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   Val Belviso, Cascatone di Val Belviso (integrale), 29/01/2022
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Onicer  LorenzOrobico   
Regione  Lombardia
Partenza  Strada per Ponte Frera  (1160 m)
Quota attacco  1320 m
Quota arrivo  1770 m
Dislivello della via  450 m
Difficoltà  4 / IV
Esposizione in salita Nord-Est
Rifugio di appoggio  -----
Attrezzatura consigliata  Normale da cascata (abalakov)
Itinerari collegati  Val Belviso (1770m), Cascatone di Val Belviso (integrale)
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento I salti centrali di questa imponente colata sono visibili dalla statale dell'Aprica. Cercando informazioni bibliografiche se ne trova un cenno nella guida di Mario Sertori, che rimanda alla mitica monografia "Scalate in frigorifero", di cui ho un volume stampato nel 1982. La prima esplorazione del salto iniziale è quindi opera di Giuseppe Popi Miotti e Paolo Cucchi, stiamo parlando di oltre 40 anni fa...

Notizia di una ripetizione sempre parziale e limitata al primo salto è presente su Gulliver.it e datata 2010.

Il luogo sembra destinato all'oblio, considerato l'interesse tecnico modesto per i canoni attuali e la carenza di notizie fresche. Decidiamo così con Dario Madonna di andare a metterci il naso.

L'avvicinamento è tutto sommato modesto, si parcheggia lungo la strada di Ponte Frera e si sale nel bosco per 45 minuti.

Saliamo il primo salto direttamente per poi aggirare la magra candela sulla sinistra, poi procediamo per terreno più facile al secondo saltone, quello visibile dalla statale. Qui troviamo ghiaccio abbondante e quando pensiamo che sia finita non siamo neanche a metà. La cascata continua e continua.

Increduli andiamo avanti sempre su terreno a pendenze modeste, ma con saltini divertenti a 70-75 gradi. Più saliamo più aumenta il ghiaccio. Quando pensiamo di essere veramente alla fine compare l'anfiteatro finale, altri 100m di cascata immensa per larghezza e spessore con almeno 3 possibili linee di uscita dalla barra rocciosa. Non è prestissimo, ma non riusciamo a dire di no al desiderio di salire quel ghiaccio così isolato e dimenticato. Raggiungiamo il salto procedendo di conserva, Dario sceglie il ramo di destra e così mi ritrovo sul tiro finale dentro un ripido budello roccioso tappezzato di ghiaccio azzurro. Un'enorme betulla di sosta segna la fine dei giochi.

Sarebbe più sensato iniziare una lunga serie di doppie, ma la voglia di liberarsi dalla corda e dall'esposizione prevale e prendiamo l'opzione "ravanator", pestiamo neve in traverso seguendo tracce di selvatici per un bel po' fino a quando il bosco risulta in qualche modo percorribile. Ci buttiamo quindi giù per un ripidissimo bosco con attenzione e dopo una breve doppia arriviamo ai prati delle baite San Paolo.

L'avventura è finita, con le ultime luci arriviamo all'auto e via di corsa per una meritata abbondante cena.
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