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MERANESI all’Ortles, ultima chiamata

 
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Autore Messaggio
Franz
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MessaggioInviato: Sab Nov 05, 2016 1:04 pm    Oggetto: MERANESI all’Ortles, ultima chiamata Rispondi citando

Ortles, via dei Meranesi, 1600m/PD+
Dal Rif.Borletti - - > Via normale dal Rif. Payer

[salita del 08-10-2016]

In verde la salita al Borletti. In viola la Meranesi, in arancio la normale in discesa e in blu il collegamento Payer - Borletti.
[Foto tratta da: http://gianca41.blogspot.it/2016_07_01_archive.html]
Era un progetto di tanti anni fa. Assolutamente era un progetto autunnale. Volevo assaporare questa bella montagna come la si può godere solo nei frizzanti mesi precedenti l’inverno, con quella solitudine cui le nostre montagne non ci abituano più in quelli estivi. La relativa facilità della via permetteva di affrontarla anche con della neve nuova, rendendola anzi un poco più pepata. Ma siamo sempre su un 3900 e le condizioni e il meteo cambiano in fretta catapultandoti in una realtà ben diversa da quella immaginabile col sole e il caldo. Avevo salito l’Ortles nel lontano 2004 con Carla, Paglia e Catena dalla Hintergrat e ricordavo la normale di discesa non banale. Mara, Albe e Anna avevano salito tutti la Meranerweg nella passata estate, mentre io ero impegnato o altrove.


Altra prospettiva. Bella!
[Foto tratta da: http://www.panoramio.com/photo/26291991]

Ghiotta occasione per combinare finalmente con MaPi una bella gita. Tra l’altro, le previste nevicate forse ne precluderebbero la salita nelle prossime settimane, obbligando ad una attesa lunga un anno… Carpe diem! Chiamato il rifugista del Borletti ci dice che il rifugio non ha un locale invernale, ma l’ha lasciato completamente aperto per escursionisti autunnali (stento a crederci), ma ci mette in guardia dalle condizioni non estive più impegnative e delicate. Siamo fiduciosi e dopo una iniziale indecisione per il meteo decidiamo di partire: previsto un breve passaggio perturbato nel pomeriggio sera di sabato, inizialmente con velature alte, secondo Meteoblue a partire dalle 13. Arriviamo al rifugio alle 22:30 di venerdì dopo il lavoro. La serata è nuvolosa, ma presto spunta la luna ed una magnifica stellata. Il rifugio è veramente completamente a nostra disposizione. Ceniamo e veloci in branda. Dopo un po’ di incertezza sull’orario di partenza, non siamo in estate e il chiaro arriva tardi, decidiamo di partire comunque presto. Stellata spaziale, con ben visibile la Via Lattea e diverse stelle cadenti: magic! In breve siamo già con le mani sulla roccia alla luce delle frontali: passaggi non difficili, ma esposti. Si procede con attenzione. Arrivati ad un secondo tratto con una corda fissa, tolgo la corda per qualche tratto innevato delicato, prima di raggiungere il cavo. Alla targa in marmo che sta alla base della parete del Corno di Plaies siamo abbastanza in orario sulla tabella di marcia, nonostante ghiaccio e neve ci abbiamo leggermente rallentato. Anche qui, nel tratto più ripido della salita, bisogna porre attenzione alla neve, ma si procede spediti. Una traccia non troppo vecchia (max 3gg) ci aiuta non poco, soprattutto per l’arrivo in vetta al Corno sfruttando peste indurite. Il panorama sulla Thurwieser e il gruppo del Madaccio è splendido. Dietro di noi la Val Trafoi fino a Resia è coperta da un suggestivo mare di nubi. Il cielo è sereno. I colori pastello, tipici autunnali, rendono l’atmosfera quasi surreale: siamo in un quadro, unici soggetti protagonisti in questa opera d’arte. Siamo ora di fronte al risalto finale, quello chiave una volta (V), superabile agevolmente con una scaletta di metallo dopo la riattrezzatura del 2004. Cambio assetto e risaliamo i ghiaioni fino all’attacco del ghiacciaio a 3400 metri. Sono le 12, considerando soste e neve, siamo in linea con le salite estive dei soci. Bene! Attorno si stanno addensando nubi, ma siamo ancora sotto l’azzurro e al sole. Ora non ci resta che la galoppata del ghiacciaio, ma la traccia ci sarà d’aiuto. Non faccio in tempo a dirlo (!) che la traccia sparisce sopra il primo dosso, probabilmente cancellata dal vento. Ad ogni passo sprofondo fino al polpaccio, a volte il ginocchio, con anche una fastidiosa crosta. Bene. Comincio a non divertirmi più. La linea da seguire però è abbastanza intuitiva qui, ma in alto ci sarà da stare attenti per superare una balza ripida, con dei piccoli seracchi. Guardo l’ora e sono le 13, non faccio tempo a dirlo (!) che siamo immersi nelle nebbie. E ora? Non si vede nulla. Whiteout totale. Procedo molto a naso, rallentando il passo, già di per sé faticoso. Siamo sotto la bastionata: una schiarita propizia (sopra c’è ancora il sole che beffardo gioca a nascondino con le nebbie) fa intuire una possibile linea corretta. Ci muoviamo sempre su pendenza non alta, max 50°, ma guardinghi tra piccoli dossi di ghiaccio. Per superare un crepaccio di posizione incerta piazzo una vite. Sopra un enorme crepaccio è invece ben intuibile e aggirabile con ampio semicerchio. Siamo di nuovo su un plateau omogeneo, ma senza riferimenti. Aiuto. Stop forzato. Mangiamo qualcosa. La seconda propizia schiarita ci permette di vedere dove prosegue la montagna (!) e la direzione da prendere per dirigerci verso la normale. Normale che intersechiamo così poco dopo, per fortuna ben tracciata, in un punto veramente originale. Chi passato prima in quel punto ha fatto pipì disegnando sulla neve un cuore: ci si apre proprio il cuore quando troviamo la traccia e quel segno del destino. Sono le 15. Comincia anche a nevischiare (decisamente in anticipo). Guardo MaPi. In questo “nulla visivo” andare in cima (anche se mancano solo 100 metri) non ha molto senso e la discesa è ancora lunga. Concorda anche lei nella mia decisione. Giù. Più scendiamo più la visibilità aumenta. Aggirato lo sperone del Bivacco Lombardi tocchiamo la roccia. Con movimenti calibrati e ponderati ci muoviamo coi ramponi su passaggi esposti, ma facili e sempre ben proteggibili. Forse troppo lentamente, ma la neve inevitabilmente ci rallenta. Praticamente alla fine delle difficoltà, ormai al buio, un traccia evidente e dei segni di passaggio ci portano, dopo qualche tentennamento, troppo in basso sul versante di Trafoi. Una traversata esposta e su roccia non sanissima ci riporta sulla retta via, ormai sentiero a mezza costa che porta al Rifugio Payer. Quando vediamo i piumoni del locale invernale (casupola separata dal rifugio, attualmente indicata come inagibile, per delle crepe nelle pareti!!!) ci fiondiamo dentro senza pensarci due volte. L’indomani scendiamo tranquillamente per il bel sentiero panoramico, a tratti ripido, e in 1h50 siamo al Borletti, dove, riassettate le nostre cose, scendiamo a valle.

Gran bel giro di soddisfazione. Via certamente non difficile, ma in questo periodo, soli a contatto con la montagna, il meteo ballerino, la neve e il ghiaccio, il freddo,...molto più interessante. Un doveroso “brava” a MaPi che, nonostante fosse forse la prima gita così lunga in ambiente, così “fuori stagione”, così “perturbata”, così in condizioni “autunno-invernali” ha tenuto botta alla grande, senza mai perdere verve ed entusiasmo.

Il report di MaPi qui:

Tutte le foto all’ album su FB

E altre qui:


























































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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Sab Nov 05, 2016 9:38 pm    Oggetto: Rispondi citando

Per bilanciare i complimenti che arriveranno e perché sono bastardo dentro Cool (più che fuori) dico BHUUUUU che brutto posto Laughing Laughing , se ci vediamo il 19 ti tiro una palla di neve (spero Rolling Eyes ) ciao Toni
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Alpe



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MessaggioInviato: Dom Nov 06, 2016 6:44 pm    Oggetto: Rispondi citando

pare proprio una bella, valida e meritevole alternativa alla Hintergrat.
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