finiti nell'elenco
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Gio Gen 08, 2009 3:28 pm    Oggetto: Rispondi citando

Segnalo che 'Le Alpi Orobiche' di dicembre riporta con speciale di una decina di pagine dedicato al collegamento intervallare Gromo - Lizzola - Colere.
Alcune puntualizzazioni mi paiono interessanti.
L'impressione è che il CAI dia un colpo al cerchio e uno alla botte e per ora non prenda posizione.
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Franco



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MessaggioInviato: Gio Gen 08, 2009 7:25 pm    Oggetto: Rispondi citando

fm74 ha scritto:

Sempre più scioni e twin tips in giro che voglion dire neve fresca e gobbe/salti, ecc. e sempre meno sciaboloni, che significano piste larghe e lisce.
E tanti, tantissimi scialp.


Esatto, ma di questo pare che i fautori dei nuovi impianti non se ne accorgano molto, certo se la tendenza crescerà qualcosa dovrà pur muoversi. Basta vedere come è condiderato generalmente il fuoripista in molte località.

il problema è proprio capire (e orientare) le tendenze del futuro e fare investimenti sensati.
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L'ultima modifica di Franco il Gio Gen 08, 2009 9:13 pm, modificato 2 volte
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Franco



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MessaggioInviato: Gio Gen 08, 2009 8:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

fm74 ha scritto:

L'impressione è che il CAI dia un colpo al cerchio e uno alla botte e per ora non prenda posizione.


E' evidente che è così. Ma a mio avviso non è un male.
Per prima cosa il CAI, come dice il presidente Valoti nel suo intervento, non è un'associazione prettamente ambientalista.
Secondo in questo modo potrebbe fare da intermediario tra posizioni nettamente contrapposte favorendo magari un compromesso.
Perchè in qualche modo la vicenda dovrà concludersi, anche se prevedo tempi lunghi.
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