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   Breithorn Orientale: couloir Vanis, 07/09/2014
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Onicer  Franz   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Cervinia - Plateau Rosà  (3480 m)
Quota attacco  3450 m
Quota arrivo  4141 m
Dislivello della via  700 m
Difficoltà  TD- ( pendenza 60° / IV in roccia )
Esposizione in salita Nord-Est
Rifugio di appoggio  Bivacco Rossi e Volante (o Rifugio Guide d'Ayas)
Attrezzatura consigliata  NDA, due picche tecniche, serie di friend e nut, chiodi da roccia (5), qualche vite da ghiaccio (6)
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento La goulotte Vanis sul versante Nord del Breithorn Orientale, da tempo nei progetti e mancata giusto 4 giorni prima a causa del forte vento (dirottati poi sui Gemelli), era tornata in pole giusto venerdì sera. Oltre a me e Mara interessava anche ad Albe: ottima occasione per poter tornare ad arrampicare assieme dopo la “pausa” estiva. Si tratta di un itinerario poco o pochissimo frequentato che ha la maggior parte delle difficoltà e delle incognite nel settore basale. La prima incognita è la crepaccia terminale che è spesso larga ed enorme con pareti altissime, spesso insuperabili. La seconda è la sezione che sovrasta la crepaccia: una serie di goulottes strette tra rocce che non sempre sono formate in maniera completa. Aperta nel 1954 da Vanis, Graf e Kunjena, ha cambiato considerevolmente la propria morfologia e proprio per questo motivo ad oggi è pochissimo ripetuta, se non in condizioni particolari.
Condizioni che attualmente sono buone, ma col caldo vanno deteriorandosi in fretta. Già in 4 giorni condizioni leggermente cambiate. Con il sopraggiungere del freddo potrebbe decisamente invece migliorare. Ottime condizioni di neve dura e ghiaccio. Delicato solo il tiro chiave, ma passabile agevolmente.

Dal Bivacco Rossi e Volante si valica la Porta Nera e si scende l’omonimo ghiacciaio standone al centro e ponendo attenzione a qualche crepaccio trasversale andando a puntare al couloir che si può individuare oltre uno sperone roccioso che arriva più in basso rispetto agli altri (1h). Sarebbe bene però andare in perlustrazione il giorno prima per valutare il passaggio ottimale della crepaccia terminale e delle sovrastanti goulottes, i punti chiave della via; questo è fattibile comodamente tagliando a mezzacosta e non perdendo troppa quota dalla Porta Nera dirigendosi alla cresta N del Polluce e arrivando fino alla quota 3660m, evidente panettone nevoso, peraltro molto panoramico per l’intera zona.
L1 (60m): Si supera l’enorme crepaccia terminale sfruttando la conoide di scarico del canale. Passaggio su neve inconsistente, ma buona presa sul labbro superiore. Si segue ora l’enorme rigola con pareti alte anche un metro e mezzo. Sostare a destra su roccia con friends. Attenzione molto marcia!
L2 (50 m): Ci sono due colate sulla sinistra, con simili difficoltà. Quella di sinistra presenta un risalto verticale iniziale (80°) per poi diminuire di pendenza. Segue un altro muretto di neve pressata (70°) e ghiaccio. Sosta a destra su chiodo e friends.
L3 (50m): Proseguendo a sinistra si segue il bellissimo fiume di ghiaccio e neve couic-couic su pendenze basse (60°) con qualche risalto fino a sostare (sulla sinistra: nut, friend, chiodo) alla base dell’evidente stretta colata.
L4 (50m): Si supera la colata verticale e stretta (80°) utilizzando anche uno spuntone sulla sinistra come appoggio per la schiena. Usciti, si prosegue a destra incontrando un altro breve muretto di ghiaccio (70°) e si sosta su un isolotto roccioso (2 friend e chiodo).
L5 (60m): Si piega a sinistra in direzione di un grande muro di ghiaccio che si può affrontare direttamente o a sinistra (70° continuo, viti) fino ad entrare in una specie di goulotte contro le rocce, dove si sosta (chiodo, friend).
L6 (40m,...): si scavalca una crestina di neve, si attraversa la rigola e si va contro le rocce di destra a fare una eventuale sosta (segnata in azzurro nella foto seguente).
Il pendio prosegue per 400m sopra di noi. Se si e si costeggiano le rocce a destra è sempre possibile mettere qualche protezione veloce e fare soste su roccia all’occorrenza. In compenso il pendio, che ha pendenza sui 60° costanti nella parte bassa (con un breve risalto a 70° iniziale per accumulo di ghiaccio), 50° in quella mediana, per poi rimontare verso la fine, permette l’utilizzo di viti, ovviamente in base alle condizioni. Costeggiando sempre le rocce si arriva sulla cresta Young, oltre il gendarme. Si prosegue lungo l’affilata cresta nevosa, fino a trovarsi verso la cresta sommitale, a destra del torrione roccioso che costituisce la vetta (volendo si può anche continuare dritti in aperta parete per gli ultimi 100 m in funzione delle condizioni della neve). Si entra ora in una specie di canale che va verso destra tra un roccione sulla destra e la cornice sulla sinistra. Proseguendo su neve ripida (60-65°) si può sfruttare un muro di roccia posto a sinistra per le protezioni veloci, fino a giungere ad una crestina affilata che permette di rimontare con una spaccata sulla cornice (passaggio che ovviamente varia di anno in anno). Da qui traversando sul versante sud (risalto di ghiaccio tra due roccioni) si giunge comodamente in cima.
Rientro comodo (se tracciato, primo pendio a 40/45°) in 2h30 dalla cima al Plateau Rosà.
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