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Monte Sodadura e Cima di Piazzo, 30/07/2017 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Regione | Lombardia |
Partenza | Culmine San Pietro (LC) (1234 m) |
Quota massima | 2057 m |
Dislivello | 980 m |
Sviluppo | 25 km |
Tipologia | AM - All Mountain |
Difficoltà | II / S1 ( S1+ ) |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni Salita | Discrete |
Condizioni Discesa | Buone |
Valutazione itinerario | Discreto |
Commento | Da diverso tempo mi stuzzicava l’idea di cimentarmi nel mondo delle escursioni in Mountain Bike. Ogni volta che vedevo qualcuno in sella a una bici calcare strade e sentieri di montagna, pensavo che prima o poi mi sarebbe piaciuto quantomeno provare. Così, mi sono deciso a fare il passo, mettendo in pratica il desiderio acquistando tutto il necessario rigorosamente in modalità entry level/low cost.
Come “battesimo” delle salite a due ruote ho scelto di salire al Rifugio Nicola, sopra i Piani di Artavaggio, partendo dal Culmine San Pietro. Ho sempre saputo che quando sarebbe arrivato il momento della prima, non avrei avuto dubbi su dove andare. Preparatomi di tutto punto con la tipica lentezza di chi si sta affacciando a una nuova disciplina, mi avvio sulla strada sterrata che porta ai Piani di Artavaggio. Mancando da tanto tempo dal mondo delle due ruote in generale e complice quindi una discreta mancanza di “gamba”, la salita mi spezza letteralmente fiato e andatura, nonostante abbia già una discreta forma fisica derivante dalla pratica regolare di altri sport. Con il tempo ho imparato che capita sempre così quando ci si tuffa in un’attività fisica diversa dal proprio consueto, quindi sono già psicologicamente preparato all’idea che sarà tutt’altro che una passeggiata e che le soste abbonderanno. Nonostante le difficoltà, arrivo più velocemente di quanto potessi immaginare ai Piani di Artavaggio. Ma ora arriva il “bello”. Da qui in avanti, la strada che conduce al Rifugio Nicola diventa decisamente più ripida in diversi punti, su terreno sempre sconnesso. Tradotto: dove le pendenze si fanno importanti scendo dal mezzo e lo conduco a mano. Alternando una difficoltosa pedalata al portage, arrivo al Rifugio tutto sommato abbastanza rapidamente. La mia escursione non finisce però qui, perché svestiti temporaneamente i panni del ciclista novellino torno in quelli classici dell’escursionista e mi dirigo verso il Monte Sodadura, con un’inedita sensazione marmorea nei quadricipiti che rende ogni passo più pesante del solito. Salita e scesa la cima, decido che per oggi non è tutto e vista la relativa vicinanza della Cima di Piazzo, peraltro mai salita da me, compio un ultimo breve sforzo per andarmi a prendere anche la seconda vetta di giornata. Ormai decisamente appagato, torno al Rifugio Nicola per recuperare la bicicletta e affrontare un anch’essa inedita discesa su due ruote. Non conoscendo affatto il mezzo che sto manovrando, non avendo mai avuto a che fare con una forcella ammortizzata, ma soprattutto complice la ripidezza degli iniziali tratti di discesa, sulle prime vivo qualche momento di relativo panico e in un paio di circostanze sono anche sul punto di finire per saggiare il terreno. Ma per fortuna ciò non capita e superato il primo impaccio iniziale, prendo gradualmente confidenza con il mezzo e il terreno infido. La preoccupazione si trasforma velocemente in confidenza e posso così assaporare il piacere di una discesa relativamente comoda e rilassante, senza mai abbassare però l’attenzione. Tornato al Culmine San Pietro la stanchezza si fa sentire, ma come prima volta sulle due ruote in montagna posso ritenermi soddisfatto! Foto 1: dalla vetta del Sodadura Foto 2: vista verso il Sodadura durante la salita al Cima di Piazzo Foto 3: visuale sulla zona dei Rifugi |
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