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   Gran Zebrù, via normale, 26/06/2021
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Onicer  Federico Morelli   
Regione  Lombardia
Partenza  rifugio Forni  (2176 m)
Quota attacco  2706 m
Quota arrivo  3857 m
Dislivello della via  1151 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 50° )
Esposizione in salita Sud-Est
Rifugio di appoggio  Pizzini
Attrezzatura consigliata  corda, piccozza, ramponi, imbrago, casco
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento L’abbassamento la scorsa settimana dello zero termico sotto i 3.500 mt e la telefonata al gestore del rifugio Pizzini sulle buone condizioni della montagna mi ha convinto, d’accordo con l’amico e fidato compagno di cordata Alessandro a salire, dopo vari anni a cui gli facevo il “filo”, questa maestosa e imponete piramide che si erge solitaria come guardiano dell’alta val Cedec. Ottima accoglienza e logistica al rifugio, pieno di gente; infatti all’indomani mattina dopo le 3.30 la morena che risale il ghiacciaio è una scia luminosa di pile frontali, meno male che noi siamo avanti. Non fa freddo ma il cielo è sereno, buon auspicio! Dopo circa 45 minuti di cammino inizia il ghiacciaio, ci imbraghiamo e leghiamo, diretti al canale “collo di bottiglia”, porta d’accesso al pendio sommitale. La neve è dura e compatta e non si vedono crepacci. Arrivati sotto constatiamo che c’è poca neve e già qualche scarica di sassi ha in parte coperto la parte centrale. Saliamo senza difficoltà su neve a tratti granulosa e alla sommità lo sguardo è catturato dal ripido pendio di sud-est già assolato alle 5.30. Le tracce passano a fianco delle rocce a sinistra e si attacca la parete che diventa sempre più pendente utilizzando solo una piccozza. Alla fine si giunge al pianoro sottostante la visibile croce di vetta, in diagonale verso sinistra ci si porta sotto l’ultimo tratto ripido sotto la cresta finale, che risulta ostico e insidioso poiché inizia ad affiorare il ghiaccio sulla roccia che richiede passo deciso e sicuro. La sottile cresta è stretta tanto che contemporaneamente due persone non possono passare. Poco prima delle 7.00 siamo in cima soli, contenti e soddisfatti per l’obiettivo raggiunto; pochi istanti per le foto e la contemplazione dello stupendo panorama circostante che iniziamo la discesa con tante cordate che arrivano e relativo traffico alternato. Sul pianoro sotto il pendio finale Alessandro è raggiunto in testa da un pezzo di ghiaccio caduto dall’alto forse per i tanti alpinisti presenti, fortunatamente il caschetto ha fatto il suo dovere, altrimenti…Scesi senza problemi alle 10.15 siamo al Pizzini ammirando alle nostre spalle il Gran Zebrù in tutta la sua imponenza. Salita di grande soddisfazione non difficile alpinisticamente, ma montagna che presenta importanti pericoli oggettivi: roccia friabile che scarica soprattutto sul collo di bottiglia e pendio esposto a sud-est soggetto a valanghe dopo recenti nevicate.
Foto n.°1: tratto finale del collo di bottiglia
Foto n.°2: dopo il collo di bottiglia
Foto n.°3: poco sotto la cresta finale



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