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   Col de la Puina, 02/01/2010
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  park Aquileja  (1600 m)
Quota attacco  2000 m
Quota arrivo  2254 m
Dislivello della via  250 m
Difficoltà  F+ ( pendenza 35° )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  cittò di fiume
Attrezzatura consigliata  ciaspe
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Inverno 2010, 2 gennaio, propongo ad Armin, il mio figlio maggiore(10 anni di andare a pestare un poco di neve. Accetta e allora preparate ciaspe e scarponi da sci per lui ci avviamo la mattina presto che è ancora buio al parcheggio in corrispondenza del terzo tornante (q. 1663 m) della SP251 fra Selva di Cadore e la Val di Zoldo, a sinistra si stacca una stradina innevata su cui sotto una nevicata che diventa sempre più fitta ci mettiamo a camminare alle 7.30. Poco dopo siamo sulle piste da sci di fondo che fendono il bianco in modo armonico in un paesaggio da tundra russa o canadese con gli abeti vestiti a festa e carichi di bianco. Avanziamo sulla e sotto la neve per la strada battuta dal gatto che sale comodamente in un bosco magico e silenzioso che contempla con noi la dolce bellezza della neve che scende regalandoci di camminare sul suo soffice tappeto. Le punte del Pelmo e del suo fratelino Pelmetto emergono dal biancore e sembrano sospese nel cielo. Dopo circa 2 km arriviamo a Casera Fiorentina (q. 1799 m), che ci regala oltre la Marmolada che non si vede una breccia di cielo azzurro. Fotografo nella nebbia la Fessura del Pelmo che da questa parte non ho mai risalito e poi in prossimità del Rifugio Città di Fiume a Malga Dorona (q. 1917 m, h 10) sbuchiamo dal bosco e vediamo la nostra meta finale,il Col de la Puina cos’ chiamato perché con la sua forma a tronco di cono, è identico alla puina ricotta che viene prodotta da queste parti e che è un must, affumicata. Ad Armin sentendo l’aneddoto viene fame e ci fermiamo in mezzo alla neve a far colazione. Abbandoniamo la pista ed entriamo in territorio vergine e subito la progressione risente dei 30/40 cm di neve fresca che rendono magico il paesaggio ma più ardua la risalita. Comunque il paesaggio è fiabesco e ora più aperto che radi larici hanno sostituito gli abeti più fitti, sentinelle del nostro viaggio. Seguendo le pieghe del vallone, ci troviamo ad un certo punto a doverlo risalire e mi prende il timore per Armin di qualche valanga perché c’è veramente tanta neve ma poi dopo il primo tratto pericolosamente ripido, approdiamo su un pendio più appoggiato e la progressione ritorna sicura. Armin è stanco , la lotta con la neve che gli arriva alle cosce, l’ha sfiancato ma gli dico di tenere duro che manca poco. Siamo ormai arrivati a prendere la cresta che ci condurrà alla cima che si vede ormai non lontana. Affrontiamo i dossi finali colmi di neve e sprofondando nel morbido e soffocante abbraccio dal quale non è facile liberarsi, poco prima di mezzogiorno vediamo e raggiungiamo ciò che esce della croce di vetta. Armin sorride visibilmente felice vuoi perché siamo in cima o semplicemente perché no dobbiamo più salire e ci facciamo dei bei selfie per la nostra prima avventura invernale. C’è un forte vento di cui forse ci accorgiamo solo ora che siamo fermi e che ben presto si trasforma in bufera sollevando in turbini la neve attorno a noi. Non resta che andarsene velocemente scendendo nel solco tracciato in salita. Scendiamo veloci pensando alla stufetta che ci attende non appena saremo tornati nella nostra casetta a Caprile. Grande Armin, un duro anche nella bufera e nel gelo.
Foto 1 vs il col de la puina Foto 2 armin in cima Foto 3 selfie



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