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   Pizzo Coca, canale ENE, 12/11/2016
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Onicer  LorenzOrobico   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione - Grumetti  (957 m)
Quota attacco  2500 m
Quota arrivo  3050 m
Dislivello della via  550 m
Difficoltà  2 / III ( IV in roccia )
Esposizione in salita Nord-Est
Rifugio di appoggio  Curò
Attrezzatura consigliata  Friend medi e dadi medio-piccoli
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Giornata lunga e gelida nello splendido ambiente della Valmorta, che ci accoglie in una veste decisamente invernale: silenzio, freddo e solitudine ci accompagneranno per tutto il giorno.

Partiamo da Grumetti prima dell'alba e alla luce delle frontali saliamo la mulattiera del rifugio Curò. Usciti dal bosco si fa chiaro, procediamo spediti verso il rifugio per il sentiero diretto che è praticabile, ma a tratti difficoltoso per il ghiaccio, meglio fare il giro...

Dal rifugio prendiamo il sentiero con indicazioni rifugio Coca che porta in Valmorta. Un venticello frizzante ci consiglia di restare ben coperti e in continuo movimento. Dal laghetto la neve è continua ma il vento ha lasciato uno strato "polistirene" che si lascia camminare abbastanza bene. All'ultimo pianoro ci fermiamo al sole e riparati dal vento. Tiriamo fuori picche e ramponi in un ambiente veramente appartato e lontano da tutto. Fabrizio riparte a tracciare le conoidi basali su neve buona e io lo seguo per un bel po' fin dentro il suggestivo canale che con qualche bel saltino ci porta contro il primo muretto roccioso che sbarra la strada. Una striscia di neve impiastrata obliqua a sinistra indica la strada.

Ci leghiamo, parto io, sono 7-8 metri di misto abbastanza delicato e non proteggibile. Si esce con un'elegante spaccata a destra che riporta al centro del flusso dove si ritrova una buona neve pressata/rigelata. Più in alto trovo una piccola nicchia dove organizzo una solida sosta su nut e masso incastrato e recupero Fabrizio.
Si prosegue ora su terreno più facile e qualche saltino ancora tecnico, ma più breve. Poi altro tiro di corda con sosta su friend in una grottina. Riparte Fabrizio che aggira lo strapiombo con un traverso su croste fragili e procede poi su buon ghiaccio. Ancora un ultimo salto di ghiaccio e poi (pensiamo) ci siamo. Invece c'è ancora tanta neve da pestare... finora avevamo goduto di neve abbastanza compatta e rigelata, negli ultimi 150m c'è invece da tracciare in neve profonda. Fabrizio fa un gran lavoro... io lo seguo cercando di riprendere fiato, poi gli do il cambio e con un ultimo sforzo arrivo al colletto che si affaccia sulla Valtellina. Si ci siamo, riconosco il masso dove ho appoggiato gli sci lo scorso maggio, ora la strada la conosco bene, ultimo canalino, crestina rocciosa aerea, cresta nevosa finale ampia e ci siamo, siamo sopra a tutto, la giornata veramente magnifica ci regala un panorama a 360 gradi fino all'Appennino.
Sono le 12:30 e sono oltre 6 ore che siamo in movimento praticamente no-stop, ci rilassiamo un po' alla croce di vetta finalmente di nuovo al sole anche se il freddo rimane pungente.

Per la discesa, dato che vogliamo tornare al Curò, scendiamo la classica normale (Sud) che d'inverno è piuttosto infida. In effetti le condizioni su questo lato della montagna non sono per niente buone. Croste di neve non portante, neve scaldata che fa zoccolo. Procediamo quindi con estrema cautela ricercando accuratamente il percorso, che ho già fatto un paio di volte. Questo tratto sarà sicuramente il più stressante della giornata. Comunque un passo dopo l'altro arriviamo alla base e traversando ci portiamo alla Bocchetta del Camoscio. Infiliamo quindi il versante Nord-Est e ripiombiamo di colpo all'ombra e al gelo. Qui però la neve è di ottima consistenza, la stessa che abbiamo trovato durante la salita. Scendiamo velocemente nel ripido canale fino ad un salto apparentemente banale, se non fosse che essendoci poca neve ci sono tre metri di roccia dall'aspetto rognoso, poi saremmo fuori su neve facile... provo ad impostare il passaggio ma mi convinco che di lì non si passa. Andiamo allora ad esplorare un canale parallelo che porta su una cengia sopra un salto di oltre 20m. Troviamo una spaccatura con due bei sassi incastrati, con un po' di ravanage si riesce a liberare neve e terra intorno e a farci passare intorno due cordoni. Aggiungiamo un vecchio moschettone e la doppia è pronta, con 25m di filata siamo alla base e dopo 100m ripidi ma facili possiamo finalmente slegarci ed iniziare la discesa su neve senza difficoltà.
Prima di arrivare al Curò riabbracciamo nuovamente il sole. Il tepore e i colori dell'autunno ci accompagneranno per tutta la comoda discesa dal sentiero fino al tramonto.

Foto: silenzio in Valmorta (in alto a destra il canale ENE), Fabrizio in azione nel canale, il tramonto finale
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