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Adamello: arrampicate classiche dimenticate...
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LorenzOrobico



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MessaggioInviato: Mer Ago 08, 2007 8:51 am    Oggetto: Rispondi citando

nikkor ha scritto:
Domonice ha scritto:
nikkor ha scritto:
Eccoti un'altra cosa moooolto bella che mi piacerebbe provare.

Oppio??? Shocked Shocked Shocked buona fortuna Wink


Perche' dici??


Le vie di Oppio sono abbastanza note per l'impegno complessivo notevole. D+, sviluppo di 700m, V grado + Oppio apritore ne fanno un quadro di una roba dove si fa tardi....
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LorenzOrobico



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MessaggioInviato: Mer Ago 08, 2007 10:07 pm    Oggetto: Rispondi citando

Corno Gioià (anticima), Spigolo Sud-Est, via Quarenghi, Luglio '69.



Qui report: Gioià, via Quarenghi, 4 agosto 2007

e itinerario.
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gimidar



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MessaggioInviato: Mer Ago 08, 2007 11:04 pm    Oggetto: Rispondi citando

bel lavoro Wink
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misteradamello



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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2007 1:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

Corno Miller cresta Sud-Ovest via Silicola-Tagliabue

Shot with Canon PowerShot G5 at 2007-08-20
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Franz
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MessaggioInviato: Mer Set 26, 2007 11:10 am    Oggetto: Rispondi citando

misteradamello ha scritto:
Corno Miller cresta Sud-Ovest via Silicola-Tagliabue


http://alpinisme.camptocamp.com/gita12878.html
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-Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT)
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Franz
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MessaggioInviato: Mer Set 26, 2007 11:17 am    Oggetto: ADAMI Rispondi citando

Zona poco frequentata...

PUNTA ADAMI



ne parlavo con Rob l'altro giorno scendendo dall'Aprica...
mi chiedevo se c'era qualche via...SICUROOOOO, mi dicevo...ed ecco qua!!!

http://www.caiedolo.it/relazione_4.htm

ma anche di là...

http://www.caiedolo.it/relazione_2.htm

Interessante Via Maria...
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brozio



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MessaggioInviato: Mer Set 26, 2007 5:18 pm    Oggetto: Rispondi citando

sempre interessante questo topic!!!
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se guardi bene c'è tutto!!!

infondo una cascata o l'altra...ol gias l'è sempre gias!!!
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Franz
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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 9:41 am    Oggetto: Rispondi citando

Segnalo questo report del solito Simon che in Adamello ci va con scarpe da ginnastica Laughing

http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=3&id=260

Quando con Cordamolla ero lì per le Capre, avevamo addocchiato l'itinerario...
e scherzosamente, ricordo benissimo, gli avevo detto:

"Chissà se ci saranno altre vie su quella parete? Potremmo venire ed aprirne una...Tipo su quella bella placca inclinata..."



Touchés...1-0 palla al centro!


PS: segnalo, sempre del Simon, altre chicche...:
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=3&id=248
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=3&id=247
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=2&id=253
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=2&id=251
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=2&id=203
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=2&id=246
http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=2&id=230
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L'ultima modifica di Franz il Gio Set 27, 2007 10:07 am, modificato 1 volta
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Franz
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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 9:51 am    Oggetto: Rispondi citando

Tornando su vecchio argomento...

CORNO LAGOSCURO

spigolo nordest

http://www.speleoclubforli.it/alpinismo/adamello_lagoscuro_ne/adamello_lagoscuro_ne.htm

http://www.forum.planetmountain.com/phpBB2/viewtopic.php?t=21920

http://www.pontedilegnoturismo.it/estate/escursioni/scalate/scalate03.htm


[/img]

Segnalo questo bellissimo ed esilarante racconto di "Turista Belga" di FV.

Citazione:


Non avevo proprio un cazzo da fare...

Corno di Lagoscuro

Epica storia di una divertente arrampicchiata sullo spigolo nordest di questa simpatica piramide tonalitica

"Ciao Carlo, ecco come già giurato e spergiurato il racconto di quest’epica giornata sul granito adamellino. Devo aver preso gusto allo scrivere di montagna, e il racconto è venuto fuori lungo il doppio del previsto. Non posso prometterti che tutti i fatti qui riportati, specie i dialoghi,le descrizioni paesaggistiche ed i singoli episodi siano rigorosamente veri datosi che la mia fantasia, le pressioni editoriali, il tempo che passa spietato e il micidiale caffè allucinogeno ingurgitato in vetta possono aver diminuito l’affidabilità dei miei ricordi. Spero solo che ti farai quattro ghignate leggendo il seguente...
Ciao, D."

Il collo tanto giraffescamente teso verso le cime da far sbilanciare la seggiovia e un gentile eufemismo d’origine anatomico-biologica rimasto strozzato in gola: ecco due innegabili segni che gli occhi dolomitici del Carlo stanno apprezzando e assaporando l’insolito panorama granitico della Conca Presena. Maestosi ghiacciai, ardite sommità e cumuli di rugginosi rifiuti. Davanti a noi, cio’ che resta della vedretta, ormai schiacciata dall’aumento delle temperature, i detriti morenici emergenti e le tonnellate di rifiuti d’origine turistico-pistaiola, rantola implorante, chiedendo che qualcuno gli dia il colpo di grazia.
La nostra montagna domina quel casino, bellissima malgrado tutto. Appena meno slanciata del Cerro Torre, solo un pelo meno elegante del K2. A est, Busazza e Presanella svettano come tutte le vette degne di questo nome; la prima, scura in volto, ci fissa minacciosa e rincagnata, la seconda, bianca di farina recente, è distratta e, tutta occupata dalla sua mania di essere la piu’ alta di tutte, se ne frega assai degli strani, minuscoli bipedi che, appesi a quelle panchine volanti, lumano svergognatamente i suoi attraenti nevai. A ovest, le cupe pareti della Costa di Casamadre giocano al tiro a segno con le sfigate e striminzite falde di ghiaccio nero ai loro piedi. A nord troneggia l’ancor piu’ cupa “porta di Mordor”, stazione d’arrivo della funivia del Paradiso, mirabile esempio di architettura locale ad impatto ambientale praticamente nullo mimetizzato trà le pittoresche rocce che fà pero’ stranamente a cazzoti col resto del paesaggio, manco fosse un rigoglioso cesso piazzato ad imperitura memoria trà i verdeggianti prati della buonanima Regina Caterina.
Pochi minuti dopo l’egregio dottore urbanista seduto alla mia destra mi comunica con un’energica manata che è necessario, pena il congelamneto degli attributi durante il prossimo giro di carosello, scendere dalla seggiovia. alla Capanna Presena (altro mirabile esempio...) il tizio addetto allo scaricamento-merenderi mi guarda con rispetto ed invidia: i sessanta metri di corda penzolanti fuori dal mio zaino fanno credere al mondo e alle gnocche di montagna (specie, ahimè, assai troppo poco diffusa) che faccio ormai parte di “quelli veri”.
Con aria esperta indico al veneziano che essendo un po’ tardo non l’aveva ancora capito: -Lo spigolo è quello là.
-Quello là dove? Chiede lui, trovando, del tutto ingiustamente bisogna dirlo, la mia illuminante spiegazione lievemente sommaria.
-Vedi, ci sono quelle due cacatine di ghiaccio nero parallele... piglia quella di sinistra... ecco, finisce proprio sotto allo spigolo, spiego caritatevolmente, sinceramente stupito che al mondo ci siano dei poveri ignoranti che non conoscono l’esatta localizazzione dello spigolo nordest del Corno di Lagoscuro.
-Capito... sembra proprio bello... e poi è già al sole, c’è andata bene...
-Già, c’è andata di culo, approvo io scoprendo l’acqua calda.
-... ero preoccupato perchè non sono abituato al freddo di queste quote.
-Finocchio d’un dolomitista, sogghigno mentalmente.
-Il tempo è buono.
Con la faccia di chi se ne intende mi lecco l’indice destro e lo agito per aria, indovinando cosi la direzione del vento con un ipotetico margine d’errore di soli 180 gradi.
-Si, dovrebbe tenere, confermo dicendomi che ho una possibilità su’ due di azzeccarci.
Studiamo qualche istante la via col binocolo, proferendo perle di saggezza quali “quel tetto mostruoso fà farsela sotto solo a vederlo” e “quel lastrone staccato sembra stare su’ con la colla Pritt”.
Ancora qualche attimo d’esitazione, studiato a tavolino durante la stesura del presente racconto per regalare un volto umano e un’abissale profondità d’introspezione psicologica agli eroici lottatori con l’Alpe che siamo senz’altro finché, guardandoci negli occhi, pronunciamo all’unisono (e senza nemmeno aver fatto le prove) due sillabe che segneranno a fuoco il nostro incredibile destino, due sillabe, una parola tanto breve e concisa quanto gloriosamente terribile e terribilmente gloriosa nella sua lapidaria semplicità: “...’nàmo??”
Respironi decisi, scongiuri mentali e “ditali” contro l’Imponderabile Sfiga e, resistendo alla voglia di lapidare l’altoparlante della Capanna che trasmette a tutto volume la voce sovracuta delle Pasini (o Pausini, boh), ci incamminiamo verso la nostra parete.
Mezz’ora di marcia su’ ghiaioni instabili e morene rotolanti dove conviene munirsi di abbondante provvista di margherite (“sasso tiene... non tiene... tiene...”) e siamo proprio sotto.
Abituato alle ben piu’ umane dimensioni delle belghe pareti, il mio spirito di pischello risulta fortemente impressionato da questo scuro mucchio di dura tonalite. Stupore che viene subito poeticamente sublimato nell’elegante esclamazione del general Cambronne.
Mentre ci mettiamo comodi e indossiamo ferraglia e ciarpame due alpinoidi cinquantenni modello “baffi da tricheco” ravanano a destra e manca sul pilastrino sovrastante, rovesciando a valle vagonate di ghiaino e pietruzze. Li sentiamo interrogarsi l’un l’altro sull’esatta posizione dell’attacco, mentre le orecchie gli fumano vistosamente per lo sforzo di mettere in moto il cervello.
-Pota d’una pota, ti no gà visto gnente?
-Mi al zu minga! Ziopinobirbone scasamarùn! E st’asin de l’Anselm ghe’l diseva ghe l’era ciodata!
-Pota d’una pota d’una pota d’una pota...
-Ziogato! L’è proprio nà bela fetensia... ocio sota! Sasso!
Il sasso, fortunatamente dopo alcuni rimbalzi a terra, atterra sul bocia che stava sota e che , non avendo avuto l’ocio abbastanza sveglio, lo riceve sul culo. Il mio povero coccige lo ricorda ancora con terrore. Per principio di azione-reazione caccio un’urlo raccapricciante. Carlo mi trattiene a stento dal salire a fare un’uso improprio della picca che mi porto appresso.
-Sguse’m, aggio minga fato aposta.
-Ci mancherebbe, deficente, biascico trà i denti dopo aver ipocritamente finto di rivolgergli un gesto di magnanimo perdono.
-Ciàp, scendom e vedom ghe fan i dù zùven.
Nuova dose di sassi smossi e improperi in longobardo-protomaccheronico-siculoaramaico e i nostri prodi approdano sullo sfasciume accanto a noi dove si mettono a temporeggiare fischiettando, nella malcelata speranza che parta prima il veneziano.
Ben contento di passare davanti ai due “pericoli oggettivi” Carlo inizia la scalata, non senza aver eseguito sulle sue gommose calzature alcune incantazione e riti voodoo destinati a migliorarne l’aderenza anche sulle piu’ infide tacchette granitiche.
-C’è un po’ di roba in bilico, mi comunica mentre con la punta del piede stà liberando dal terriccio un’appoggio.
-Vedo, rispondo osservando le eleganti parabole dirette al mio cranio tracciate dai sassolini volanti.
Mi sposto di qualche passo a destra. Carlo continua a salire fischiettando come un’idiota. Odio quando uno passa divertendosi dove io dovrei “ricorrere a tutti gli artifizi di una ginnastica sublime” pur di arrabattarmi penosamente verso l’alto. Ma come fà sto’ fetente a non sembrare neanche un po’ impressionato quando ogni accenno all’orizzontalità su’ queste rocce è coperto dalla sua brava, infida piramide di “roba” precaria.
Sei metri di corda fuori, sette, otto...
-Mettere un dadino no, eh?
-Tranquillo, è facile. Sai com’è, se tu aprissi vie in Prealpi saresti abituato a peggio.
-Buon divertimento sui biscotti wafer, penso sadicamente.
... dieci metri, undici... raggiunge una cengetta e continua imperterrito... dodici, tredici...
-Se riesci a piazzare qualcosa risparmiamo sulle mie malmenate coronarie... piazza qualcosa, mizzega!
-Come dici, scusa?
-Bravo, continua cosi!
-Okay, risponde ridendo, soddisfatto per l’incoraggiamento.
... quattoridici, quindici...
Un dado entra in qualche modo nella fessura trà due lastroni. Un paio di tironi e sembra sicuro. Noto con piacere che il numero di proiettili è diminuito drasticamente. Chissà, magari tale interessante fenomeno litologico-geofisico è dovuto al fatto che il defunto ghiacciaio ha depositato calando di volume i detriti precedentemente contenuti al suo interno sulle rocce sottostanti e ora sovrastanti.... pensa che un tempo salivano con picca e ramponi dal canale di destra. Ecco, forse i detriti vengono invece da quel raccapricciante imbuto e sono stati sparati giu’ a mano a mano che procedeva la deglaciazione del canale suddetto... boh...
Mentre sono immerso in queste appassionanti (a dir poco) considerazioni geologiche il dado mi avverte con uno strafottente tintinnio che non è pagato abbastanza e che pertanto osserverà un’interruzione sindacale delle proprie mansioni. Eccolo infatti riposare sul panoramico ripiano dov’è atterrato rivolgendo gesti osceni alle Forze Statiche d’attrito della fessura multinazionale che avrebbe dovuto farlo lavorare verticalmente e volantinando a tutto spiano per convincere i compagni ancora imprigionati dall’imbrago a seguirlo nella sua protesta.
-L’è usido l’nat! Commenta uno dei due Baffi.
-Brillante spirito d’osservazione, mugugno a bassa voce mentre l’anima del poeta che alberga in me vomita schifata dalla banale ovvietà a cui possono abbandonarsi alcuni personaggi del racconto mentre lui fantastica di erosione naturale e dadi sindacalisti.
-Ghe disi, sguse’m?
-Gnente, gnente.
In alto Carlo prosegue la sua avanzata, piazza un dado stakanovista e continua impavido. Con la forza, l’agilità e le delicate, danzanti oscillazioni del posteriore che contraddistinguono le speci piu’ evolute di babbuini s’innalza ancora qualche metro, valica il bordo d’un terrazzone e sparisce dal campo visivo della talpa che gli fà sicura.
-Molla tutto! Risuona, trionfante trà l’eco delle vette, il melodioso jodel dell’imperatore delle rocce.
-L’era anca ura, afferma sgarbatamente l’altro Baffo, suddito impertinente e blasfema.
La corda fila su’ rapidamente e và in tensione comprimendomi mutande e contenuto.
-Finita! Avverto bestemmiando interiormente in egizio arcaico.
-Okay, parti quando vuoi.
-Adesso non so’ se mi sento psicologicamente preparato, ti và di aspettare mezzoretta?
Baffo Primo si raschia rumorosamente la gola.
-Se aspetto qualche minuto a venir su’ abbiamo una luce migliore per le foto. Mettiti comodo, magna qualcosa e poi dimmi che parto.
Lo sguardo di Baffo Secondo inizia a correre rapido trà un sasso di una mezza dozzina di chili e il crapùn del bocia, quasi a considerare i possibili effetti di un’accidentale collisione trà i due corpi.
-Paarto! Urlo finalmente, ansioso di mettere fine a questa dolorosa commedia.
Salgo di slancio un paio di metri, felice di sentire la mia intimità respirare di nuovo a suo agio. Poi esito, indugio e mi blocco. La stretta della corda torna a farsi sentire. Ho i piedi in aderenza, contrapposti sui due bordi di una larga scanalatura granitica. Le mani stringono una tacchetta larga due dita. Mi guardo attorno alla ricerca del conforto di un buon appiglio, una scaletta, un’ascensore. Niente. Mentre osservo il ghiaione alle mie spalle sperando che non siano ci troppi giornalisti che osservano la figura da scemo del turista-belga-che-pensava di-scalare-un-terzo-grado incrocio casualmente lo sgaurdo di Baffo Secondo.
“A destra, proprio davanti al tuo naso” mi indicano, sorridenti, i suoi occhi.
Miracolo. Una scaglia dal bordo netto si materializza nel punto indicato.
-Grassie, dico al mio salvatore, sperando di storpiare l’italiano nel modo corretto.
Come nelle piu’ melense storie a lieto fine, ogni traccia di ostilità nel confronto dei due fenomeni scompare e sono improvvisamente contento che altri condividano con noi quest’avventura. D’ora in poi le nostre cordate collaboreranno perfettamente, filando d’amore e d’accordo.
Qualche metro piu’ facile, poi ancora un paio di passi delicati su’ ghiaino scivoloso e rotolante e arrivo arrampicando con mani, piedi, ginocchia, gomiti, chiappe e denti su una cengetta. Manco a farlo apposta mando giu’ un sasso grosso come il pugno che, dopo una breve sibilata tanto per guadagnarsi la pagnotta, rotola qualche metro sul ghiaione ed entra a farne parte.
-Adeso semo ala pari, dice una voce sotto, sfiorata dal cataclisma.
Mi giro ed eseguo quella caratteristica espansione dei tendini del collo che nel linguaggio universale stà per “ops”. Ampi sorrisi e levate di pollici.
-Come siamo buoni oggi, penso ripartendo.
Qualche minuto e sono in sosta da Carlo, senza fiato. Terrazza comoda, chiodi, cordinazzo, solo la moquette lascia un po’ a desiderare.
-Bel tirino, complimenti, dico cercando di fare il duro.
-Non hai avuto difficoltà? Ti sei divertito?
-Sissi, tranquillo... divertito molto, prosegue la finzione.
-Bhe, se permetti il prossimo lo tiro comunque io. Non vorrei che tu... ti divertissi troppo, dice lui mandando all’aria con un sorriso malvagio la scena di coraggio.
Restituzione del materiale, aggancio del secchiello e via. Dopo un poco convinto tentativo di salire dritto su’ placca verticale, il geniale capocordata si decide a seguire la logica e l’assennato consiglio del suo compagno e a traversare verso destra, per una fessura erbosa che taglia diagonalmente la placca meno ripida.
-Volevo aprire la variante belgo-venexiana, si giustifica con un mezzo sorriso.
-Scemo... scemo..., lo consolo gentilmente, sapendo che anche i migliori possono sbagliare e godendomi la rivincita di “quella volta sul Gaino” dove io mi arenai pietosamente e lui supero’ leggiadro la placca di secondo grado da me considerata inumana a salirsi.
Mentre il veneziano rampega, Baffo Primo rampica e giunge al mio fianco. Manata sulle spalle mie, urlaccio all’amico suo e barcarolo sulla sosta comunitaria. Recupero della corda loro, mezzo barcarolo sull’imbrago e nuovo urlaccio.
“Dimentichi niente?” chiedono i miei occhi.
“No, perchè?” risponde la sua smorfia stupita.
Sono attimi drammaticamente intensi, durante i quali la coscienza dell’eroe viene dilaniata trà l’umana volontà di farsi i fattacci propri e la sacrosanta esigenza di non avere la morte di Baffo Secondo con relativa disperazione di amici e parenti sulla coscienza. Prevale la seconda. Capace che se quello crepa io mi ritrovi con un casino di cartacce amministartive da firmare.
-Tieni quà un’attimo, ordino piazzando in mano al mio vicino la corda che dovrei tenere.
Prima che abbia il tempo di reagire afferro precipitevolissimevolmente il moschettone cui è assicurato l’altro e lo piazzo su’ uno dei chiodi, con un gesto che avrebbe potuto essere interpretato in molti, preoccupanti modi.
Con notevole, sfortunato tempismo Carlo sceglie quello stesso istante per avanzare a strattoni l’assurda pretesa di un metro di corda per passre un rinvio. Riprendo il comando del secchiello. Baffo scopre, raggiante quel nuovissimo modo di fare sicura che è il mezzo barcarolo sulla sosta.
-Cassio, ‘n zavevo mai pensado. Grassie.
-Niente, magari è piu’ sicuro cosi.
“Hai agito nel modo giusto!” borbotta la voce della coscienza nelle orecchie del neoeletto Salvatore dell’Umanità.
-Davideee, lascia un po’ di corda... porcaccia di quella...
“Bhe, quasi” aggiunge, maligna.
Passa un po’ di tempo e posso partire. Al menu’ belle placcone appoggiate che risalgo, tutto contento e veloce e bel diedrino che risalgo, tutto gioioso e lento. La roccia è già calda di sole. Arrampicare è un piacere. Su’ tutto il tiro, uniche protezioni un sassolino incastrato e un chiodo vecchio e storto. Chissà se Carlo è salito rilassato come me.
Lo trovo, come era logico presumere, in sosta. Il suo simpatico faccione esprime solo soddisfazione.
“Okay, non si è giocato qualche anno di vita per portarmi su’.” penso con sollievo.
-Bellino il dado naturale eh?
-Si, mi istruisce, pensa che un inglese (non so’ piu’ chi), quando era sul Petit Dru, (mi pare, correggi la pronuncia), non riusciva a salire e quindi ha preso a ficcare in una fessura tutti i sassi che trovava, finché ne incastra uno, ci lega una staffa e viene fuori dal passo rognoso.
-Alla faccia... ammazzali st’inglesi....
-Anche in Belgio hanno la loro brava reputazione?
-Si... tutto quello che they climb loro è per forza piu’ cool.
-Che vuoi... class is not water.
Breve momento contemplativo. Oltre le porte di Mordor, i verdi pascoli del Tonale coperti di cacche di mucca e piste da sci e le bianche cime del Cevedeale e compagnia bella, coperte di neve e ghiaccio ci salutano educatamente. I torrioni dei Monticelli e i ghiaioni della Conca non ci guardano neppure. Non salutano piu’ nessuno, loro, da quando migliaia di malcapitati bipedi in divisa hanno fatto sanguinosamente e inutilmente a cazzotti in giro per queste cime.
-Ti cucchi te il prossimo tiro? Chiede l’egregio Piovan mostrando con la testa il diedro che ci sovrasta.
-Perchè no?
Un po’di confusione per sistemare il cordino del martello in modo che non interferisca coi cordini corti che non devono creare problemi al fettuccione che non deve disturbare le cinghie dello zaino. Un’occhiata ai lacci delle scarpette. E via.
Tacchette, vene, fessure e ronchioni. Finchè piedi vanno mani tengono. Proverbio preferito dei risuolatori di scarpette cosciensciosi
“Ti và di fare il bravo oggi?” chiedo allo spirito del diedro.
“Oggi è sabato e mi sento buono. Guarda la fessurina a sinistra.” Risponde con voce un po’ roca.
Ci piazzo facilmente un dado che, ogni tanto capita, sembra assolutamente sicuro.
Un paio di metri in dulfer, tanto per ricordarmi come si fà. La fessurina verticale finisce li. Salgo dritto, tirando violentemente sulle mani. Come da copione iniziano a farmi male i polsi, le dita si chiudono da sole, le vene si gonfiano.
“Eh no, non potete fregarmi proprio adesso”.
“Se entro mezzo minuto non ci fai riposare un’attimo ti freghiamo, eccome.”.
Mi giro un’attimo. C’è, ci crederesti, un bel po’ di aria intorno a me.
“No, dice la cengia della sosta, interrogata con lo sguardo, mi dispiace ma non credo che potrei attutire il colpo”.
Stringo le chiappe, tiro fuori alcuni esempi della mia finezza letteraria, mi torturo acnora un po’ gli avambracci salendo dritto, a casaccio e mi ritrovo magicamente sul filo dello spigolo, fiero di essere passato, stupito dal nuovo mondo che mi appare davanti (rocce grigie, buco verticale, sassaia, salma di vedretta) e un po’ vergognoso per essermi messo a dialogare con un diedro e a far parlare le montagne, manco fossi Mauro Corona (modestamente...).
-Anche per stavolta non mi ammazzo, annuncio al mio fedele assicuratore.
-Mi fà piacere.
Trovo quà un chiodo, né parlante né sindacalizzato. Incredibile come la visione di un pezzo di metallo sperduto nel granito possa darti un’improvviso senso di sicurezza. Rinvio e proseguo sul filo, mugugnando trionfalmente le note di “Whiskey in the jar”. Amabile placca appoggiata con rassicurante e sacrilega placchetta luccicante. Ridente ed ameno pulpito aereo con sosta a prova di pirla e un pochino di neve tanto per poter dire che ce n’è.
-Carlo... molla tutto!
“Come fà una volgare espressione tecnica quale “molla tutto” contenere, trasudare tutto l’orgoglio del mondo?” si chiede un falco filosofo, planando sopra al Corno.
“Cosa mi viene a significare la tua domanda, maestro volatile?”.
“Per ora niente... goditi la via e non scassare”.
Carlo arriva. Ho diritto alla tradizionale pacca sulla spalla con ampio sorriso. Poi tocca di nuovo a lui. Si sciroppa con la classe abituale una quarantina di metri sul filo dello spigolo e mi recupera. Dalla fotogenica terrazza sulla quale ci troviamo ci grattiamo un momento il capo, facendo ampio scempio di pidocchiosi animaletti vari, cercando con gli occhi la via migliore.
-Stare sul filo pare umanamente fattibile, dice Carlo, vecchio ed esperto.
-Elementare, caro Watson, dico, giovane e deficente.
-Pero’ vedo che c’è una serie di chiodi su’ quel diedro, dice lui, acuto osservatore.
-Magari è una variante, dico, perspicace.
-Giusto, dice egli, sintetico.
-Da quà sembra bella, dico, speranzoso.
-Troppo bella per rinunciarvi, dice lui, gasato.
-Andiamo? Chiedo, costruttivo.
-Tocca a te andare da primo, mi ricorda lui, generosamente coniglio.
-Va bene, ma se il diedrozzo mi frega e devo tornare giu’ ti cito per danni morali, minaccio, previdente.
-Nonchè per la perdita di un rinvio, aggiunge, onesto.
-Prepara i tuoi avvocati, sfotto, spavaldo.
-Acchiappa la ferraglia e vai tranquillo, mi rassicura, protettivo.
-Ci vediamo in aula, saluto sganciando con un certo rimpianto l’autosicura.
La faccio breve, una volta tanto. Roccia rugosa, generosa. Una sequela di oscenità all’inizio, un divertimento assurdo alla fine. Quattro chiodi neanche troppo vecchi uno in fila all’altro. In cima al diedro cerco per un minuto buono uno spit intravisto dal basso e invisibile da mezzo metro di distanza. Della serie sono un’idiota. Sbucato in cresta, sosta su’ spuntone mastodontico, avendo esaurito la chincaglieria necessaria per continuare.
-Quartoppiu’, sentenzia Carlo raggiungendomi.
Alzo le braccia in segno di vittoria.
-Dammi i dadi che continuo subito, quà si stà scomodissimi.
Mi scavalca, mentre comprimo il naso contro quel plutonico amalgama di quarzo, feldsfato e diosàchealtro. Fà mezzo metro, la corda tira il mezzo barcarolo che, coerentemente con le principali leggi fisiche, sfila la fettuccia dallo spuntone. Il bastardo si gira e scoppia a ridere, trovando visibilemente molto comico il fatto di averci sradicato la sosta.
-Senti essere immonde e fituso, invece di sghignazzare come una foca ubriaca, ti sarei estremamente grato se ti degnassi di metterti comodo in modo da non sfracellarti mentre io ricompongo il nostro già di per sè rozzo sistema di sicurezza.
-Eh?
-Aspetta un’attimo e stà fermo, traduco per il povero veneto analfabeta.
Tramuto il mezzo barcarolo sulla sosta in secchiello sulla panza, come da migliore manualistica caiana, e agito il cranio per dargli il segnale della ripartenza. Si alza in piedi sul fatidico spuntone ed esegue poi con grazia un paio di passetti in aderenza sulla liscia placca che lo sovrasta.
-Paso doble, dice girandosi.
-Olé.
Il caballero riprte, rinvia...
-Ah si... esordisco.
-Dica, esimio.
-Se riesci a sostare prima possibile e magari su’ qualcosa che non si sfili in quel modo risparmiamo le mie già citate coronarie.
-Bon.
Venti metri dopo l’infame si ferma su’ un’altro spuntone. Meno rassicurante del precedente. Ma ormai siamo fuori: cento metri di conserva e possiamo finalmente liberare le dita dei piedi dalla morsa delle scarpette che le triturava.
In cima ci accoglie un cartello politicamente corretto che raccomanda agli amici della montagna saliti sino in cima con la ferrata per avere il diritto di cellulalare casa raccontando che “ziao a tuti zono a tremila e pasa e z’è un fredo dela madona” di riportare cortesemente a casa i propri rifiuti evitando cosi di disperderli nell’ambiente. Cartello sponsorizzato dalla Adamello Ski che, come è noto, ha sempre avuto cura di smontare cortesemente i propri skilift abbandonati e di non costruire con criterio cinofallico l’ennesima pista di discesa larga cinquanta metri attraverso i boschi pur di non deturpare l’ambiente.
In cima ci accoglie la grandiosa vista verso sud, i ghiacciai della Lobbia, del Mandrone e del Pisgana coperti da un velo di neve fresca che ne attenua un poco il consueto, desolato aspetto agostano da grattuggia di ghiaccio vivo. Si vede anche un po’ di mondo piu’ distante: Bernina, Cevedale...
Dopo qualche minuto scendiamo sfuggendo per un soffio a un attacco terroristico a base di buccia di banana abbandonata i pochi metri che ci separano dal bivacco, a ritrovare una caterva di fratelli e cugini e zii e padri che, saliti dalla normale, fagocitano panini a tutto spiano.



PS: Altre chicche....

GENDARME DI CASAMDRE

http://www.pontedilegnoturismo.it/estate/escursioni/scalate/scalate04.htm

CIMA PRESENA, CRESTA DEI SEGNI (cresta est)

http://www.pontedilegnoturismo.it/estate/escursioni/scalate/scalate01.htm

PALESTRA DI ROCCIA DEL PASSO PARADISO e vaghe allusioni ad altre vie

http://www.pontedilegnoturismo.it/estate/escursioni/scalate/scalate02.htm
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vaquerito



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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 10:09 am    Oggetto: Rispondi citando

Franz ha scritto:
Segnalo questo report del solito Simon che in Adamello ci va con scarpe da ginnastica Laughing

http://www2.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=3&id=260

Quando con Cordamolla ero lì per le Capre, avevamo addocchiato l'itinerario...
e scherzosamente, ricordo benissimo, gli avevo detto:

"Chissà se ci saranno altre vie su quella parete? Potremmo venire ed aprirne una...Tipo su quella bella placca inclinata..."


Pure noi domenica, mentre tribolavamo a cercare l'attacco dello Spigolo delle Capre, ci siamo chiesti se ci fossero altri itinerari, la parete indubbiamente si presta...

Comunque la pubblicità di on - ice funziona, dietro di noi sullo spigolo altre due cordate (che se ne dormivano beati nel sacco a pelo a 2000 m mentre noi, forzati della montagna, avanzavamo nel buio, che invidia Evil or Very Mad Evil or Very Mad )
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Franz
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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 10:16 am    Oggetto: Rispondi citando

Franz ha scritto:
misteradamello ha scritto:
Corno Miller cresta Sud-Ovest via Silicola-Tagliabue


http://alpinisme.camptocamp.com/gita12878.html


Segnalo gli ottimi report fotografici del Rob:

http://www.videoinquota.it/Blog/Blog/Indice_album_foto/Pagine/Corno_Miller_atto_primo.html

http://www.videoinquota.it/Blog/Blog/Indice_album_foto/Pagine/Corno_Miller_atto_secondo.html
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gimidar



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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 11:28 am    Oggetto: Rispondi citando

franz ha scritto
Citazione:
PALESTRA DI ROCCIA DEL PASSO PARADISO e vaghe allusioni ad altre vie



visto che ormai siamo in falesia.........palestra paradiso m2585

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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 12:38 pm    Oggetto: Rispondi citando

vaquerito ha scritto:
Pure noi domenica, mentre tribolavamo a cercare l'attacco dello Spigolo delle Capre, ci siamo chiesti se ci fossero altri itinerari, la parete indubbiamente si presta...


quindi siete andati anche voi per Capre.. Very Happy . come ti pare la via?
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MessaggioInviato: Gio Set 27, 2007 12:46 pm    Oggetto: Rispondi citando

Domonice ha scritto:

quindi siete andati anche voi per Capre.. Very Happy . come ti pare la via?



Veramente bella e... selvaggia Wink
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MessaggioInviato: Sab Set 29, 2007 11:19 pm    Oggetto: Re: Adamello: arrampicate classiche dimenticate... Rispondi citando

nikkor ha scritto:
Una che mi intrippa particolarmente e' la Sud di cima del Laghetto.


non lo dico troppo forte ma non sei il solo Wink
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