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   Gran Paradiso, parete NO via Bertolone, 19/07/2014
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Onicer  ucamosciomoscio   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Posteggio Valsavaranche  (1830 m)
Quota attacco  3590 m
Quota arrivo  4061 m
Dislivello della via  470 m
Difficoltà  AD+ ( pendenza 55° )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  Rifugio Chabod
Attrezzatura consigliata  N.D.A. da ghiaccio
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Sono ormai anni che ho in mente questa salita, si presta egregiamente ad essere percorsa in solitaria viste le moderate difficoltà tecniche e la quasi totale assenza di pericoli oggettivi, se escludiamo l’attraversamento del ghiacciaio che ne porta alla base, ma anche questo se preso nella stagione giusta non offre soverchi ostacoli. Come spesso accade, impegni, altre proposte o più semplicemente piccoli fantasmi della mente, ci portano a rimandare a data indefinita, anche quando le condizioni sarebbero particolarmente propizie. Poi improvvisamente si trova la giusta alchimia, la propria tranquillità interna e presto fatto senza tante “menate” il tutto prende forma e si concretizza con estrema naturalezza e grande soddisfazione. Quest’anno per via delle strane condizioni meteo, la parete non sembra aver subito il consueto assalto nemmeno nel periodo tardo primaverile, inizio estate, quello più classico per questo genere di salite, solo il susseguirsi di perturbazioni dell’inizio luglio sembra aver riportato la parete nella sua vesta migliore. Il tam tam della rete non passa inosservato, un ennesimo meteo incerto nel fine settimana e la temporanea mancanza di soci mi convince che è giunto il momento buono, giovedì sera preparo lo zaino e venerdì alle 17 in punto salto in macchina destinazione Valsavaranche. Lascio il posteggio alle ore 20.15 risalgo abbastanza velocemente il bel sentiero per il rifugio Chabod, ed il giorno mi saluta riflettendo gli ultimi raggi di sole sulla NO del Grampa quale miglior auspicio per il giorno a venire. Passo oltre il rifugio e risalgo la morena che porta al ghiacciaio di Laveciau seguendo le tracce della normale, in cima alla stessa a 2930m mi sistemo per la notte, non fa assolutamente freddo e lo spettacolo al soffitto è dei più grandiosi, rinforzato dall’apparire del disco lunare dietro le quinte merlate del Piccolo Paradiso, in fondo si sta al mondo anche per regalarsi queste piccole emozioni. Alle 3.40 mi sveglio al passare di alcune frontali, vista l’ora capisco che sono i pretendenti alla NO, come mi aveva puntualmente informato la gestrice del Chabod la sera precedente, velocemente mi metto in scia in modo da agevolarmi l’attraversamento notturno del ghiacciaio. Capisco ben presto che la direzione dei miei compagni di avventura mi porterebbe in un dedalo di crepacci, decido quindi di intraprendere la strada che mi sembra migliore, ed in breve mi ritrovo sulle tracce dei giorni precedenti , seguendo le quali raggiungo la terminale senza grandi intoppi. La passo agevolmente su di un bel ponte proprio in centro parete, quindi via senza grandi soste per l’erto pendio, prima di neve ottima e compatta poi nella seconda metà di ghiaccio soggiacente a pochi centimetri di neve, che mi permette di rinverdire la tecnica del passo misto ideale per risparmiare il polpaccio in queste situazioni. Raggiungo la cresta sommitale poco prima della vetta ( quella vera secondo alcuni ) del Grampa e vengo inondato da un bellissimo e caldo sole, pochi passi sulla bella cresta e calco la sommità, confortato dal solito grandioso panorama . Mi avvio abbastanza velocemente sulla via del ritorno, poco sotto la vetta, all’intaglio che la divide da quella tradizionale, incontro Michel ( purtroppo non Pfeiffer ) un anziano signore francese piuttosto in difficoltà, come dice lui,( ma visto che è partito all’una di notte dal posteggio di Pont e sono le 8 del mattino, per un settantenne, che ha iniziato ad andare per monti nel 2012, niente male) lo rinfranco ed iniziamo la discesa assieme, dove alla “ Schiena di mulo “ ci separiamo, mi ringrazia alquanto commosso dopo avermi confessato che il suo grande sogno è il Monte Bianco. Alle dieci raggiungo il Rifugio Chabod per un meritato ristoro a base di pane speck e fontina tanto per rimanere leggeri con un cibo tradizionale dei luoghi. Riparto alla volta dell’afa letale che avvolge la pianura padana e del grande evento della notte bianca, che come ogni anno travolge il mio paese in un’orgia di fritto e sudore, regalando una vera notte da soogno alla zanzare e una da incubo al sottoscritto.
PS. La relazione tecnica mi sembra superflua questa volta, per una delle salita più percorse dell’arco alpino, comunque per gli irriducibili delle cifre, gran pendio regolare a 50° con tratto a 55° nei pressi del seracco poi nuovamente 50° nel tratto sommitale.
Bellissima escursione in compagnia di … me stesso
Foto 1 Il tracciato di salita e discesa
Foto 2 L’altra cordata sul pendio
Foto 3 La cresta sospesa del Granpa
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