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   Gran Zebrù Langer Suldengrat, 10/07/2011
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Onicer  Luca Bono   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Rifugio Del Coston   (2661 m)
Quota attacco  2650 m
Quota arrivo  3850 m
Dislivello della via  1200 m
Difficoltà  D ( pendenza 55° / IV+ in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Rifugio Coston-Hintergrat Hutte
Attrezzatura consigliata  piccozza, ramponi, 2 viti da ghiaccio, 3-4 protezioni veloci, cordini
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento In dubbio fino a pochi giorni prima tra la cresta valtellinese e quella altoatesina, decidiamo per quest'ultima data dalla vecchia guida CAI-TCI come più avventurosa e grandiosa per l'ambiente (al cospetto della Nord del Gran Zebrù). Arriviamo al rifugio come al solito che la cena è finita ma questo non ci impedisce di gustare la buona cucina del Coston, vado sul sicuro e dopo i canederli vado di amarcord con il pasticcio di patate arrosto, uova e speck, divino! Ancora lo ricordavo dalla Hintergrat del 2005. La mattina partiamo da soli verso la nostra cresta (tutti gli altri vanno all'Ortles) ma ci accorgiamo con disappunto di essere preceduti da una cordata a 3 partita prima di noi dal Milano. Dopo la faticosa prima rampa obliqua ci portiamo all'attacco del primo impegnativo tiro quando una scarica dall'alto di bei sassoni ci mette in pensiero: ha senso avventurarsi su una via del genere con davanti questi mitragliatori? mentre facciamo le nostre riflessioni il tempo passa, quasi sul punto di rinunciare, arretriamo un po' per controllare la conformazione dello zoccolo, e ci accorgiamo che dopo il primo tiro quest'ultimo spiana e gira, morale, si può fare! primo tiro spittato molto duro (sporco, verticale, roccia non buonissima) poi si prosegue praticamente sempre sul II grado fino ad arrivare alla sella nevosa, da qui un altro pendio a 55° con bella strozzatura porta alla parte più coricata della cresta, dove la nebbia ci sorprende e ci costringe, per la visibilità quasi nulla e la neve marcia, a fare qualche tiro. La croce appare magicamente come una visione, ma non si può perdere tempo perchè anche la normale è messa maluccio (neve marcia con sotto ghiaccio vivo). Andiamo al passo della bottiglia sicuri di una veloce discesa a Solda, come assicurato da un tecnico del soccorso di Solda il giorno prima, ma ci accorgiamo che la neve è sparita e sotto di noi c'è un baratro di marcio...e intanto, nel canale prima del passo della bottiglia, che scende verso Solda ma ad un certo punto termina in una cascata d'acqua, un elicottero da Sondrio continua a girare...abbiamo il dubbio che siano i 3 che ci precedevano tratti in inganno dalla lingua di neve che magari hanno interpretato come il canale che scende dal Passo della Bottiglia. Con sommo disappunto risaliamo fino al Casati (che palata) e da lì via passo del Lago Gelato al Milano, da dove sfruttiamo l'ultima funivia per Solda (direi senza troppe remore vista la menata infinita della discesa).
Grazie ad Andrea per quest'altra bella avventura insieme, tirata per il collo come sempre e che sicuramente ricorderemo.
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