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   Bocchetta meridionale di Porola, 16/05/2022
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Agneda  (1250 m)
Quota attacco  2400 m
Quota arrivo  2890 m
Dislivello della via  500 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 50° )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  Masmbretti
Attrezzatura consigliata  ramponi e picozza
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Venerdì 13 maggio 2022 torno per finire l’opera iniziata un mese fa e che mi aveva visto vedere solo da lontano la Bocchetta Meridionale di Porola che allora chiamavo solo “la breccia” perché non sapevo che avesse un nome. Riesco con Dani che è fuori a far addormentare Gregghi e allora lascio i figli a vegliare sul suo sonno tranquillo e alle 21.30 abbandono i doveri domestici e mi lancio nei colri della sera che sfumano verso la valtellina dopo aver caricato in macchina anche la tendina single che ho l’intenzione di montare sui rigogliosi prati della piana di Agneda. Complici alcuni giri a vuoto per lavori in corso sulla statale 36 che collega Lecco alla valle orizzontale d’Italia, arrivo che è quasi l’una e non ho voglia di stare a montare la tendina e mi allungo sui sedili posteriori della Peugeot che tanto non dormirò a lungo e punto la sveglia per le 5.. Quando i crampi mi costringono ad allungare le gambe e sto per uscire per allungarmi un poco vedo che sono le 4.30 e allora decido di alzarmi. Così dieci minuti dopo l’ora fissata per la sveglia sono già in partenza a fissare gli occhi sulle luccicanti nevi che riflettono i pallori lunari sulle pareti del Medasc e della Cima Soliva. Si vede subito ai primi chiari che c’è meno neve perché l’altra volta la trovammo già subito sui primi tornanti. Le luci artificiali illuminano il poderoso muro della Diga di scais e abbandonando la sterrata e per tratto nel bosco, la raggiungo alle 5.45 col lago che non è più bianco ma verde. Passeggio sulle rive raggiungendo le Case di Scais e riprendendo a salire nel bosco fini all’ameno piano di Caronno(q.1600, h 6) con le stesse variazioni cromatiche del lago e il profilo acuto e dominante della guglia del Medasc sud. Ora il prato verde sgombro di neve lascia intravedere i segni sui sassi e il sentiero che vira verso sinistra salendo ai margini del bosco ed evitandomi le peripezie della volta precedente. Così alle 7 meno dieci sono già alla Capanna Mambretti(q.2000) per la prima pausa di giornata e una breve colazione. Anche se ormai conosciuto, il panorama è sempre meraviglioso e lo scorro dallo Scotes,alle Cime di caronno, a quella del Lupo passando per il Porola e il grande avancorpo dello Scais e a finire nel regno delle molteplici e indecifrabili cime del Brunone e satelliti vari. Mi avvio poco dopo sul sentierino in discesa che s’avvia in traverso con le indicazioni vs il passo della Scaletta fino a quando questo devia ad angolo a destra scartando il Brunone e proseguo nella morena passando sotto le sue creste illuminate dal sole e proseguendo sulla morena in leggera salita ed evitando i tratti nevosi in cui si sprofonda. Colgo una bella immagine della cresta dello Scotes che scende verso le cime di Caronno con qualche torre e che un giorno mi piacerebbe percorrere. Intanto circumnavigo la zona nevosa camminando scomodamente sui detriti ma evitando così penosi sfondamenti. Ora( sono le 8.30) devo per forza affrontare il piano nevoso per cominciare a dirigermi verso destra ed affrontare il pendio che sale verso il fronte della Vedretta. Punto il sasso emergente e piatto dove l’altra volta ci fermammo a calzare i ramponi e con qualche sfondamento lo raggiungo e poi proseguo ancora penosamente verso una zona svalangata che pensavo di trovare più solida. Traversata quella sono praticamente all’inizio del tratto ripido della Vedretta che affronto su neve solo a tratti portante. Mezz’ora dopo sono in vista dell’ultimo tratto prima del piano e riprendo un poco d’entusiasmo ma proprio dove pensavo di trovare la neve più dura, inizio a tratti a sprofondare e a penare. Il sole sta arrivando oltrte la quinta rocciosa a sinistra e m’investe proprio poco prima degli sforzi finali che mi permettono di arrivare al grande piamo alle 10. Sono stanco ma anche felice perché al massimo potrò impiegarci un paio d’ore a raggiungere la breccia e quindi ho tutto il tempo che voglio. Mi siedo sullo zaino a riprendere energie e guardo l’immenso e immacolato pianoro bianco che anticipa la mia bocchetta magica. Dopo un quarto d’ora riprendo a camminare e sorprendentemente la neve regge..cammino come sulle uova per non sprofondare e ogni passo mi avvicina alla meta..poi comincio a sprofondare a tratti ma ormai sono quasi a metà del bacino. Guardo la scogliera di Scais, da qui indefinita..non riesco neanche a capire se la Punta si veda. Dall’altra parte invece il Pizzo degli Uomini,la piramide del Pizzo Scotes e la sua lunga cresta che si confonde con le soprastanti Cime di Caronno e poi la Bocch. Sett. di Porola che la divide dalla Cima del Lupo. Mamma mia come sono vicino..ora vedo bene la Bocchetta e capisco anche che non è inclinata come sembrava da lontano! Arrivo a pochi passi e una sorta di pianoro precede il tratto più ripido. Mi levo lo zaino..ramponi e picche sono rimaste nello zaino e levo le seconde più per usarle che perché servano realmente: la pendenza è sui 50° ma la neve sfondosissima ed entro fino alla vita. Alle 11.15 valico la bianca cornicetta formatasi sul bordo della Bocchetta Meridionale di porola(m 2890) e guardo dall’altra parte il canale innominato sprofondare nevoso negli abissi sul versante di Coca. Faccio foto e selfie alla verticalissima parete del Porola e all’apparentemente più accessibile Cresta Nord che scende dalle altezze dello Scais. Dalla breccia nelle nubi in versante Coca, si vede la cima del Cimone e il bacino di Coca in cui forse s’intravede il laghetto ghiacciato. Poi ritorno a valle felice di aver trovato talvolta neve portante perché altrimenti non ce l’avrei fatta. La discesa, ad iniziare dal bacino è un incubo perché il sole ha trasformato la coltre nevosa in una sorta di granita sciolta in cui sprofondo e da cui faccio fatica a liberarmi perché smossa dai miei passi si rapprende poi attorno ai miei arti e li imprigiona. Più volte faccio fatica a liberarmi. Situazione paradossale perché c’è un caldo assudo dalla vita in su mentre spesso le gambe dono fradice e gelate. A mezzogiono ho attraversato il bacino e spero di scendere ora più velocemente ma incontrerò le nevi mobili che imprigioneranno i miei arti costringendomi spesso a furiosi contorcimenti per liberarmi dalla morsa nevosa. Che nervoso che stress e che fatica..solo talvolta la forza di alzare gli occhi per vedere le meraviglie che mi circondano e i colori fantastici di questa assolata giornata. Riguadagno la zona dei detriti…faccio fatica a muovermi su questo terreno sconnesso esausto come sono ma scendo vedendo lentamente il tetto rosso della Mambretti diventare più grande. Mi fermo vs le 13 a mangiar qualcosa e per spogliarmi dal gilet. Faccio fatica addirittura ad alzarmi..mi metterei a dormire. Dieci alle 14 arrivo alla Capanna e mentre sto pensando di mettermi in mutande irrompo nel pranzo di una coppia simpatica che mi offre informazioni e formaggio. Accetto di buon grado e poi riparto verso l’Alpe di Rodes per cambiar un poco sentiero passando così dalla valle delle Moie di Rodes che si raggiunge per sentierino pianeggiante in traverso. Poi giù a picco sui prati di Caronno(h 14.45) dove riesco a perdermi nell’erba e poi gli scarponi che fanno un poco male sui tornanti cementati vs Agneda che raggiungo finalmente alle 16. Che sonno assurdo nelle gallerie vs lecco..senza via d’uscita ma va tutto bene e sono a casa per cena in ripresa completa. Foto1 sole sull’ultimo tratto ripido Foto 2 il bacino di Porola e la Bocchetta Foto 3 la Bocchetta Meridionale di Porola
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