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Ora che l'Estate è finita mi piace ricordare .....

 
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Autore Messaggio
Fabrizio Righetti



Registrato: 13/02/07 16:03
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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 7:00 pm    Oggetto: Ora che l'Estate è finita mi piace ricordare ..... Rispondi citando

Col du Tricot (2100 m)


Da sempre mi piace tradurre in parole, anche se talvolta si tratta solo di poche righe, le emozioni che la montagna sa regalarmi, ormai da tanti anni e con tanta generosità. La montagna è una fonte inesauribile di sensazioni, forti ed intense che, spesso si fissano nella nostra memoria in modo indelebile. Emozioni che piano piano, così come lo stillicidio delle acque naturali sulla roccia, modellano il nostro ‘essere’ rendendoci uomini diversi. E così seguendo questa mia abitudine, ogni anno tento di distillare in parole ciò che ho vissuto durante la corsa intorno al Monte Bianco. Di solito aspetto qualche settimana prima di scrivere, perché desidero che le emozioni si stemperino un po o meglio che il rumore emozionale di sottofondo si esaurisca lasciando così ben nitide le esperienze più importanti e forti.
Dal 2006 anno della mia prima partecipazione alla UTMB ho sempre scritto qualche cosa ad eccezione dello scorso anno, l’edizione 2012 della TDS e non certo perché non avessi nulla da ricordare, anzi!. La gara mi aveva così tanto provato e così tante erano state sensazioni che avevo vissuto che non seppi come organizzarle su di un foglio bianco. Non ne avevo voglia di scrivere e così lasciai tutto nella mia mente. Le condizioni erano state veramente al limite, raggiungere Chamonix, alla fine fu una liberazione. Per buona parte della gara il freddo, la pioggia e la neve avevano insistito senza tregua, rendendo la corsa ancor più dura di quello che già di sua natura è. Solo un terzo dei millecinquecento partenti da Courmayeur raggiunse il traguardo finale a Chamonix. Ricordo che nella solita ultima e famigerata salita al Col du Tricot, dove ogni passo mi costava una fatica immensa ed anche il mio spirito di scalatore stava ricevendo una dura lezione, pensavo che non valeva la pena di soffrire così tanto, la mia mente non ce la faceva più, mentre il corpo mi aveva abbandonato già da parecchie ore. Sopportavo ormai da ore quella fatica che tanto somiglia al mal di denti, è sempre lì e non ti molla mai neanche quando tenti di distrarre la tua mente cercando di pensare ad altro. Non avrei ripetuto quella gara in futuro o almeno in un futuro prossimo.
Poi si sa il tempo guarisce tutte le ferite e piano piano cominci ad aver nuovamente voglia di rimetterti alla prova e vivere emozioni forti. O forse semplicemente ti dimentichi di certe sensazioni per ricordare solo ciò che ti fa piacere ricordare. Ed allora, visto che il mio amico Alessio voleva provare questo incredibile viaggio attraverso le montagne e la fatica, decisi di ripetere con lui la TDS 2013.
Sensazioni differenti ci accompagnarono nel periodo precedente la corsa: Alessio temeva l’ignoto, io temevo il vissuto. Ancor prima di vivere l’attimo, la montagna sapeva come toccare le nostre corde emozionali. Come già scrissi una volta: non sono forse il sognare o l’attendere, un dono meraviglioso già di per se?
E così, il giorno della corsa arriva, dopo una notte di maltempo. Il Monte Bianco è lì davanti a noi, immenso e bellissimo, gli fa da sfondo un cielo blu intenso sul quale insistono solo poche e piccole nuvole bianche. Io ed Alessio siamo l’uno accanto all’altro ma ci sentiamo infinitamente soli, sappiamo che ognuno, alla fine, dovrà fare affidamento solo su se stesso e del resto è per quello che siamo lì. Lo stomaco si contrae anche se ti sforzi di sorridere; poi finalmente la partenza e l’avventura ha inizio. Lasciamo la Valle d’Aosta con negli occhi le incredibili architetture dell’ Aiguille Noire e della Cresta di Peteurey per poi portarci verso la Savoia. Sarà un susseguirsi di paesaggi meravigliosi seguendo il percorso del sole da est verso ovest sino a che la notte non giungerà ad oscurare il tutto. La discesa a Bourg St. Maurice è facile ma lunga, la soffro , non sono mai stato un gran discesista ed ora che le mie articolazioni hanno macinato milioni di metri di dislivello sono ancor più impacciato. Mi consolo pensando che sulla ‘cattiva’ salita che da Bourg St. Maurice porta al Fort de la Platte le cose saranno diverse anche se sempre molto faticose. E difatti sulla ripida salita che conduce al forte recupero e con ritmo regolare mi addentro in una valle remota e disabitata con lo sguardo e la mente concentrati sui miei passi. Discese e salite si susseguono e talvolta la memoria mi inganna: dopo una china dietro la quale pensavo iniziasse una discesa si nasconde invece un’ennesima salita, in quei casi la forza di volontà vacilla e devi chiedere ancora di più a te stesso. Giunge il crepuscolo e cerco di inalzarmi il più possibile lungo un regolare pendio erboso, poi mi fermo ed indosso la frontale: ha inizio la notte! E’ bellissimo correre di notte tra le montagne, ti senti veramente solo e cerchi di affinare gli altri sensi che quando la vista lavora sono messi un po in disparte. Il cielo è stellato e l’aria fredda. Poi ad un certo punto in lontananza, una lontananza che è come la linea dell’orizzonte quando guardi il mare, non ben definita, vedo delle luci. Sono i primi che stanno risalendo il Col du Tricot, la mia paura maggiore in questa gara. Scaccio i cattivi pensieri e proseguo, non ricordo pensando a che cosa: probabilmente al momento del taglio del traguardo, del resto avrò pensato a quell’istante alcune centinaia di volte durante la corsa. Infine, verso la mezzanotte, giungo a Les Contamines dove si trova un punto di rifornimento. Dopo una breve pausa attraverso il villaggio e con un po di apprensione lascio la sicurezza delle ultime case e della valle per riportarmi sulla montagna. I muscoli lavorano bene, salgo senza forzare, devo mantenere energie per l’ultima rampa di quattrocento metri di dislivello. Una breve discesa mi porta agli Chalets du Truc, poche incantevoli baite poste in una verde conca. Ora la fonte della mia paura è lì davanti a me: un ripido canalone scolpito in un agglomerato minerale di cui non scorgo le forme. Penso ad Alessio che mi precede ed è tra quelle luci sperse nel buio del canalone, starà soffrendo, del resto tutti lì soffrono. Ma lo invidio perché la sua sofferenza sta per finire mentre la mia è ancora da venire. Salgo la prima sezione lungo la conoide alluvionale posta alla base del canalone e poi continuo percorrendo lo stretto e ripido sentiero. E’ dura, molto dura, mi concentro sui movimenti e cerco di trasformare la fatica in energia secondo un pensiero che ti dice che più fatica fai e meno ne dovrai fare dopo, e questo ti carica dandoti nuove ed insperate energie. Le luci del posto di controllo posto nei pressi del colle si fanno più vicine ed ora sento le voci di chi incita. Ancora un tornante e sono al colle. Che bello!
C’è ancora qualche sali e scendi ma non mi preoccupano. Del resto come mi aveva detto il mio amico Lorenzo al telefono poco prima: vai tranquillo e goditi la notte tra le montagne. E così faccio. Giungo a Les Houches dove si abbandonano definitivamente le montagne per percorrere gli ultimi chilometri nell’abbraccio della valle. Mentre percorro la bella strada forestale che conduce a Chamonix penso che a breve la notte avrà fine e con essa anche questa mia ennesima avventura tra le montagne, un po mi spiace, è come svegliarsi da un meraviglioso sogno.
Ecco Chamonix! Dapprima passo tra le poche case ai bordi della foresta, poi mi addentro nella cittadina correndo per le sue strade ora deserte. Riconosco la piazzetta lastricata con la fontana, corro e percorsa un’ultima curva verso sinistra ecco lì a pochi metri la piazza principale. E’ un istante, un istante che vale 120 chilometri.
Fabrizio

La TDS 2013 aveva uno sviluppo di 119 Km e ben 7200 m di dislivello positivo (la cosidetta salita). Siamo partiti da Courmayeur la mattina di Mercoledì 28 Agosto e io ed Alessio siamo giunti a Chamonix nella tarda notte di Giovedì 29. Alessio 97esimo ed io 115esimo, i partenti erano circa 1550 e 500 sono stati i ritirati. Una corsa selvaggia e anche molto bella.
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rediquadri



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 7:07 pm    Oggetto: Rispondi citando

Complimenti Fabrizio! Deve essere un'esperienza quasi mistica per la difficoltà!
Ma oltre alla fatica e al taglio del traguardo per 120 km cosa pensi? Al prossimo punto di controllo, al cronometro, a dove sono gli altri o che cosa?
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corvo nero



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 7:20 pm    Oggetto: Rispondi citando

leggendo il tuo bel racconto e con le dovute proporzioni, in quei passaggi dove che la mente ti pungola a (fermarti) ,bhe mi ci rivedo . grazie fabrizio. alè 1964. Wink
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 8:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

rediquadri ha scritto:
Complimenti Fabrizio! Deve essere un'esperienza quasi mistica per la difficoltà!
Ma oltre alla fatica e al taglio del traguardo per 120 km cosa pensi? Al prossimo punto di controllo, al cronometro, a dove sono gli altri o che cosa?


Fatica e taglio del traguardo, come dici tu sono pensieri costanti: continui ad immaginare il fatidico arrivo soprattutto quando non ne puoi più. Sai è un po come prima di un esame all'università o anche a scuola, la tensione è tanta e non vedi l'ora che arrivi il dopo per godere di quel senso di benessere che solo le difficoltà che lo precedono ti faranno comprendere appieno. E' strano ma alla fine se ci pensi è una delle cose che chi va in montagna cerca: quel senso di pace dopo la tempesta e più la tempesta è sconvolgente e più sarai felice di essertela 'cavata' ancora una volta.
Però c'è tempo anche per la montagna contemplativa, soprattutto di notte, qunado ti ritrovi a pensare a tante cose e ti senti veramente in armonia con la natura che ti circonda. Direi che rispetto all'alpinismo la corsa di lunga distanza è molto più contemplativa come approccio mentale.
Fabrizio

Corvo quelli del 64 sono inossidabili ma bisogna usare un po di antiruggine per limitare i danni Smile
A presto!
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waxy79



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 8:52 pm    Oggetto: Rispondi citando

Certi sport di fatica estrema hanno davvero qualcosa di mistico... leggere il tuo racconto m'ha tolto il fiato, come se si dovesse leggerlo senza respirare per immedesimarsi al meglio, per rispetto allo sforzo da cui origina. Estremo, come sempre Smile
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Babbuccio



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 9:19 pm    Oggetto: Rispondi citando

Complimentissimi... Very Happy
Portare a termine questo tipo di gare penso che sia veramente molto dura per svariati motivi.
Arrivare deve dare molta soddisfazione .
Ammiro molto chi riesce e in un certo senso sono anche un pò cosparso da benevola invidia.
A quando il TOR DE GEANTS ??


L'ultima modifica di Babbuccio il Dom Nov 03, 2013 9:49 pm, modificato 1 volta
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rediquadri



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 9:33 pm    Oggetto: Rispondi citando

Fabrizio Righetti ha scritto:
rediquadri ha scritto:
Complimenti Fabrizio! Deve essere un'esperienza quasi mistica per la difficoltà!
Ma oltre alla fatica e al taglio del traguardo per 120 km cosa pensi? Al prossimo punto di controllo, al cronometro, a dove sono gli altri o che cosa?


Fatica e taglio del traguardo, come dici tu sono pensieri costanti: continui ad immaginare il fatidico arrivo soprattutto quando non ne puoi più. Sai è un po come prima di un esame all'università o anche a scuola, la tensione è tanta e non vedi l'ora che arrivi il dopo per godere di quel senso di benessere che solo le difficoltà che lo precedono ti faranno comprendere appieno. E' strano ma alla fine se ci pensi è una delle cose che chi va in montagna cerca: quel senso di pace dopo la tempesta e più la tempesta è sconvolgente e più sarai felice di essertela 'cavata' ancora una volta.
Però c'è tempo anche per la montagna contemplativa, soprattutto di notte, qunado ti ritrovi a pensare a tante cose e ti senti veramente in armonia con la natura che ti circonda. Direi che rispetto all'alpinismo la corsa di lunga distanza è molto più contemplativa come approccio mentale.
Fabrizio


Bene! Molto interessante il paragone con l'esame dell'università! Grazie per la condivisione!

Stefano
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calimero



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MessaggioInviato: Dom Nov 03, 2013 9:49 pm    Oggetto: Rispondi citando

Mi sono inoltrato nel tuo racconto due volte, lasciando un pò di tempo tra le due letture.
Non ho ancora capito se l'ho trovato attraente o repulsivo, mettendomi nei panni di uno che si voglia avvicinare a quell'esperienza.
Per non equivocare, il resoconto è bellissimo, scritto splendidamente e molto avvincente.
L'impresa parla da sè, così come il tuo stato d'animo e soprattutto l'"eco" di ciò che la corsa ti ha regalato.
Ma descrivi benissimo anche una fatica tremenda che più di una volta ti ha portato sul punto di aver voglia di girare i tacchi.
Del resto il rapporto partenze /arrivi parla da sè.
Stracomplimenti, a te ed Alessio.
Ma toglimi una curiosità : quanto uno si deve allenare durante l'anno per riuscire a fare " decentemene " una corsa del genere ?
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corvo nero



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MessaggioInviato: Lun Nov 04, 2013 12:37 pm    Oggetto: Rispondi citando

non dirmi di no fabrizio. ma nei giorni a seguire, quante sere prima di scivolare nel sonno, hai ripassato nella tua mente i passaggi più duri e le emozioni dello scollinamento . quante fabrizio dimmi ? perchè prestazioni del genere, le godi meglio dopo nel ripasso.
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Mar Nov 05, 2013 8:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

calimero ha scritto:
Ma toglimi una curiosità : quanto uno si deve allenare durante l'anno per riuscire a fare " decentemene " una corsa del genere ?


Basta correre qualche volta alla settimana ma non roba incredibile.
Io poi faccio lo scialpinismo che ha il vantaggio di non rovinarti le articolazioni (con qualche gara)
Qualche salita alpinistica che ti fa stare in giro un po di tempo e così alleni la testa alla fatica.
E poi un paio di mesi prima qualche uscita in montagna da 5/8 ore (con qualche gara)
Non bisogna fare cose impossibili ma solo essere costanti.
Fabrizio
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Arno



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MessaggioInviato: Mar Nov 05, 2013 9:56 pm    Oggetto: Rispondi citando

Fabrizio Righetti ha scritto:
calimero ha scritto:
Ma toglimi una curiosità : quanto uno si deve allenare durante l'anno per riuscire a fare " decentemene " una corsa del genere ?


Basta correre qualche volta alla settimana ma non roba incredibile.
Io poi faccio lo scialpinismo che ha il vantaggio di non rovinarti le articolazioni (con qualche gara)
Qualche salita alpinistica che ti fa stare in giro un po di tempo e così alleni la testa alla fatica.
E poi un paio di mesi prima qualche uscita in montagna da 5/8 ore (con qualche gara)
Non bisogna fare cose impossibili ma solo essere costanti.
Fabrizio


Ciao Fabrizio,come l'hai descritto sembra quasi abbordabile anche per noi umani...ma tu hai una marcia in più!!
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Livio



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MessaggioInviato: Mer Nov 06, 2013 9:37 pm    Oggetto: Rispondi citando

Fabrizio,
il tuo racconto fa molto bene percepire quanto si sia trattato di un'esperienza bellissima e durissima allo stesso tempo. Davvero complimenti, a te e ad Alessio.

Per quanto riguarda la "ricetta d'allenamento" da te proposta, mi sento di quotare Arno ...
Arno ha scritto:
come l'hai descritto sembra quasi abbordabile anche per noi umani...ma tu hai una marcia in più!!

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"Tutti eravamo felici, ci rendevamo conto che stavamo abbandonando dietro di noi la confusione e le sciocchezze e compiendo la nostra unica e nobile funzione nel tempo, andare"
(J. Kerouac, "On the road")
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Gio Nov 07, 2013 6:15 pm    Oggetto: Rispondi citando

Livio ha scritto:
Fabrizio,
il tuo racconto fa molto bene percepire quanto si sia trattato di un'esperienza bellissima e durissima allo stesso tempo. Davvero complimenti, a te e ad Alessio.

Per quanto riguarda la "ricetta d'allenamento" da te proposta, mi sento di quotare Arno ...
Arno ha scritto:
come l'hai descritto sembra quasi abbordabile anche per noi umani...ma tu hai una marcia in più!!


Livio l'allenamento del mezzogiorno lo conosci bene e come sai non son certo davanti a fare il passo Smile
Ci vediamo
Fabrizio
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misteradamello



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MessaggioInviato: Ven Nov 08, 2013 5:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Corvo quelli del 64 sono inossidabili ma bisogna usare un po di antiruggine per limitare i danni

Ecco. mi hai mandato a monte l'unica scusa valida che ho quando vado con gli amici: " sai oramai sono 50..) se poi te ne esci con queste sortite! Very Happy
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Ven Nov 08, 2013 7:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

misteradamello ha scritto:
Citazione:
Corvo quelli del 64 sono inossidabili ma bisogna usare un po di antiruggine per limitare i danni

Ecco. mi hai mandato a monte l'unica scusa valida che ho quando vado con gli amici: " sai oramai sono 50..) se poi te ne esci con queste sortite! Very Happy


Dai Roby che sei un grande, mi raccomando tu l'antiruggine solo nelle ginocchia non da altre parti
Fabrizio
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