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   Pizzo Biorco In...vernale, 05/11/2023
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Agneda  (1200 m)
Quota attacco  2500 m
Quota arrivo  2750 m
Dislivello della via  250 m
Difficoltà  PD ( pendenza 50° / II in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  manbretti
Attrezzatura consigliata  picca e ramponi, corda e materiale da assicurazione
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Da tempo propongo a Zeno la traverasata integrale delle creste che partendo dalla valtellina proseguono fino al Redorta. Fino al Rodes, ci sono arrivato con Billy, ora rimane la parte più tosta. Alla fine non riusciamo mai a trovare i due giorni di tempo libero necessari e gli impegni universitari prima della partenza per la Bolivia, lo costringono ad avere un solo giorno libero: l’1 Novembre 2023. Incredibilmente in mezzo ad una settimana che ha funestato l’Italia con maltempo continuo, a noi viene regalata una mattina di sole. Sveglia alle 3 e ritrovo a lecco per le 4.30 dove salgo sulla sua 4x4 perché lui vuol provare a salire fino alla diga in auto. Chiaccheriamo tanto durante il viaggio, delle nostre vite ,di fede e del suo progetto Bolivia che lo terrà impegnato per un anno. Salendo verso Agneda, ci sorprende una fugace e sorprendente visione del Disgrazia che ci ricorda l’Alpamayo. Passiamo da Agneda dove salutiamo le sentinelle sempre presenti alla testata della valle (Medasc, Soliva e Cavrin Est, già in vesti quasi invernali) e decidiamo di rischiarla (per salire oltre in auto, ci vorrebbe il permessino..) su per gli stretti tornanti della carrareccia comunque cementata. Parcheggiamo prima della galleria e dopo una splendida immagine del disgrazia che fa colazione col sole del mattino che ne riscalda le fredde nevi, saliamo alla Diga di Scais (q.1500, h 7.30) dove siamo sorpresi dal color liquirizia dell’acqua del lago. Il sole brilla lontano sulla cresta del Pizzo del salto che chiude con la sua bella parete triangolare il bacino a meridione. Passiamo le Case di Scais e saliamo vs l’Alpe di Caronno dove i bei prati innevati posano sul tappeto di larici ancor colorati che fa da sfondo e a sua volta accende i riflettori sulla testata della valle dominata dai colossi imbiancati. Entriamo nel bosco dove fatichiamo a seguire il sentiero deviando troppo a dx e distratti dallo stupendo entrare in scena di larici d’oro intenso che accentuano la loro diversità dal biancor che ne copre le radici. Sembran fiamme accese per scaldare il bosco ormai nella morsa della neve. Usciamo dal bosco sul pianoro che anticipa la bella capanna dal tetto rosso e i colossi sono ancora fermi dall’ultima volta. Imponenti, eterni aspettano il viandante per donargli le loro ferme certezze. Scotes,Caronno,Porola, Scais, Brunone e Medasc ti avvolgono nel silenzio del loro anfiteatro magico. Entriamo nell’invernale del Mambretti (q.2000, h 9.15 ) e Zeno che si lamentava della fame, ha quasi uno svarione. Con un colpo di teatro estraggo il termos del tè caldo e il socio si riprende clamorosamente. Dentro è umido e freddo e allora il sole sorge oltre la cresta del Brunone e ci viene a salutare e riscaldare. Facciamo colazione con pane crecker cioccolato e caramelle. Mezz’oretta più tardi usciamo sotto un timido sole e cominciamo a risalire i prati innevati dietro la capanna in direzione del vallo a sx del Dosso degli Uomini sulle tracce di stambecchi cercando i passi meno scivolosi. Lo Scais circondato dalla sua vedretta e quella di Porola è magnetico e si alza sempre più sul Brunone che lo superava per via della prospettiva. Continuiamo a parlare di argomenti seri col fiato che manca per lo sforzo (soprattutto a me perché lui si è ripreso) e costringe a soste forzate per finire il discorso. Sembriamo in gita. Raggiunto un primo dosso Zeno mi segnala a nord il sasso Manduino che abbiamo scalato lo scorso agosto con Lidvee e poi il Ligoncio. Saliamo ancora, Zeno e batte traccia nella neve che si alza di spessore, i giganti si avvicinano e scatto belle foto sul tratto chiave della traversata che è rappresentato dalla cresta SE dello Scotes con i suoi molti pinnacoli. Alle 11.15 sbuchiamo nel vallone detritico sotto le pareti del Biorco verso cui dovremo puntare per poi deviare vs dx. Mezz’ora dopo due provvidenziali ometti ci aiutano a capire il punto di svolta nel biancore salito ormai a 10 cm. Dietro il crinale che dovremo superare, salutano le Punte Gemelle e l’innominata. Poi una ripida impennata con la neve che arriva a 30 cm, e mi mette qualche dubbio sulla possibilità di tirar fuori i ramponi dagli zaini ( ..e dire che io non ero convinto di portarli…) ci porta poco sopra la conca che ospita i due gelati laghetti del Biorco(q.2500, h 12.30), dove scendiamo su un tratto di greto sgombro di neve per mangiucchiare qualcosa e mettere le punte sotto agli scarponi. Ci attende la risalita del canalone che porta al Passo Biorco Falso od orientale. Il Biorco gli sta a sx e dall’altra parte sorvegliano le acque le Punte Gemelle e l’Innominata. Iniziamo la risalita poco prima delle e 13 e un quarto d’ora dopo appare la magic line della cresta con il Pizzo degli Uomini e il gigantesco Scotes che tornano finalmente a mostrarsi: imponenti e spaventosi, smaltati di bianco e ghiaccio sotto un cielo diventato grigio ed opprimente. Poco dopo su pendenze di circa 40° e mezzo metro di neve, raggiungiamo il Passo (q.2700, h 13.20) a guardar dall’alto il Lago Reguzzo e il bel Rifugio Donati già addormentato sotto la coltre nevosa. Nevica, si è alzato un forte vento e sono un poco indeciso: Zeno guarda la cresta rotta che ci attende e dice che non è difficile. Scatto qualche foto e parto affrontando le prime roccette di misto con passaggi di I° grado un poco esposti sul versante Valtellinese. Mi fermo davanti ad un passo banale…ma se mi partono i piedi mi ritrovano al Donati… Zeno risolve mettendosi cavalcioni alla cresta, manovra che prontamente imito. Poi un traversino esposto invece sull’altro lato con la neve fresca che non oppone resistenza e cede sotto la pressione dello scarpone: fortuna che un poco il rampone morde l’erba sottostante! Mi muovo guardingo ma avanzo e dopo qualche altro passaggio un poco aereo guadagniamo la prima cima del pizzo Biorco (q.2750, h 13.50). Ci abbracciamo e poi guardando nella bufera verso l’altra cima, non ci prende propriamente l’entusiasmo per raggiungerla. Anche Zeno si accontenterebbe e allora mi sorge il dubbio che forse è quella la più alta (in realtà è leggermente più bassa.). Nebbia e tormenta ci impediscono una corretta e serena valutazione. La visione ancora possibile della grande cresta vs lo Scotes, con questo clima è impressionante.. sembriamo su una cresta del Gasherbrum. Scotes e Pizzo degli Uomini hanno un aspetto veramente minaccioso. Qualche attimo dopo buttando l’occhio oltre il culmine, suggerisco a Zeno di provarci non seguendo la cresta che sembra molto esposta (passo di III°) ma scendendo per un semplice dosso nevoso che ci porterebbe al centro della parete per risalire poi sull’altra cima attraverso un altro canaletto nevoso. Si va. Scendo il pendio e poi Zeno attacca la paretina innevata ma gli pare troppo erta e allora gli dico che da dove son io in cresta ci arriviamo. Salgo pochi metri nella neve e arrivato a delle placche intervallate da piccoli gradini gli dico se non conviene provare di qua. Salgo con un poco di timore perché scivolare qua sarebbe troppo pericoloso e con un poco di fatica mi isso su una cengetta piena di neve e larga come gli scarponi. Davanti un muretto verticale e roccia friabile con un sasso grosso ma mobile. Decidiamo entrambi per la corda e Zeno ci assicura con il bulino e un anello attorno al masso mobile..ma non c’è altro. Zeno non è convinto, scenderebbe anche e il suo timore mi preoccupa perché non l’ ho mai visto teso in montagna. Io dopo che ci siamo assicurati guardo sotto i miei piedi più tranquillo e inizio a ripulire dalla neve le due roccette alla mia sinistra. Terminato per bene lo spazzolamento e constatane l’apparente solidità gli chiedo se posso fare un passo per Andare a guardare oltre. Mi alzo sicuro e l’occhiata dall’altra parte della cresta è rassicurante..ci manca davvero poco e sembra abbastanza semplice. Procedo quei pochi metri che la corda da 30 metri doppiata permette e poi faccio sosta su uno spuntone. Arriva Zeno che mi supera e proseguiamo in conserva fino alla cima dove ci abbracciamo nuovamente un ‘ora dopo esser saliti sulla prima punta. Nebbia e tormenta impediscono quasi totalmente la visibilità ma ormai ci siamo abituati e rassegnati a queste condizioni. Oltre la cresta precipita sul Passo Biorco ma anche la vista verso la cima principale non è molto rassicurante. Ma come mi capita quando sono tranquillo, fotografo gli ultimi quasi indecifrabili passaggi della nostra salita che in conserva ripercorro poco dopo. Che dire? Ambiente grandioso e pauroso. Arrivati allo spuntone mi riassicuro e recupero Zeno che decide di calarsi per evitare il tratto dei gradini e del masso instabile. Io scendo assicurato da lui e poi fotografo la sua doppia nella tormenta sempre più forte e la paretina affrontata precedentemente che mi sta ora proprio sopra e che calandoci abbiamo evitato. Mentre Zeno recupera la corda io seguo le già poco visibili tracce che la tormenta cancella e riguadagno il passo (h 15.30) con zeno che da dietro mi regala qualche bella foto del mio arrivo. Ci complimentiamo nuovamente..ora è veramente fatta..sembriamo reduci da una missione al Polo Nord con barbe e ciglia imbiancate e tanta soddisfazione che scioglie la neve che si appiccica sui nostri volti sorridenti. Ci buttiamo a grandi salti giù per la morbida ed accogliente neve del canalone e poco dopo siamo già ai laghetti pronti per la lunga traversata vs la Mambretti. Fatichiamo un poco sui ripidi e scivolosi prati sopra la capanna che percorriamo a caso per zone un poco troppo ripide ma poi alle 17 appare il tetto rosso ed entriamo nell’invernale per ripararci un poco dalla nevicata. Facciamo merenda con calma sbattendo sul tavolo tutti i nostri rimasugli e ci liberiamo finalmente dei ramponi. Quando usciamo mezz’ora dopo è già ormai sera e il fascio della frontale illumina le mura della capanna mettendo un poco di colore nel blu grigio ormai dominante. I giganti ancora un poco visibili salutano con gli occhi già socchiusi e sembrano un poco tristi di esser abbandonati alla loro solitudine…torneremo…torneremo…l’anno prossimo ma torneremo! Scendiamo tra neve fina e pioggerellina, la casa dei guardiani illuminata sembra incendiata e arriviamo alla sfilata delle luci della diga di scais che rompono il nostro isolamento irrompendo nella notte ormai padrona. Svoltiamo sotto la diga e poco prima delle 19 siamo all’auto…senza multaaaaa. Ci togliamo gli abiti fradici e poi col riscaldamento a manetta iniziamo a scendere..fra un discorso e l’altro l’insegna luminosa di una pizzeria stuzzica il nostro appetito che soddisfiamo nel curioso locale demodè della Pizzeria Legnone a Colico, perfettamente adatto ai nostri personaggi. Pizza ottima e poi a lecco ci salutiamo..buon viaggio Zeno. Grazie per l’incontro e tutti i momenti passati insieme…e per quelli che verranno. F1 io in traverso e la grande cresta F2 dalla cima seconda alla principale F3 Zeno si cala nella tormenta


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