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   Tresenta - parete nord e cresta nord, 13/08/2008
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Onicer  k2   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Pont Valsavaranche  (1960 m)
Quota attacco  1960 m
Quota arrivo  3609 m
Dislivello della via  1649 m
Difficoltà  PD ( pendenza 40° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Vittorio Emanuele II
Attrezzatura consigliata  piccozza, casco, ramponi e corda
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Buono
Commento Era già da qualche giorno che io e Francesco aspettavamo una finestra di bel tempo per muoverci fuori porta … dove andiamo? ….. Palla Bianca in trentino? …. no, piove …. qualcosa in svizzera? …. no, piove …. la nord dell’Eiger? ….no, banale e scontata …. ma allora, che fare? … probabilmente c’è una finestra di bel tempo domani (mercoledì 13) in valle d’aosta …. zona Gran Paradiso …. ok, vada per la Tresenta.

Chiamo il Vittorio Emanuele II e, ovviamente, mi danno la risposta più ovvia: siamo pieni…. siccome anche noi siamo pieni, ma di voglia di fare una cima, decidiamo l’azione estrema …. sifatuttaunatirata …

Passo a prendere Francesco alle 2 di mercoledì notte con destinazione Pont in Valsavaranche … colazione in autogrill, faccia a faccia con una volpe e arrivo al parcheggio di Pont alle 5 ….

Il tempo di cambiarsi, prepararsi e mettersi in cammino e sono le 5,20 …. le frontali ci illuminano i passi solo per poco tempo … comincia ad albeggiare e una famiglia di Camosci, un po’ curiosi un po’ spaventati, ci dà il benvenuto lungo la salita al rifugio … sono le 7,10 e siamo al Vittorio Emanuele II … un’ora e cinquanta per salire, non male per due signorotti milanesi con una giornata alle spalle ….

Chiediamo qualche informazione al gestore del rifugio e partiamo … ormai il sole è alto e le ossa cominciano a scaldarsi … il passo è buono anche se la morena “rampega” … non siamo stanchi, non ci ricordiamo di esserlo.

Proviamo una tristezza enorme nel vedere le pareti nord della becca di Monciair e del Ciarforon, ridotte, ormai, a pseudo vie di roccia … il ghiacciaio di Moncorvè è lo scheletro di ciò che sarebbe normale fosse … intanto la morena piega un po’ …. ci fa respirare e ci permette di notare l’imponenza del versante sud della Becca di Moncorvè …. là in alto, poi vedremo dove, c’è la vetta del Gran Paradiso…

Il sentiero scorre tra le pieghe della morena e, finalmente, giunge all’inizio di ciò che resta del ghiacciaio … piccola merenda, inforchiamo i ramponi … ci leghiamo e iniziamo la salita … non facciamo la “normale” … c’è troppo sfasciume per salire dalla cresta nord-ovest …. la useremo per scendere … poi siamo qui per sentire il rumore dei ramponi, non per altro.

il ghiaccio e vivo … molto vivo … la pendenza parte tranquilla anche se … piano pianetto … aumenta fino ad arrivare a 40°/45° … la traccia dei ramponi si limita al solco delle punte anteriori …. saliamo dritti come fusi … i polpacci urlano ma ho messo i tappi … scivolo, la corda si tende e pianto la picca … tutto bene … è la mia prima piccola nord …. e mi dà grossa soddisfazione …

Arriviamo alle roccette della cresta nord e, nel dubbio che ci sia ancora ghiaccio, cominciamo a salire senza togliere i ramponi … li togliamo poco dopo, quando si comincia ad arrampicare sul II°/III°- … la cresta è molto esposta ma procediamo tranquilli anche se la stanchezza, ormai siamo a più di 4 ore dalla partenza dal rifugio, comincia ad avere il suo peso…

Bisogna prestare attenzione a dove si mettono mani e piedi … qui regna sovrana l’instabilità … anche tra i massi più grossi si percepisce del movimento nel momento in cui ci carichiamo il peso …. alla nostra sinistra c’è il vuoto e, in fondo al vuoto, vediamo il ghiacciaio di Noaschetta e, più sopra, la Cresta Gastaldi, la Punta Ceresole e la traccia che conduce fino alla madonnina del Gran Paradiso …

davanti a noi la cresta ci fa intravvedere la croce di vetta …. ancora sufficientemente lontana da non permetterci di distrarci …

Ormai ci siamo …. ultimi passetti di arrampicata ed ecco la croce … piccola ma enorme croce … complimenti di vetta … qualche foto di ammirazione a quello che ci circonda e cominciamo a scendere dalla normale …. nel pomeriggio dovrebbe arrivare il brutto tempo e non abbiamo voglia di bagnarci …

Scendere dalla normale della Tresenta equivale a scendere da una montagna di lenticchie giganti… non c’è un sasso che stia fermo e non c’è modo di pensare che ogni passo non sia un rischio …. odio gli sfasciumi … soprattutto quando ho passato una notte in giro per i monti e comincio ad essere davvero stanco …

La discesa per noi e per le nostre quattro ginocchia è un gran rompimento di palle… gli sfasciumi della cresta nord-ovest non finiscono più …. non c’è un sentiero definito … uno scende dove preferisce e io, naturalmente portato, scendo sempre nei posti peggiori …. ormai sono così stanco che invece degli ometti, vedo maometti ….

Una stupenda aquila reale gira appena sopra le nostre teste … molto vicina … come se avesse visto in noi del cibo …. se ci provasse, con la fame che ho, non so chi rischierebbe di più…

Finalmente arriviamo all’inizio del ghiacciaio … facciamo un po’ di avanti-indietro cercando il modo migliore per scendere, guadare il torrente e tornare sulla morena … non finisce più … manca ancora tutta la morena …. la discesa alla macchina … il viaggio di ritorno.

tralascio lo strisciamento di lingua lungo la morena e la discesa dal rifugio …

alle 18, 30 arriviamo alla macchina … le ginocchia urlano … la schiena cigola … le orecchie fischiano … insomma, un gran casino…. ci cambiamo (il 13 agosto, per me, sarà sempre S.Salvietta Umidificata) e entriamo nell’albergo a bere qualcosa per brindare … l’accoppiata di vocaboli “lemonsoda e brioche” e la prima cosa che il cervello riesce a partorire e la bocca a sfornare … mi è andata bene … sarebbe potuta essere “trippa e nutella” … non c’è limite al peggio!

Saliamo in macchina … stanchi, soddisfatti e vogliosi di doccia …

Alle 22, dopo aver accompagnato Francesco, entro in casa … apro le finestre e chiudo la giornata, bella come tutte quelle in montagna.

Ma l’aquila che sapore ha? sogni d’oro.
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