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   Palla Bianca (Weisskugel) per la cresta ovest-nord-ovest, 25/07/2021
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Onicer  Doc 1971   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Melago, Curon Venosta, BZ  (1910 m)
Quota attacco  2500 m
Quota arrivo  3738 m
Dislivello della via  1300 m
Difficoltà  F+ ( pendenza 35° )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Rifugio Pio XI, Melago, Curon Venosta, BZ
Attrezzatura consigliata  N.D.A.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Gita sociale CAI, organizzata dalla mia sezione (Desio)

Premessa: la gita è stata spezzata in due giorni, sabato 24 di salita al Rifugio, domenica 25 dedicata all'ascensione vera e propria, per cui il dislivello si riferisce solo a quest'ultima. Il grado (F+, ma molto vicino al PD-) si riferisce alla cresta finale, con pendenze decisamente ripide, vicino ai 40-45 gradi

Sabato: partenza da Desio, per arrivare in Val Venosta evitiamo valtellina e Stelvio, e prendiamo la strada per il Maloja, superiamo Saint Moritz, Zernez, per poi dirigerci verso il lago di Resia (e dare uno sguardo al campanile sommerso). Parcheggiamo il località Melago, Val Lunga (attenzione: 20 euro di parcheggio per due giorni...). Da Melago cartelli e segnavia indicano la direzione per il rifugio, un sentiero che sale per il versante destro orografico della valle, prima ripido, poi più dolce una volta entrati in valle; il sentiero è molto panoramico, e si apre alle cime innevate verso Est, mentre indietro ammiriamo il verdissimo fondovalle. Al rifugio ci rilassiamo, alcuni di noi scendono verso l'attacco della via, a verificare le condizioni. Che dal Rifugio sembrano non buone, da lontano si vedono lingue di ghiaccio marcio, e apparentemente ripide. Per me era la prima volta, chi c'era stato anni prima ha verificato il peggioramento del ghiacciaio

Domenica: decidiamo di partire presto (intorno alle 5), il giro è lungo e impegnativo. Dal Rifugio si scende di 150 metri circa, verso l'anfiteatro morenico: superiamo più volte il ruscello, fino all'incontro con la prima lingua di ghiaccio della vedretta. Calziamo i ramponi, saliamo per un centinaio di metri, poi ci leghiamo (due cordate da tre): iniziano a mostrarsi i primi crepi, peraltro aggirabili e stretti. Più oltre arriviamo a una seraccata, che aggiriamo stando sulla sinistra, per un tratto ripido di pietraia e fango. Finalmente, verso quota 2900, la vedretta spiana, ma soprattutto cambia il colore, un più rassicurante bianco da ghiacciaio. La progressione è tranquilla, con pendenza moderate, e fa un lungo giro aggirando il versante N della Palla Bianca, in direzione del colle (forcella) della Palla Bianca, a quota 3360. Oltre il colle, la normale prosegue scendendo e poi aggirando sempre la cima, fino a salirla per la cresta Sud, ma noi decidiamo di salire per la cresta O-N-O, cresta innevata, domenica in buone condizioni. La cresta alterna qualche passaggio su terreno roccioso; due volte abbiamo superato piccoli (e tranquilli) passaggi su ghiaccio affiorante. Ad ogni modo non c'è stato bisogno di attrezzare soste, nemmeno in discesa. Per il resto è molto tracciata e scalinata. La cima è del tutto pulita da neve. Avremmo voluto scendere per la rocciosa cresta Sud, e riprendere la normale: ahimè, la vista di un elicottero di salvataggio, che ha recuperato due alpinisti proprio sulla cresta che avremmo voluto affrontare, ci ha fatto desistere, e a malincuore siamo scesi per l'itinerario di salita. Alla fine, meno preoccupante del solito.
Giornata nuvolosa e nebbiosa, ma gita di grande soddisfazione. Con Anna e Davide capigita, Enrico, Alessandro e Vittorio
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