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   Pandino lecco 98, 18/06/2006
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Onicer  oscarrampica
Regione  Lombardia
Partenza  pandino  (0 m)
Quota massima  0 m
Dislivello  70 m
Sviluppo  70 km
Tipologia  XC - Cross Country
Difficoltà  II / S1 ( S1 )
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni Salita  Ottime
Condizioni Discesa  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento La passione per l’avventura e una comune pazzia di fondo mi fa entrare in contatto con Flippo. Siamo cresciuti nello stesso paese ma in compagnie e mondi differenti e i contatti praticamente nulli, poi forse complice l’amicizia con la sorella con cui condividevo frequentemente il viaggio verso milano ai tempi delle scuole, scatta la scintilla. Che diventerà poi incendio quando esploderà la passione comune per l’alpinismo e l’arrampicata. Ma tempo al tempo. Appassionato di bici mi coinvolge nell’idea di fare il percorso che fiancheggiando l’Adda, parte da Cassano e raggiunge Lecco. Copriamo su strada i 15 km che ci dividono da Cassano. Fatico a tenere la ruota di Filippo, ciclista su strada abitudinario e confido che andrà meglio poi sullo sterrato. Da Cassano impostiamo la rotta verso nord. Costeggiando la riva ovest del fiume iniziamo una lenta e dolce risalita (il terreno è un falsopiano mai troppo impegnativo). L’Adda appena raggiunto appare subito nella sua bellezza seduttrice scorrendo verde e placido nel verde. Non sembra il fiume un poco smorto che siamo abituati a vedere in piena pianura. Passiamo per Crespi d’Adda, antico villaggio operaio (vi sorgeva una fabbrica tessile) oggi tutelata dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità e proseguiamo poi verso Trezzo d’Adda, passando accanto a delle vere e proprie falesie di conglomerato che riscopriremo qualche anno dopo per il free climbing. Anche qua alcune pozze invitano a tuffi fuori stagione ma li sogniamo passandoci accanto veloci. Il sottobosco è veramente bello e sembra di essere in montagna, il sentiero veramente ben tracciato. Pedalare veloci è un piacere che rende dolce la fatica. A Cornate d’Adda ammiriamo gli insediamenti di età romana. Entriamo quindi nel territorio della Provincia di Lecco e restiamo in contemplazione del celeberrimo ponte di Paderno d’Adda (che sovrasta il fiume a 85 metri d’altezza dalle acque, un prodigio dell’ingegneria costruito tra il 1887 e il 1889), circondati dai boschi rigogliosi che abbracciano le placide acque dell’Adda. Fascino vero, come quello che caratterizza il borgo di Imbersago. Dove un traghetto – pare progettato da Leonardo stesso, continua a fare la spola fra le due sponde (lecchese e bergamasca). Risalendo in direzione di Lecco, all’altezza di Calolziocorte si attraversa il fiume grazie a un ponte in legno. Ci troviamo ora ai piedi del Monte Resegone, un vero simbolo tanto della città di Alessandro Manzoni quanto del suo più famoso romanzo, i Promessi Sposi. Ad accoglierci il Monastero del Lavello. Continuando sulla ciclovia, che qui diventa in cemento, costeggiamo il Lago di Garlate, bacino non grande ma sicuramente di gran fascino, specie all’imbrunire, quando la luce del sole che s’adagia al di là delle montagne che abbracciano Lecco sembra dipingere un quadro impressionista. Proseguendo sulla ciclovia, oltrepassato il centro sportivo Albione, si varca la soglia della città di Lecco,giungendo nel rione di Pescarenico, antico borgo di pescatori. Piazza d’Era a Pescarenico, spicchio tranquillo con splendido affaccio sull’Adda, che qui si prepara a mischiare le sue acque con il Lario , è il nostro punto d’arrivo, dove sostiamo raccogliendo al sole le energie per ritrovar forza e voglia di tornare. Invertita la rotta ed essendo stati giudiziosi all’andata, decidiamo di risalire le impalcature in ferro del ponte di Paderno,arrivando al suo culmine e lì aspettando tra brividi e sinistri tremori il passaggio del treno. Poi controllando di non farci beccare scendiamo e andiamo a recuperare le nostre bici nascoste nella macchia. Tornando mentre il sudore mi riempe gli occhi nel tentativo di resistere al ritmo impressionante di Filippo che mi chiama Tchmil(ciclista ex sovietico di punta di quegli anni), notiamo delle persone in riva e fermandoci ad osservare incuriositi cominciamo a sgranare la vista quando ci accorgiamo che è una trupe di fotografi intenti ad immortalare una bellissima ragazza coperta solo da un velo. Mi devo sposare fra poco e la uso come scusa per ripartire e impedire ai muscoli di raffreddarsi. Filippo non me la perdona e mi insegue scherzando su quello che ci stiamo perdendo. Poco dopo, a distanza di sicurezza perché il socio non mi induca a tornare, insceniamo anche noi un set hard e ci fotografiamo nudi con le bici,coperti solo da foglie. Foto troppo osè per un sito di montagna… Foto1 io e l'Adda Foto 2 io sopra al ponte
Foto 3 Fil e la sua bici
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