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   "Canale dei Pancioni" alla Punta Marguareis (Val Pesio, Alpi Marittime - CN), 30/04/2017
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Onicer  Franz   
Regione  Piemonte
Partenza  Pian delle Gorre (Chiusa di Pesio - CN)  (1032 m)
Quota attacco  2000 m
Quota arrivo  2651 m
Dislivello della via  400 m
Difficoltà  D ( pendenza 80° / IV in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Rifugio Garelli
Attrezzatura consigliata  NDA. Serie completa di friends e nuts. Chiodi da roccia, cordini. Noi usate 4 viti, ma è una cosa abbastanza eccezionale. Comunque ne porterei al massimo 6.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento È “fisicamente” dimostrabile (per chi mi conosce… ) come il couloir dei Pancioni non potesse mancare al mio CV ;-)

In realtà il motivo del nome deriva da un buffo aneddoto…

"La storia narra che i primi salitori, tutti originari di Mondovì (CN), avessero inoltrato nel 1943 la relazione al CAI centrale battezzando la via con il nome della loro città. Ma la severa commissione preposta alla toponomastica decise di non accettare questo suggerimento, perché il nome non si rifaceva alla struttura geologica e morfologica della montagna, bensì ad un soggetto poco idoneo. Pronta fu la risposta di Sandro Comino, il capocordata dei primi salitori. In dialetto piemontese non perse l’occasione di mostrare il proprio disprezzo nei confronti ‘d cui pansun ch’j stan a Roma. Il Canale di Mondovì si trasformò quindi in Canale dei Pancioni. I soloni del CAI approvarono senza indugio, senza sospettare la natura ironica della relazione presentata da Comino; questi infatti motivò il nuovo nome con l’individuazione di certe strutture e rigonfiamenti rocciosi presenti nel canale stesso"
http://www.iborderline.net/intraisass-blog/2012/01/intraisass-luglio-2006/

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Ma veniamo alla nostra salita...


Eccezionali condizioni per questa bella via. Pochissima neve nuova. Dopo un’attenta analisi dei modelli, delle previsioni e delle webcam mi rendo conto che l’unico angolo delle Alpi dove non ha messo metrate di neve con l’ultima intensa perturbazione, sono le Alpi Marittime. C’è chi la polvere la cerca, noi cerchiamo il ghiaccio… Con la precedente trasferta piemontese molto soddisfacente a “Colata di Stelle” in Valle Gesso il nostro approccio mentale era cambiato e non sembravano così tante le 4h di viaggio (peraltro su una strada comoda come quella che evita Milano passando per Piacenza) e dall’uscita dell’autostrada porta in breve alle varie valli. Poca neve nuova, ma per contro abbondante neve vecchia e ben trasformata. Praticamente infatti nessun passaggio di misto se non il traverso del 4° tiro (4 chiodi in loco), ma con ancora buona neve pressa. Ghiaccio (usate 4 viti) e neve couic-couic. Ottima proteggibilità a friends. Fatta la classica variante di uscita diretta al dente posto a sinistra del colle più basso. Trovata una sola sosta delle molte attrezzate presenti. Infatti, percorsa praticamente tutta in conserva a parte due o tre soste. In queste condizioni eccellenti direi valutabile D contro il TD- di alcune relazioni in versione più dry. Tant'è che siamo fuori in 2h30 dalla grotta contro le 6-7h di alcuni report…
Scesi dal Genovesi, iper tracciato. Primo salto dal colle superato con una doppia attrezzata con anello sulle rocce di sinistra. Sembrava super anche il Nero e la Battisti. Ottima accoglienza di Guido al Rifugio Garelli. Con l'inossidabile Mara e l'inedita cordata Marco Conti (che accetta al volo per la seconda volta un mio invito in trasferta nelle sue lande) MaPi (che non poteva desiderare un regalo di compleanno migliore!). Due cordate di genovesi dietro di noi in via.

Qui la relazione di salita strettamente legata alle attuali particolari ottime condizioni.

Dalla base del canalone se ne segue il solco (150 m) su neve inizialmente dura e ghiacciata, poi più sfondosa fino al suggestivo grottone. Di qui si piega a sinistra su un pendio nevoso di neve morbida (60 m) per piegare a destra su neve compatta e ghiaccio e giungere sotto un risalto di ghiaccio che si supera direttamente e si punta ad una parete rocciosa verticale alla fine del pendio ricca di fessure per friends per costruire la sosta (S1: 60 m, usate 4 viti). Si prosegue nel canaletto a destra sbarrato da una parete di roccia dalla quale si prosegue a destra per una esposta e liscia cengia. Presenti 3 o 4 chiodi (uno molto in basso) e comode fessure per friends. Attualmente è tutta o quasi in neve abbastanza consistente. Alla fine della cengia piegare in verticale a sinistra (ricordarsi di allungare le protezioni!) e rimontare su una crestina nevosa che permette di giungere ad un gran masso compatto con uno spit con anello di calata (S2: 60 m). Si prosegue in piano a destra per piegare in verticale a sinistra lungo una bella goulotte (70°) con ghiaccio e neve couic-couic (protezioni con friend ai lati) e dopo una ventina di metri si comincia a obliquare a destra per un secondo canale più largo e giungere su una crestina nevosa. Da qui in leggera discesa diagonale (attenzione alla stabilità della neve) si entra nel solco dell’ultimo canale. Possibile sosta (S3; 60 m) sulle fessurate rocce di destra. Attenzione perché le placche a monte del traverso sono lisce e senza posibilità di protezioni. Giunti nel canale si può proseguire direttamente (60 m) proteggendosi a destra su roccia per uscire dalla cornice che attualmente, pur obbligando ad un passo verticale, non risulta problematica.
Dal colle si piega a sinistra in salita per 100 metri verso la cresta della Punta Tino Prato fino ad un colletto verso sinistra. Si segue l’esposto filo di cresta per scendere al Colle dei Genovesi. Altri 100 metri su pendio conducono alla vetta. Tornati al Colle dei Genovesi una doppia attrezzata sulla sinistra permette di superare il primo tratto ripido (spesso secco) e poi scendere agevolmente per il canale ipertracciato, ma con neve a tratti ghiacciata.

Foto 1: il rosso il Canale dei Pancioni e in verde parte della discesa dal Canale dei Genovesi
Foto 2: momenti della divertente salita dei Pancioni
Foto 3: sulla Tino Prato e in cima al Marguareis

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Riporto la relazione presa da gulliver che ricalca quella dei primi salitori, ma in condizioni molto secche.
Si risale il canale tra la punta Tino Prato e la cima Armusso per 150m (35°-40°) fino ad una gigantesca caverna sostando sul bordo sinistro, sosta con 1 anello (ore 1,30 dal rifugio Garelli).

1.. Si attraversa a sinistra su cengia nevosa per 50m, 2 anelli.
2.. Ancora a sinistra per qualche metro poi dritti su placca rocciosa coperta di neve fino ad un terrazzino, 30m 2 anelli.
3.. Sempre dritti su placca innevata poi si sale un pilastrino fessurato (chiodi) quindi si attraversa diagonalmente a destra su neve e roccia arrivando in un canale, 50m 2 anelli sulla parete destra del canale.
4.. Si risale il canale per 20m e prima della sua fine si scalano alla meglio le rocce alla sua destra (IV, chiodi) fino ad un piccolo terrazzino su di una spalla, 50m 2 anelli.
5.. Si prosegue sulla spalla nevosa fino ad un risalto di rocce alto una ventina di metri, 50m 2 anelli.
6.. Dalla sosta ci si abbassa di qualche metro, si attraversa a destra e si supera la fascia rocciosa su terreno misto (III, IV). Un breve pendio nevoso porta ad un altro affioramento roccioso, 55m 2 anelli.
7.. Si prosegue a destra per un canale interrotto da rocce fino ad un piccolo nevaio, 45m 2 anelli su piccolo affioramento roccioso a sinistra del nevaio.
8.. Si attraversa il ripido nevaio orizzontalmente verso destra e si entra nell'ultimo canalino, 50m 2 anelli sulla destra del canale.
9.. Superando un paio di strozzature si raggiunge il colle, 50m 2 anelli sulla placca a sinistra del canale.

Da Montagne d'oc (Scotto, Parodi, Villani)
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