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   Monte Pasquale (Parete nord), 14/06/2009
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Onicer  k2   
Regione  Lombardia
Partenza  Rifugio Pizzini  (2706 m)
Quota attacco  3100 m
Quota arrivo  3550 m
Dislivello della via  450 m
Difficoltà  AD ( pendenza 50° )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Pizzini
Attrezzatura consigliata  normale da alpinismo su ghiaccio, due picozze.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Esattamente un anno fa, io, Maurizio e Lorenza, percorrendo la cresta finale della via normale al Monte Pasquale, abbiamo guardato a destra immaginando chissà quali inferi ci fossero dietro la dolce curvatura che, nascondendo la parete nord, lasciava libero spazio all'immaginazione... adesso, grazie alla fiducia accordataci da Roby "the director", lo sappiamo.
Il tutto comincia sabato pomeriggio quando, puntuali come la pioggia dopo l'autolavaggio, Mau and Co. passano a raccattarmi sotto casa. Raggiungiamo gli altri all'appuntamento stabilito e via verso il parcheggio del Rifugio ai Forni (detta così sembra veloce...).
Lungo il sentiero che conduce al Pizzini, oltre alle marmotte, facciamo un incontro "fuori stagione" ... in mezzo ai fiorellini e alle farfalle, raccattiamo uno sci giallo che poi lasceremo in custodia ai ragazzi del Pizzini. Il Pizzini è al limite della capienza e i bagarini fanno affari d'oro... per una minestra e mezzo di rosso ho sentito offrire fino a 100 euro ... Più di 150 persone affollano il rifugio e, il fatto di essere arrivati un po' tardino, fa sì che il nostro diritto ad avere un tavolo cominci a decorrere dopo un paio di mezz'ore... poco male, abbiamo la scusa per svaccarci nella verandina con vista sul Pasquale e studiare attentamente la via di avvicinamento e di salita.
La cena tarda e la "falegnameria" di Fra fanno sì che la notte scorra meno velocemente di quanto faccia l'acqua in un lago. Per fortuna, anche oggi, la sveglia suona alle 3.30 e, ritrovandomi come la sera prima, ovvero sveglio, mi permette di svolgere velocemente le procedure di iniziazione giornaliera, anticipando gli zombie fuoriuscenti dalle altre camerate.
Alle 4,15 siamo in movimento sulla morena che, prima tranquillamente poi un po' più faticosamente, ci conduce ai piedi della via. Legati ed abbeverati (tranne me che ho dimenticato la borraccia piena in rifugio!) cominciamo a salire infilandoci all'interno dei resti di una valanga. Questo tratto, non breve, non agevola la progressione e ci obbliga ad un'attenzione ancora maggiore. Usciti dalla valanga, sia la traccia che la neve sono buone e le gambe respirano un po'.
La salita continua su pendenze intorno ai 45° fino all'ultimo tratto, quello dove il canale si apre ad imbuto, la pendenza raggiunge i 60° e affiora il ghiaccio. Qui si possono scegliere due strade alternative: la prima prosegue dritta e affronta la lastra di ghiaccio in mezzo alla parete, la seconda aggira la lastra sulla sinistra e prosegue verso la cresta nord prospicente la vetta. Alcuni di noi scelgono di aggirare, altri vanno dritti ... io e Mau andiamo dritti, non per fare i "ganassa" quanto per unire al dilettevole, l'utile di provare a fare due tiri su ghiaccio e a creare soste e sicure, grazie anche al supporto di Frank.
Pianto due viti, faccio sicura a Mau che va su ghiaccio ... dopo 20 metri, si ferma a polpacci fumanti, allestisce una sosta e parto io... lo supero, pianto un chiodo e via in conserva verso l'ultimo tratto che torna ad essere nevoso e diminuisce la sua inclinazione fino a riportarmi allo stesso posto in cui, un anno fa, avevo lasciato spazio all'immaginazione.
Anche se molte altre sensazioni tenteranno di rubarle il posto, quelle provate durante l'ultimo tratto della salita rimarranno lì ... la soddisfazione di vedere allargarsi la striscia di sole davanti a noi, a comunicarci il fatto che la vetta fosse ormai vicina, è qualcosa che solo chi l'ha provata almeno una volta può capire e sbucare dagli "inferi" che solo un anno prima sembravano fuori portata è stata, nella mia pur piccola esperienza alpinistica, motivo di grande gratificazione.
La discesa per la via normale, benchè su neve abbastaza molle, è stata meno peggio di quanto immaginato cosicchè, alle 11,30, ho potuto unirmi ad un nuovo piatto di pizzoccheri e alla mia vecchia borraccia ... lei piena di tè e io pieno di soddisfazione.
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