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Nella bufera sul Gran Paradiso
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calimero



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MessaggioInviato: Mar Giu 11, 2013 10:42 pm    Oggetto: Nella bufera sul Gran Paradiso Rispondi citando

L’idea originaria era di buttar giù un report differente. Un report basato su una sorta di skialp al contrario, una skialp dove siamo saliti con gli sci e per una buona parte del percorso siamo scesi a piedi. Così l’avevo in mente, partendo da una considerazione scherzosa che avevo fatto a Ste tornando a casa . Un report relativo a quella che, una volta ritornati a Pont e nelle sensazioni del giorno dopo, mi era apparsa in definitiva come una gita con qualche emozione in più, emozione non propriamente dettata dalle curve o dalle pendenze, dall’ambiente o dal dislivello.
Emozioni anche forti, fuori di dubbio, molto forti, ma non COSI’ forti come mi sono apparse dopo aver letto l’sms che Ste mi ha inviato il lunedì mattina :
“ Flavio, ci sono due dispersi sul Gran Paradiso da sabato, travolti dalla bufera di neve “.
Queste tristi notizie , a cui non ci si abitua mai, sono purtroppo uno dei lati del prisma chiamato montagna.
Se non che nella bufera, in quella bufera, c’eravamo anche noi. E il tutto assume un altro sapore.
Ma vado con ordine. Almeno spero. Andrà per le lunghe, ma deve essere così, almeno per me.
Arriviamo a Pont Valsaverenche il venerdi sera, verso le 23. Il cielo è sereno, la stellata favolosa. Bene.
L’Hotel Fiat Freemont offre tutti i soliti confort.
Sveglia alle 4,30, colazione con caffè e brioches. Preparativi . Quattro chiacchiere.
Oggi ci sono 2200 mt di dislivello da fare e il primo 4.000 con gli sci.
Non sono mai stato sul Gran Paradiso, quale occasione migliore per conoscerlo che una skialp le cui condizioni si preannunciano ideali. Ho il report del Franz in testa, le sue foto, la sua descrizione della discesa con gli sci. Ho una gran voglia addosso.
Partiamo poco dopo le 5,30 sci in spalla. Sta diventando un abitudine. Spalleremo per circa 500 metri di dislivello.
La neve inizia in torno ai 2.400 metri ed è subito durissima , granitica. E’ incredibile il rigelo considerando che siamo a giugno iniziato. Fuori i rampanti, meglio evitare scivolate inutili.
Al Vittorio Emanuele facciamo una sosta ristoro, il dislivello da fare è notevole e bisogna preservare le gambe per un bella discesa.
Guardiamo all’orizzonte. Il cielo è limpido e sereno, si vede il fronte della perturbazione in arrivo ma è proprio lontano. Il meteo l’annuncia sul Granpa per le 15/16. Sembra rispetti i tempi. Perfetto.
Tutto bene, si riparte.
Saliamo bene, passo regolare e sostenuto. Incrociamo i primi che scendono, hanno dormito al rifugio. La neve è quasi marmorea, si sentono le loro grattate. Fanno un po’ di fatica.
Mollerà, penso, appena scalda un po’. La giornata è bella, chissà che firn.
Continuiamo a salire. Un alpinista con picozza e ramponi scende a piedi e mi passa a fianco assorto nei suoi pensieri. Lo guardo. Lo guardo un po’ meglio. Mi sembra assomigli al Grigna. Non l’ho mai visto di persona, solo in qualche foto su on -ice. Ma va là, mi dico, che ci fa qua da solo. Certo che un po’ gli somiglia….mah…Va beh, proseguo, c’è ancora strada da fare. Dobbiamo stare nel timing previsto. Forza. C’è tempo ma meglio non rischiare.
Era probabilmente lui di ritorno dalla Nord, come scoprirò il giorno dopo leggendo il suo report. Mi spiace non essermi fermato, un saluto ci stava. Sorry, Grigna, se leggerai il report.
Siamo a quota 3.850 , dopo la Schiena d’Asino, e vediamo lo spettacolo dei seracchi e la vetta. Quota 3.900. Sto benissimo, procediamo di buon passo, potremmo salire più velocemente ma meglio risparmiare un po’ di energie per la sciata. Mi guardo in giro. Il meteo è ancora buono. C’è movimento in vetta.
Certo che le nuvole sono più vicine, ora. Mmm, missà che la Madonnina forse ce la scordiamo. Amen, per stare in tema.
Quota 3.950. Improvvisamente, in pochi minuti, ma pochi veramente, prima si alza il vento, poi un nebbione micidiale . Uno conseguenza dell’altro . Nebbione spuntato come dal nulla. E non si vede sostanzialmente nulla. Ormai siamo a quota 4000. Oscurità totale. Sentiamo delle voci a pochissima distanza da noi, poi intravvediamo delle figure . Ci sono sei skialper che discutono animatamente, due si mandano a quel paese. Uno grida , chiama gli altri, gli intima di sbrigarsi, con la nebbia non è certo uno scherzo orientarsi sul ghiacciaio, grugnisce infervorato.
La visibilità migliora un attimo, sembra che la bruma si diradi. Partono. L’ illusione dura poco. Nuovo limbo grigio . Giungono bestemmie, in barba al nome della montagna.
Siamo al colletto. Arrivati. Sono le 11,30 circa. C’è nebbia e vento. Qualche timidissimo e piccolo fiocco di neve.
Due ragazzi milanesi si stanno preparando. Ci salutiamo. Due parole, qualche informazione, alcune battute. Le condizioni di visibilità non sono ideali ma nulla lascia presagire che stia per scatenarsi una bufera.
Ho un immagine vaga, a posteriori. Altri due che scendono ora dalla Madonnina, ramponi ai piedi. Probabilmente, ripensandoci successivamente, saranno quelli che poi si perderanno sul ghiacciaio, chissà dove e per sempre.
Non ho un ricordo della loro partenza, probabilmente non me ne sono accorto. O forse quando siamo partiti noi erano ancora lì. Anzi, è probabile. Me li ricordo, forse, venire giù dalla traccia dello sperone di vetta, ma non partire.
Rapido cambio di set up . Appena si apre un secondo, appena la visibilità allunga di un pelo il tiro, giù decisi.
Ma non si apre. Si rinforza il vento. Muro di nebbia. Partiamo, meglio non aspettare oltre.
Incrociamo due alpinisti che stanno salendo con picozza e ramponi. Bel coraggio, considero tra me e me.
Due curve. Stop. Tre semicurve. Stop. Una curva. Stop. Sempre stando attendi a seguire le tracce e a non perderle. Sono l’unico riferimento che abbiamo, in questo nulla totale .Per ora , le troviamo. Ma è sempre più difficile, le peste si vedono ma più che altro è problematico intuirne il senso di marcia . A volte sembra si avvitino su se stesse. Manca la prospettiva della direzione, bisogna essere molto vigili.
Il vento è più forte, adesso nevica. La visibilità sarà di un paio di metri , ora. Poi, se va bene, ombre.
Controlliamo l’altimetro, siamo vicini al seracco. Stiamo attenti, qua non possiamo sbagliare. Nonostante le condizioni, sono tranquillo. In poco tempo, penso, saremo fuori dalla Schiena e giù per i sicuri pendii verso il Vittorio Emanuele. Stando centrali, passeremo velocemente il tratto delle gobbe, stretto e insidioso.
Improvvisamente dal nulla sentiamo delle grida. Sono di una donna. Chiama disperatamente. Cerchiamo di capire da dove vengano. Parla inglese. La chiamo. Mi risponde. La richiamo. Where are you ? Dice qualcosa a riguardo di una luce. Light. La sento più vicina. Chiamo ancora. Ok, eccola.
Tre curve semicieche e la raggiungiamo. Siamo a circa 3.850 mt.
E’ nel panico totale, piange, è confusa, ci dice che i suoi due compagni sono saliti e lei è li, sola . Faccio mente locale . Già, i due che abbiamo incontrato sotto la vetta, ecco. Lei parla inglese bene, ci si comprende. Meno male. La tranquillizziamo. Ci dice di chiamarsi Corinna e di essere tedesca. Di Amburgo. Li non ci sono montagne, mi dice. No mountains.
Ora il vento è proprio forte e nevica con intensità, i metri di visibilità si accorciano. Non arrivano a uno.
Corinna ci dice di indicargli la via, che non sa cosa fare, che ha paura, che lì non vuole rimanere. Ok Corinna, right, don’t worry.
Io e Ste ci guardiamo. Il tempo peggiora ogni minuto e non possiamo lasciarla di certo qua ad aspettare i soci che ritornino. Ste decide in un attimo. Via gli sci, fuori i ramponi, scendiamo a piedi, con gli sci è impossibile accompagnarla. Il vento è sempre più forte, solleva la neve, si fa fatica a scorgersi l’un l’altro, a volte.
Non so perché ma non sono agitato. Ste è davanti, mi fido. In questi casi è un animale da quota. Lui cerca la traccia, io sto con Corinna e gli parlo.
Corinna ci dice di non abbandonarla. Piange, dice di avere due bambini piccoli a casa. Anch’io , gli dico, e stasera le rivedo come tu domani rivedi i tuoi. Fidati. Trust me.
Però questo riferimento ai bambini mi fa passare gli unici veri trenta secondi di paura e ansia della discesa. La ucciderei con le mie mani. Ok, Flavio, stop. Reset. Dobbiamo trovare la via. Shut up, Corinna. Follow my footsteps. Stay with me.
Ste prosegue , arriviamo alla bocchetta con la deviazione che porta allo Chabod. Almeno così sembra. Più che altro così dice l’altimetro.
Si vede poco, è tutto uguale, le tracce sembra non abbiano direzione . Ste cerca, scruta, guarda. Corinna continua a piagnucolare.
La neve e il vento aumentano ancora e la temperatura è radicalmente scesa.
Ste va un po’ di qua, un po’ di là. Si allontana qualche metro. Ritorna. Riparte. Lo intravvedo. Cerca la pista.
Parlo a Corinna, gli dico che tra poco siamo sulla via per il Vittorio Emanuele. Lei continua a chiedere di non abbandonarla. Shut up, Corinna, Shut up. Follow my footsteps. Tra poco siamo giù. Stay with me.
Ste torna. Di qua, mi dice deciso. Di qua. Ho trovato le tracce, riconosco la via. Ok, di lì. Ha ragione. Le tracce ora sono regolari, si vedono anche i binari degli sci in salita. Dai che forse siamo sulla via. Avanziamo con cautela . Le tracce sono più nette, continue, precise. Non c’è dubbio, siamo sulla via.
Grande, socio.
Scendiamo, il vento cala un po’, sembra che ci stiamo allontanando dal cuore della bufera. Corinna è in confusione totale, non riesce a fare un passo regolare dopo l’altro. Follow my footsteps, Corinna. Piano piano scendiamo , vedrai.
Ora la visibilità e migliorata, la bufera è sopra, la via è chiara. Penso ai due soci di Corinna. E ai due ragazzi di Milano. Ma non ai due della Madonnina, non me li ricordo, adesso. No, per ora meglio non pensarci.
Superiamo il pendio del seracco, mi consulto con Ste, gli propongo di rimettere gli sci e di scendere piano piano con Corinna dietro.
Glielo spiego, alla crucca. Missà che era meglio se gli avessi detto che la uccidevo sul posto con la picozza. Si agita, ricomincia con la litania dell’abbandono, ripiagnucola.
Ok, tranquilla, progetto sci rimandato. Scendiamo piano. Follow my footsteps. Ma togliti lo zoccolo dai ramponi, please….
Mi domando cosa ci faccia qua, una così. E soprattutto chi l’abbia abbandonata a 3.900 metri di quota. Glielo chiedo, così la faccio parlare, magari si calma Mi dice che era con una guida. Scusa ? Yes, a guide. Sorry ? A guide and a friend. Meglio non andare oltre. I due sono ancora sopra, e sopra è scuro e brutto, nevica e c’è un gran vento. Avranno i loro problemi, ora.
Sui pendii basali la visibilità ormai è quasi ideale e Corinna sembra più tranquilla e fiduciosa.
Decidiamo di rimettere gli sci. Indico a Corinna la via da seguire, c’è un autostrada a sei corsie di tracce che corre diritta. Si vede a oltre cinquanta metri, ormai, Vai, avanti, go on, ti raggiungiamo e ti sciamo a fianco.
Lei accetta, sembra convinta. Va. Cammina sicura. Quasi non ci credo.
E’ anche una bella discesa, adesso, paradossalmente, su ottima neve. Raggiungiamo Corinna. Tutto ok ?
Ok, Flavio, you are two angels….Si, senza ali, però..
Arriviamo al muro , io vado avanti, Ste rimane con lei. Non so cosa ci veda in questo muretto, ma Corinna ha un nuovo momento di panico. Ha un attacco d’asma, comincia a svestirsi. E’ convinta di morire, teme le valanghe. Valanghe ? Dove ? Oddio…
Ste la scuote, gli parla. Lo chiamo. Gli dico che scendo al Vittorio Emanuele per fare uscire i soccorsi.
No, mi dice, si sta calmando. La porto giù. Aspettami lì.
Piano piano, curva dopo curva, indicazione dopo indicazione ( ora giro a destra, ora giro a sinistra, tu seguimi , metti il piede lì, quell’altro là, la neve è morbida e sicura, se cadi non fai mezzo metro..) la porta alla base del pendio. Ora c’è solo da camminare verso il rifugio, sul grosso pianoro, seguendo l’autostrada a sei corsie completamente gratuita.
Guardo sulla dx, in fondo e sui pendii opposti due skialper scendono. I ragazzi milanesi di vetta, penso.
Poco dopo, in cima al pendio del muro , due altre figure compaiono. Sono a piedi. I soci, o pseudo tali, di Corinna. Devono essere loro. The guide and the friend.
Ok, ci siamo tutti. Faccio una sommaria contabilità elementare, alla bisogna e al momento. I sei partiti prima di noi erano avanti, avranno evitato la parte peggiore e saranno già al rifugio.
Bene. Scampato pericolo. Certo che trovarsi a 4.000 metri in una bufera di neve non è bello, non mi era mai capitato, rifletto . Penso ai tre ragazzi della Barre. Mi viene un brivido.
Corinna ora si è rilassata, cammina, parla, scherza anche . Siamo in vista del Vittorio Emanuele. Ci dice di andare, che gli ultimi metri se li fa da sola. Poi aspetterà the guide and the friend. Sure ? Yes, don’t worry. Go on, you have to go home to your kids. Thanks a lot. E va.
Noi andiamo avanti, la guardiamo, incrociamo due alpinisti con le ciaspole che stanno scendendo. Ci dicono di aver fatto la Nord. Ci chiedono com’è su. Brutta, gli diciamo, bufera e vento, nebbia e neve, meno male che tutti sono giù. Gli diciamo che dietro c’è Corinna. La vedono . Ok ? Ok.
Ormai siamo al rifugio. Tiriamo dritto, la neve sfonda ora, ci sono altri 500 metri da spallare in discesa.
Prima di arrivare alla macchina comincia a piovere , non potevamo di certo farci mancare una doccia fuori programma, in una giornata così.
Si torna a casa, comunque contenti per il primo 4.000 sciistico. Un po’ avventuroso ma comunque bello.
“Un po’ avventuroso ma comunque bello” era la sensazione che la la gita mi ha lasciato fino all’sms di Ste.
Poi la percezione è cambiata. La notizia dei due dispersi , disorientati dalla bufera, mi ha scosso parecchio.
Probabilmente per la prima volta ho avvertito una sorta di reale condivisione della sciagura, in quanto ho sperimentato direttamente le condizioni nelle quali i due ragazzi piemontesi si sono trovati. Ho visto quel che hanno visto loro sul ghiacciaio, ossia nulla, ho percepito lo stesso vento, la stessa neve in faccia.
Ci ho pensato molto. Noi siamo sempre stati “ nella via “. Il fatto che si trattasse di una via alpinisticamente elementare e per cui strafrequentata ha fatto sì che ci si potesse orientare faccia a terra, seguendo le tracce. Ma nelle condizioni meteo e di visibilità in cui ci si trovava bastava uscire di tre metri dalle tracce e si rischiava grosso. Quello che con ogni probabilità hanno fatto i due ragazzi, magari presi dal panico, sicuramente investiti in pieno dal cuore della bufera.
Senza il recupero di Corinna, penso che la parte peggiore della bufera l’ avremmo solo sfiorata, scendendo più veloci.
Non posso neppure pensare ad una sottovalutazione delle condizioni meteo. La finestra era ampia e il timing scelto ci metteva abbondantemente al riparo da soprese. Invece in 8 minuti si è ribaltato il mondo. Alle 11, 30 il meteo era buono, un fronte perturbato a W abbastanza vicino ma sufficientemente distante da permettere una discesa tranquilla e senza patemi. Come successo almeno altre cento volte durante le uscite in montagna. Poi si è alzato il vento e alle 11,38 il mondo era sparito in un banco di nebbia. Cinque minuti dopo, la bufera.
Penso a Corinna. Alla fortuna e alle circostanze. Se non ci incontrava, rimaneva su, anche lei, sotto i 50 cm caduti. Nello stato di panico in cui si trovava, avrebbe fatto qualche follia. Stava per muoversi, spaventata. E, sulla Schiena, se vai di qua o di là non torni più. L’abbiamo trovata a 3.900 mt circa. Più o meno la stessa quota dove hanno trovato il corpo del primo dei due ragazzi. Ogni volta che ci penso, mi manca il fiato.
Ste mi ha scritto che a 4035 mt il suo termometro da polso segnava 20 gradi. A 3.900, pochi minuti dopo, era sceso a 9. Ed eravamo in movimento.
Penso a chi l’ha lasciata lì. Probabilmente era stanca, non ce la faceva più. E la guida ha voluto portare su l’altro alpinista. Gli avrà detto di aspettarla. Non so. C’era un altro zaino vicino al suo. Però è stata una follia e mi fermo qua. Corinna sarà tornata ad Amburgo dai suoi bimbi, la pseudo guida continuerà a portare in giro clienti.
Solo i due ragazzi che penso di ricordare mentre stanno scendendo dalla Madonnina non ci sono più. Si chiamavano Luca e Paolo. A loro va un pensiero, l’unica cosa che posso fare.
Alla prossima, che sarà con un sole da spaccare le pietre….

Qualche immagine :

Boy, you've got to carry that weight..


Ciarforon


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Sovrano addormentato


Illuminato


Onde e movimenti


Noi scendiamo


Fratello e sorella


L'infinitamente piccolo


Prospettive


Distanze


Contro il muro


Organo a canne


11,30


11,35


Colletto


Recuperando Corinna


Tornando a casa


Nuovi amici

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calimero
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bandit12



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 8:03 am    Oggetto: Rispondi citando

Che dire, fortuna che c'è gente come voi e speriamo sempre meno gente come quei due che lasciano una persona inesperta su un ghiacciaio in quota.
Altre volte avevo sentito di stranieri che vengono in Italia per qualche giorno con la speranza di salire qualche vetta e rischiano a farlo anche se le condizioni non sono sicure...
Nel caso dei due torinesi, anche io sono salito alla Madonnina con qualche nuvolaglia in giro ma non c'era odore di bufera: non so se anche loro hanno rischiato troppo o sono stati molto sfortunati...

PS: quindi il GrnaPa si può già fare con ramponi ...
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...li, metti il piede destro su quel 'coso'...
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mauroedani



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 10:13 am    Oggetto: Rispondi citando

Mah,...hai fatto una descrizione chiarissima,coinvolgente,eee ci sarebbero delle considerazioni da fare,ma si rischia sempre di scatenare delle polemiche,i soliti se e ma...poi bisogna trovarsi nella situazione...cmq potete essere orgogliosi di aver salvato una donna...perchè poteva benissimo essere la terza vittima se si faceva prendere dal panico e confusione...
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matteo81



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 10:16 am    Oggetto: Rispondi citando

Complimenti Calimero e Ste per quanto avete fatto!! Grazie per aver condiviso la vostra testimonzia!!
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gino78



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 10:26 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Flavio,
con Roby abbiamo vissuto una situazione molto simile l'anno scorso sul Castore. Anche lì nel giro di neanche 10 minuti siamo passati dal sole alla bufera. Ricordo che , sbucato in cresta, ero rimasto ammaliato dal sole nascente in una culla rosata. Mi ero girato per controllare Roby, prendere la macchina fotografica per immortalare l'attimo e quando avevo rialzato lo sguardo ero piombato in una soffocante dimensione di grigio totale, investito da un vento rabbioso. Siamo giunti in cima con un gruppo di ragazzi bergamaschi che conoscevano il percorso, ma il mio pensiero ero fisso al ritorno. Il freddo aveva coperto i nostri indumenti di ghiaccio, il vento non permetteva di sentirci urlare. Ogni passo una lotta, ogni volta a guardare chi mi precedeva e Roby alle mie spalle. Soltanto una volta al sicuro al rif. Quintino Sella ho lasciato che i pensieri negativi salissero a galla: fino a quel momento erano stati come repressi dall'azione per metterci in salvo.
Il tuo report mi ha ricordato quel giorno, purtroppo questa volta per due ragazzi l'epilogo è stato tragico.
Un saluto
gino
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 10:41 am    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Corinna ci dice di non abbandonarla. Piange, dice di avere due bambini piccoli a casa. Anch’io , gli dico, e stasera le rivedo come tu domani rivedi i tuoi. Fidati. Trust me.
Però questo riferimento ai bambini mi fa passare gli unici veri trenta secondi di paura e ansia della discesa. La ucciderei con le mie mani. Ok, Flavio, stop. Reset. Dobbiamo trovare la via. Shut up, Corinna. Follow my footsteps. Stay with me.


Ecchecazz..
te la sei chaimata tu la paura. La frase che ho sottolineato mi ha fatto venire gli sgrisoli alla schiena.

Tutto già detto in skype il resto.
Bravi e affidabili, tutti e due.

PS: io l'unica situazione così l'ho vissuta sui Palù e mi sarei fermato ad aspettare passasse. Invece ero con un animale da quota che tranquillissimo si muoveva senza la minima esitazione, intuendo cose che io manco dopo che me le mostrava riuscivo a vedere.
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Franz
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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 10:59 am    Oggetto: Re: Nella bufera sul Gran Paradiso Rispondi citando

Grazie Calimero.
Grazie per la toccante testimonianza.
Penso che in molti, chi più chi meno, si siano ritrovati nelle tue parole per passate esperienze similari.
Per quanto riguarda il soccorso di Corinna, beh indubbiamente vi deve essere grata.
Anche a me è capitato più volte di fare una cosa simile (anche non legata al maltempo, ma alle condizioni psico-fisiche delle persone) e son cose che "riempiono". Ti senti al posto giusto nel momento giusto.
calimero ha scritto:
Penso ai tre ragazzi della Barre. Mi viene un brivido.

I nostri 3 amici devono essersela passata veramente brutta. Anche a me tutti i giorni e le volte che ci ho pensato mi è venuto un mancamento...
La differenza sostanziale dei due del GranPa èerò è che loro avevano "usato" molte più energie nella prima parte delll'ascensione e sicuramente erano allo strenuo delle forze...dopo un bivacco a 4000. Mi vien il terrore a pensarci....
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-Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT)
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gianbo



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 11:05 am    Oggetto: Rispondi citando

Che altro dire? Bravi nell'azione e anche nel racconto, molto coinvolgente e intimo.
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claus_



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 11:17 am    Oggetto: Rispondi citando

se davvero a lasciare ferma una persona così inesperta è stata una guida alpina credo che ci siano gli estremi per una infrazione al loro codice deontolocico e non solo a quello. Anche se mi sembra un po' strano per un professionista una simile scelta, di solito piuttosto trascinano i clienti al giunzaglio di peso
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corvo nero



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 11:22 am    Oggetto: Rispondi citando

grazie grazie x la testimonianza . lode x il soccorso a corinna . ho avuto modo di parlare con il grigna, e mi confermava quanto sia stata diversa la percezione di pericolo da voi affrontata e da come vedeva lui da sotto... soprattutto il cambiamento repentino del meteo...
. anche io ho avuto una situazione analoga alla vostra , su di una cimetta svizzera . ma quando all'improvviso si spegne la luce, il saper controllare il panico è fondamentale... a mè è giunto in soccorso una folata di vento che x un attimo mi ha indicato la via di discesa..
un pensiero x luca e paolo
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Harnust



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 11:49 am    Oggetto: Rispondi citando

Grazie per aver condiviso il racconto: dovrebbero leggerlo in molti e tenerlo a mente...

la nebbia sulla neve o sul ghiacciaio è una bruttissima bestia... non capisci più da che parte stai andando, se sei sul piano o in discesa, ti vengono meno tutti i riferimenti..
Se poi ci si mette anche il vento, la neve, l'ansia di "andartene via da quel posto", allora il disorientamento (non solo spaziale ma anche "mentale"...) può sconfinare nel panico (si può anche comprendere lo stato della ragazza tedesca).
Sono situazioni che - immagino - siano capitate a più di qualcuno, qui dentro e non si augurano a nessuno.

Un pensiero ai familiari dei due ragazzi Sad
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Luca80



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 12:47 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Calimero,
io ho fatto la nord col Grigna, probabilmente ci siamo anche visti. Ho lasciato partire il Grigna e poi sono sceso con calma con gli sci dopo essere rimasto un po' in vetta.....è pazzesco come la situazione sia cambiata così rapidamente da quando noi siamo arrivati in vetta a quando siamo arrivati al parcheggio. Il grigna si voleva fermare al Vittorio Emanuele, ma poi vedendo l'arrivo del brutto tempo ho insistito per scendere, ma non pensavo che la situazione fosse peggiorata così tanto in vetta...
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wax_t



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 1:03 pm    Oggetto: Rispondi citando

testimonianza veramente toccante.....
bravi a tornare a casa...
e ancor più bravi per aver aiutato la povera ragazza....
comunque sono sempre più convinto che un bel gps serve poche volte nella vita....ma quando serve vale davvero oro...vi avrebbe tenuto entro 3 metri dalla traccia di salita.....
mauro
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Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente
ciò che il suo vero io gli ordina di volere.

~ Herman Hesse - Il lupo della steppa ~
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Abe



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 1:17 pm    Oggetto: Rispondi citando

Prima di tutto un pensiero ed una preghiera per Luca e Paolo e per i loro parenti.

Grazie a calimero per il racconto molto coinvolgente e complimenti a te e Stefano per quanto fatto.

Aldo
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"... per essere felici in montagna non basta una cima grande e bella, occorre anche, e ha pari importanza, l'intesa con il compagno con il quale sei legato"
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lupin-3



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MessaggioInviato: Mer Giu 12, 2013 2:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

Come già raccontatomi,mi rendo conto che avete fatto un'impresa a scendere e a tirar in salvo la donna.

Dev'essere davvero incredibile la nebbia e il maltempo a 4000m che rendono tutto piatto e uniforme senza riferimenti!

Bravi Exclamation Bravi Exclamation Bravi Exclamation Bravi Exclamation
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