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   Gran Vernel (via castiglioni con variante), 01/08/2015
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  cava sotto il Gran vernel  (1600 m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  3210 m
Dislivello della via  900 m
Difficoltà  D ( pendenza 40° / IV in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  a seconda della stagione possono servire i ramponi
altrimenti scarpe leggere corde da 60 mt(potrebbe bastarne 1 ma in quel caso ci vogliono 12 doppie per scendere dalla normale di cui almeno un paio da attrezzare)
chiodi martello friend
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Dopo una notte passata in tenda nei prati sotto la parete alle 5 partiamo per la grande avventura.
Attraversiamo la cava(risalendo da penia di Canazei in direzione del passo Fedaia, poco prima del Ristorante Cosinat)e molliamo subito la strada sterrata prendendo una traccia di sentiero che costeggia il lato sx del torrente che scende dall’alto.Nei mughi sorpassiamo il primo salto di placche e fuori dal boschetto attraversiamo il torrente portandoci a sx di due consecutivi salti di placche che si potrebbero anche affrontare direttamente ma che troviamo bagnate dalla pioggia notturna.
Per canali erbosi e qualche facile placca ci portiamo all’inizio del ghiaione che risaliamo evitandolo sulle rocce a dx…poi dopo la svolta a sx dell’ultimo canale ghiaioso saliamo per facili rocce verso un groppone roccioso che va aggirato e deposita sul pianoro sottostante quel che resta del ghiacciaio pensile.
Il fronte roccioso moderatamente inclinato va attraversato pressoché orizzontalmente senza difficoltà puntando ad una placca rocciosa di III° sup. chiave d’ accesso al risalto che ci porterà nella conca sotto la forcella del mulon che dobbiamo raggiungere.
Sono le 7 e con un tiro di corda che non affrontiamo direttamente ma portandoci a dx per mettere un friend nella fessura la placca è presto vinta. Riposta la corda comincia la risalita su rocce discrete e facili(max II° sup) che vanno sempre seguite fino a quando finisce il terreno roccioso e si presentano davanti rocce scoscese con poco invitanti cenge che precipitano sull’orrido sottostante ghiacciaio.
Un poco disorientati notiamo sulla sx una spalletta ghiaiosa che ci toglie dall’impasse e ci inoltra nel circo superiore dove ammiriamo finalmente la fessura che adduce alla forcella( il punto più difficile da raggiungere e da cui inizia la più semplice cresta nord).
Sono le 8.30 e bisogna scegliere se seguire la via originaria o la variante percorsa da un solitario(uniche info trovate sul web) che sale su un contrafforte a dx e poi attraversa la placconata in direzione della forcella.
Siamo equipaggiati pesantemente con chiodi martello friend e 2 corde da 60 mt(necessari per le doppie dalla cima) e ramponi.
La via della fessura appare ostica e appare anche forse non più percorribile per il ribasso del ghiacciaio ormai un secolo dopo il pasaggio del buon Ettore.
Saliamo per facili risalti a dx fino a che le rocce s’impennano brevemente e facciamo un tiro di III° grado un filo esposto e raggiungiamo poi facilmente riponendo la corda la fine dello sperone roccioso alle 10.00
…forse si potrebbe scendere da dx ma vista l’esposizione manco controlliamo e un invitante spuntone ci suggerisce di calarci brevemente in doppia alla base dello sperone che si incolla alla parete placcosa. Un sibilo acuto rompe il silenzio immoto, un lieve moto del mio capo a ritrarsi e un sasso lanciato a folle velocità ferma la sua precipite corsa sul collo dello scarpone di Nico che urla impreca ma non molla...nella sfiga è andata bene perchè ci avesse colpito altrove sarebbero stati guai seri. Decidiamo di proseguire. ci caliamo 5 mt e
faccio sosta a Nico che attacca le rocce sul lato esterno sx del camino. Calzando scarponi rigidi(ramponabili) fa veramente fatica (ma con somma bravura) a superare le brevi placche, riuscendo a proteggersi solo con un microfriend.
Da sotto sembrava più semplice ma ci sono un paio di passaggi di IV° veramente impegnativi se fatti con gli scarponi..comunque arrivo anche io allo spuntone col cordino che avevamo visto prima della calatina in doppia (sono 15 mt fino a quando il camino si chiude e invita all’uscita sulla sx).
L’interno del camino appare più difficilmente percorribile.Sono le 11.30 e davanti a noi si aprono infide placche pure a tratti bagnate che sognamo di poter trovare attrezzate..ma non sarà così.
Nico avanza tra cengette e rampe fino a che risale ad uno spuntone solido dove attrezza sosta e decidiamo di recuperarmi per poter poi osservare il proseguio. Non siamo veloci e questi 10 mt ci sono costati un'altra ora poi nico riparte e dopo altri 15 mt di traverso si ferma per mettere 1 chiodo(che toglierò poi con la picca senza sforzo) e poi avanza fino a fine corda sprotetto e chioda la sosta.
Tiro chiave in traverso impossibile da proteggere senza chiodi su roccia bagnata friabile ed esposta che ci costa un'altra ora ma quando riparto e recupero Nico siamo ormai fuori dalle placche esposte e ci sleghiamo alla base delle rocce di II° grado che danno alla forcella che molto stanchi e provati raggiungiamo alle 14.30..è tardi ma ormai la via di fuga è verso l’alto. Pausa panino e si riparte per la cresta nord che si rivelerà anch’essa friabile ed esposta anche se sempre entro il limite del II° sup. ma che costringe sempre ad usare le mani.
Sfiniti alle 16.30 siamo in cima a commuoverci di gioia e ad abbracciarci (Nico sei un grande).
Nuvoloni neri ci preoccupano e invitano a veloce calata per le doppie della via normale che iniziano attraversando l’esile cresta in direzione marmolada.
Purtroppo non essendo molto ripide(tranne l’ultima) le 5 calate creano molti problemi di aggrovigliamento alle corde vanificando la velocità di discesa con doppie corde da 60 mt…iniziamo a calarci alle 17 e tocchiamo le ghiaie basali a quota 3000 alle 19.30.
Siamo immersi nella nebbia e ci gettiamo a capofitto nel ghiaione del canalone fino a quando un successione di salti rocciosi costringono a gettarsi sulla sx viso a valle con relativa facilità..in una parziale e quasi miracolosa schiarita riusciamo a scorgere il pianoro finale da dove nei pressi di un enorme masso isolato parte il sentiero che porta al pian dei fiacconi.
Sono le 20.30 e oltre alla nebbia scende anche la sera e smarrito il sentiero anche la notte..per 1 ora girovaghiamo fra tracce varie fino a che alle 21.30 finalmente una di queste in risalita ci porta finalmente alle luci del rifugio che bucano come un miraggio le fitte nebbie.
Alle 23 concludiamo felici la nostra odissea al fedaia dove Giulia preoccupata ci aspettava..noi quelli delle 11(come alla cresta corti).
Camminiamo leggeri dopo 18 ore di fatica consegnate al silenzio e al ricordo della gioia provata lassù nel blu.
Grande via d’ambiente difficoltà non elevate ma difficilissima da proteggere e che costringe a zaini pesanti per il rischio ghiaccio.
foto 1 la parete dal parcheggio
foto 2 il traverso roccioso e la placca di 3+
foto 3 la fessura della via castiglioni e in rosso e blu la nostra variante
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