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   Pizzo Farinas 2704 m , 02/02/2018
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Onicer  Gauss94   
Regione  Lombardia
Partenza  Bazena  (1800 m)
Quota attacco  2400 m
Quota arrivo  2704 m
Dislivello della via  300 m
Difficoltà  AD+ ( pendenza 55° / IV in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  fatta in libera, ma roccia ottima per friend medio-piccoli e protezioni veloci con fettucce e cordini
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Buono
Commento dal frequentato e affollato monte Frerone tutti la vedono... quella cima a nord, con quella sua cresta affilata come una lama. Molti lo confondono con lo Stabio. Il suo nome non è in realtà riportato su nessuna mappa, se non le più vecchie. Corno del Frerone, ma chiamato dai pochi che lo conoscono pizzo Farinas per via della sua roccia bianchissima, tanto da sembrare innevato anche in piena estate. Perchè mai una simile cima attira l'attenzione'? due i motivi principali: la sua cresta da far invidia ai Lyskamm, e la difficoltà di trovare un itinerario per salirlo. Infatti la via di salita più "fattibile" è partire da Bazena, e dalla tremenda polverosa val fredda risalire fino alla conca del Frerone ai piedi dell'omonima cima. Senza salire il pendio finale della vetta, portarsi al passo sottostante, chiamato bocchetta del frerone. In realtà i passi sono due, e quello incriminato è quello a sinistra. Qui, perdendo leggermente quota, si va a prendere un canale di discesa sui 45 gradi, e, invece di circumnavigare tutta la vetta sul versante est, compiere solo una piccola deviazione e subito prendere un canale che risale la parete est a metà della parete. Il canale, che potrebbe sembrare apparentemente verticale, in realtà non supera mai i 55 gradi. Ben più problematica diventa la cresta. A guardia della cresta alcuni passaggi di misto, facili, ma esposti. Giunti sul filo, ci si rende conto di quale lama si dovrà percorrere. La parete ovest è verticale, quella ad est addirittura spiovente. Due i gendarmi da superare. Il primo gendarme rappresenta il passaggio chiave. Non ho riferimenti precedenti di questo tratto di cresta, e forse l'esposizione e il fatto d'essere da solo mi ha reso più suscettibile e ho calcato la mano nel grado, ma non l'ho trovato per niente banale. Per superare il passaggio conviene abbracciare questo spuntone che rappresenta proprio il filo di rasoio della cresta, e aggirarlo per portarsi sul meno impressionante lato occidentale. E qui si sente la mancanza di un compagno a far sicura, vista anche la ottima qualità della roccia per proteggersi con friend piccoli. Il secondo gendarme è caratterizzato da un passaggio di II grado, ben più facile e meno esposto del precedente. In seguito, le difficoltà tecniche si esauriscono del tutto, ma la cresta rimane a tratti molto affilata e sempre esposta, fino ad arrivare alla cima senza bolli ne croci ne tracce di passaggio. Nessun omino di vetta. La discesa dallo stesso itinerario, utilizzando due calate in doppia direttamente sugli speroni, la corda si recupera molto facilmente senza abbandonare nulla. Purtroppo, una volta sceso il canale, tocca risalire il dislivello sceso in precedenza. E ritornati alla bocchetta, il lungo rientro fino a Bazena. In generale un itinerario lungo, forse fin troppo... ma è sempre bello scovare questi gioielli nascosti tra cime affollate.
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