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   Gran Paradiso, parete nord, 08/06/2013
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Onicer  grigna   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Pravieux - Valsavarenche  (1850 m)
Quota attacco  3600 m
Quota arrivo  4061 m
Dislivello della via  461 m
Difficoltà  AD ( pendenza 55° / I in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Chabod, ieri chiuso ma invernale aperto.
Attrezzatura consigliata  Da alpinismo.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento L'idea iniziale era di andare al Doldenhorn ma poi una telefonata di Pippalunga al mezzogiorno del venerdì ci ha fatto cambiare idea.
Partiti alle 18 da Milano dopo il lavoro, la macchina del Lezzenese ha subito qualche problema. Uno strano fruscio proviene dalla posteriore destra. Usciamo a Santhià dove ben 3 meccanici mettono mano alla ruota finchè trovano il guasto, un tubetto di non so che cosa rotto. Risolto il problema si riparte con breve sosta a Viverone per mangiare qualcosa. Alle 21 siamo al parcheggio di Pravieux dove piove seppur in maniera leggera. Decidiamo così per un’improbabile dormitina in 3 su un auto sfruttando un gippone bello alto per infilarci sotto tutti gli zaini e i ferri del mestiere. Alle 00.50 suona la sveglia e dopo abbondante colazione a base di mandorle secche e panini da hamburger vuoti marca “Roberto”, alla 1.30 ci incamminiamo alla volta dell’invernale dello Chabod che raggiungiamo dopo 2 ore. Qui giochiamo di astuzia lasciando partire tutte le cordate dirette alla nord facendogli batter traccia mentre noi ne approfittiamo per farci un the e riposare un attimo. Dopo una mezz’ora ripartiamo ma il buon Pippalunga non sta gran che bene, si sente stanco e debole e verso i 3000 metri decide di rientrare al rifugio. Proseguiamo io e il Lezzenese fino all’attacco della parete dove ci ramponiamo e leghiamo. Attacchiamo la parete sfruttando le tracce di alcune cordate che ci precedono ma poi, verso metà parete, quando questi decidono di puntare dritti al ghiaccio vivo, ordino immediatamente al Lezzenese si tagliare a sinistra dove c’è una sottile lingua di neve. Non sarei mai passato da quel ghiaccio… così il Lezzenese si batte tutta la traccia a parte un breve tratto in cui gli ho dato il cambio, fino all’uscita in cresta dove ci accoglie un caldo sole. Dietro di noi un simpatico solitario da me soprannominato ” Baffone “ , che saluto, si presta per fare il Vice Rambo e posa per le mie foto (venute malissimo, avevo solo la compattina”.
Entusiasmo alle stelle, crestina fotogenica e alle 9.30 siamo sulla vera vetta del Gran Paradiso, quella quotata 4061 m. Qui ci sarebbe da fare una breve doppia ma il mio occhio scorge sulla destra un facile canalino innevato che consente di scendere senza perder tempo. Infatti in 5 minuti siamo nello stesso punto in cui tutti sono li a frugare con corde discensori e altre ferraglie. In vetta, in maniche corte, ci fermiamo una bella mezz’oretta dopo di che, l’arrivo delle prime nubi, ci obbligano a ripartire. Discesa veloce anche per me fino al Vittorio Emanuele grazie prima all’ottima traccia portante e poi alle fide ciaspole che non mi fanno sprofondare.
Sprofondamenti e imprecazioni invece dal rifugio alla fine della neve dove il marciume la fa da padrone.
Che dire di questa salita, da tempo corteggiata, grazie all’invito di Pippalunga non è più un sogno. Peccato solo che lui non sia stato bene. Un ringraziamento particolare al Lezzenese, compagno delle salite in cui non bisogna mollare.
Le foto prossimamente, appena riesco a recuperare una copia di photoshop.
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