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M. Bianco - Sperone della Tournette
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Autore Messaggio
piki



Registrato: 05/03/08 08:09
Messaggi: 149

MessaggioInviato: Mar Set 01, 2009 7:22 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao, ti rispondo con piacere e così colgo l’occasione per inserire una descrizione della via.
Non ho capito bene dove vi siete impelagati, poiché il passaggio o a dx o sx per reperire lo sperone è piuttosto obbligato.

Avvicinamento al Quintino Sella.
Nonostante le voci che l’avvicinamento dal ghiacciaio non si fa più, in realtà si riesce a passare senza troppi problemi, ammesso di avere un po’ di dimestichezza con il ghiaccio ripido (utili 2 attrezzi a testa, noi ne avevamo tre in due) e viti da ghiaccio. Si sale il ghiacciaio al suo estremo sx (senso di salita) su una lingua di ghiaccio liscio e ripido (due tiri). Non salire, invece, il canalino tutto a sx delimitato dalle rocce, più facile ma molto esposto alla caduta di pietre e di ghiaccio. Si prosegue su una crestina ripida di ghiaccio e, superato un secondo tratto ripido, si raggiunge una zona del ghiacciaio via via sempre meno ripida ma sempre più tribolata. Nonostante le varie descrizioni e i consigli di chi c’è stato in passato indicassero di passare sui ripidi prati a sx, quando ci siamo stati noi era impossibile passare in questo punto per via del ritiro del ghiacciaio: c’era un muro di rocce tra ghiaccio e il terreno di ghiaia/erba vicino non colmato da neve (del tutto assente sul ghiacciaio, che si presentava completamente aperto). Quindi, si procede dritti in alto su terreno frastagliato ma non pericoloso, superando brevi muretti, intagli etc… Quando si vede finire il prato sulla sinistra, e oltre uno sperone roccioso compare un evidente nevaio, si comincia a cercare un varco verso sx. In questa zona (sopra i 1700 m) ci sono enormi crepacci a sx e un complicato terminale. Conviene salire ancora ed aggirare dall’alto grossi crepacci per trovare un facile varco ed accedere alla evidente pietraia. Da qui si va su fino in cresta e, stando un po’ in cresta e un po’ alla sua dx (radi ometti) si sale senza problemi fino al bivacco (noi abbiamo salito anche l’ultima torre seguendo sbiadissimi segni rossi).

Sperone.
Siamo partititi dopo le 3 di notte, convinti di poter raggiungere lo sperone alle prime luci dell’alba. Invece il ghiacciaio sopra il rifugio ha richiesto davvero molto tempo (abbiamo dovuto tirare diverse lunghezze a causa del ghiaccio vivo ripido con pietrisco). I crepacci c’erano (sulle relazioni si trova scritto: “ghiacciaio ripido molto screpacciato”) ma non sono stati un problema. Valicato il colle si scende facilmente al ghiacciaio che si traversa verso l’evidente sperone visibile in foto.



Il crepaccio terminale ai piedi dello sperone in realtà è un seracco, invalicabile a dx, che tende ad andare a morire a sx verso le rocce. In questo punto noi abbiamo trovato un muro verticale di alcuni metri con breve uscita strapiombante. Inoltre, per andare a raggiungere questo passaggio si è esposti al pericolo di caduta di ghiaccio. Le dimensioni, quando ci siamo sotto, sono ben più grandi di ciò che la foto lascia immaginare. Ci siamo arrangiati con tre piccozze facendo una sosta su neve subito sopra il passaggio e recuperando così il secondo che se l’è veduta con un solo attrezzo e si è aiutato alla meglio utilizzando le rocce a sx. In questo punto scarica tutto il nevaio soprastante, quindi siamo passati sotto una continua grandinata. Alternativamente, come segnato in foto, è possibile passare il crepaccio più a sx salendo un canalino, che noi, però, abbiamo giudicato troppo secco (senz’altro meglio passare di qua quando possibile o comunque a inizio stagione). Superato il seracco, si continua su neve ma non troppo a ridosso delle rocce (crepacci che sembrano feritoie ma in realtà sono caverne…). Circa 50 metri più in alto, si accede alle rocce che si salgono facilmente sino ad una crestina nevosa. Poi noi siamo stati sulla neve a dx e per roccette e neve/ghiaccio, ci siamo infilati in una specie di canale con molti tratti di misto franoso e delicato. Si raggiunge la cresta ad un intaglio e si prosegue su roccia sul grande sperone. Si risale tutto lo sperone senza grosse difficoltà (terreno malsicuro) superando brevi crestine nevose che obbligano all’uso continuo dei ramponi, fin quando lo sperone perde definizione sotto una cresta nevosa che sale verso dx (che dà l’impressione di essere l’uscita, in realtà c’è ancora molta strada….). Rimanendo tra rocce e neve si sale fino ad un colletto nevoso (è possibile anche salire un pendio nevoso verso l’alto e poi seguire la cresta verso dx se le condizioni lo permettono – attenzione però ad un grosso terminale ben nascosto). Si segue il filo della crestina nevosa piuttosto ripida fino alle rocce che si affrontano direttamente e poi si aggirano a dx seguendo un evidente percorso di canalini e risalti. Arrampicando sempre su roccia si esce in cresta (noi siamo usciti alle 16:00). In una ventina di minuti si è sulla vetta del Bianco, da cui in tre orette ai Cosmiques.

Saluti
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nano



Registrato: 29/06/08 12:20
Messaggi: 501
Residenza: triangolo lariano

MessaggioInviato: Mer Set 02, 2009 8:33 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao.

Grazie per la bella descrizione. Veramente una grande via avete percorso, vi faccio i miei complimenti.
Noi come cercavo di spiegare abbiamo mancato completamente lo sperone, non c'era un filo di luce e dopo aver percorso il crepacciatissimo pendio sopra il bivacco siamo arrivati alla confluenza con un altra lingua ghiacciata che arrivava da sinistra, bastava traversare e saremmo stati all'attacco, ma non si vedevano le rocce. Noi abbiamo scelto di seguire la lingua di ghiaccio e siamo saliti ancora per almeno 1 ora. Solo quando è tornata un pò di luce abbiamo capito di essere totalmente fuori via. In pratica eravamo a destra della punta Pfamm, più o meno all'altezza della cima( circa 4000 mt). Eravamo troppo stanchi per rimediare all'errore e abbiamo deciso a malincuore di ritornare. Abbiamo poi visto lo sperone mentre scendavamo al Sella, ma ormai era giorno pieno e salire sarebbe stato pericoloso.
Un altro errore lo abbiamo fatto cercando di scendere dal tormentato ghiacciaio del Bianco anzichè ritornare dalla più facile via del Gonnella, è andato tutto liscio fino alla parte bassa , dove abbiamo dovuto fare qualche doppia avventurosa sulle rocce per stare fuori dal ghiacciaio dove enormi pietre cadevano in continuazione. Ad un certo punto siamo stati obbligati a traversare sul ghiacciaio e quì come già ti avevo spiegato abbiamo vissuto dieci minuti di vero terrore traversando e scendendo tra proiettili enormi che ci sfioravano a velocità incredibile.

Ciao Nano
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