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Pizzo Andolla / Portjengrat, traversata cresta sud-cresta nord, 07/09/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Fedora |
Regione | Svizzera |
Partenza | Saas Almagell (1660 m) |
Quota attacco | 3250 m |
Quota arrivo | 3654 m |
Dislivello della via | 2000 m |
Difficoltà | AD+ ( pendenza 40° / IV+ in roccia ) |
Esposizione in salita | Sud |
Rifugio di appoggio | Almagellerhutte, m. 2894 |
Attrezzatura consigliata | corda 40 m, piccozza, ramponi, casco, imbrago, qualche cordino, 3 o 4 dadi o friends |
Itinerari collegati | Pizzo Andolla / Portjengrat (3654m), traversata cresta sud-cresta nord |
Rischio valanghe | 1 - Debole |
Condizioni | Ottime |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Montagna che non ha nulla da invidiare ai vicini colossi vallesani di 4000 m, anzi, la sua lunga e impegnativa cresta rocciosa non è da sottovalutare. Son forse questi i motivi della sua scarsa frequentazione. Causa un po’ di nebbiolina che al mattino presto era sulla cresta, non individuiamo bene un canalino che porterebbe all’inizio vero e proprio della via (che che accorcia il percorso fatto invece da noi di almeno mezz’ora), indicato da un freccione giallo sulle rocce di sx in cima al canale, e così dalla Portje percorriamo il primo tratto di cresta (ometti), trovandoci però poi a dover scendere un punto non semplice e poco proteggibile su placche per andare alla freccia gialla. La roccia lungo tutta la cresta è splendida, ma a tratti molto esposta anche se quasi sempre ben proteggibile. Alcuni passaggi sono piuttosto impegnativi, sul III/III+, con uno o due pass. di IV non banali, avendo cmq gli scarponi e lo zaino non leggero (piccozza e ramponi NECESSARI per scendere poi dai nevai finali). Percorriamo molti tratti in conserva, anche quelli un po’ esposti, ma diverse volte preferiamo assicurarci e fare dei tiri. Ma dopo 6h e mezza (compresi 45’ persi all’attacco) siamo in vetta, contentissimi e ovviamente totalmente soli. Ma ci aspetta ancora la lunga e discesa. Dopo la prima doppia, siamo indecisi se scendere sulla sx (vers. W), dove si vedono bene dei cordini per calata, o sulla dx (vers. E). La relazione (da camptocamp) dice di fare una seconda doppia sulla dx (Zwischbergenthal) , e poi traversare su comoda cengia per tornare in cresta. Scegliamo la discesa verso E, a dx. Solo che, dopo la seconda doppia, di comode cenge non ne vediamo; anzi, dobbiamo arrampicare ancora per scavalcare due difficili gendarmi (III+/IV°), e con traverso molto esposto, per tornare finalmente sulla cresta. Ma grazie all’esperienza e bravura di Giò riusciamo a superare questo difficile tratto, portandoci così sui nevai (piccozza e ramponi) e quindi sul sentiero finale fino al rifugio, dove giungiamo dopo quasi 10h dalla partenza. (NB. Forse le doppie sul versante W sono più semplici, ma a mio parere con più pericoli oggettivi visto il terreno instabile, e anche la risalita del canalino sfasciumoso che si vedeva non sembrava molto allettante...). Breve sosta al rif. e poi in 2h torniamo a valle. Meteo: sabato bellissimo, domenica mattina presto un po’ coperto alla partenza, poi via via più sereno con un po’ di nebbia solo sul versante italiano (x fortuna). Partecipanti: Fedora, Lidia (sempre forte) e Giò Rovedatti (indispensabile la sua guida in qualche tratto: grazie a lui mi son fatta un bel regalo di compleanno!).
FOTO 1: Sulla spalla nevosa. FOTO 2: L’attraversamento di placche piuttosto esposte. FOTO 3: Durante la discesa dalla cresta NW. Dietro, al centro, la vetta. Appena visibile la croce, e la prima ripida placca da dove si scende in doppia. |
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