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   Monte Cervino / Matterhorn, Traversata Cresta del Leone (SW)–Cresta dell’Hörli (NE), 15/09/2007
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Onicer  Franz   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Cervinia (Valtournenche)  (2000 m)
Quota attacco  3581 m
Quota arrivo  4478 m
Dislivello della via  3050 m
Difficoltà  AD- ( pendenza 35° / III in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Rifugio Carrel (3830 m)
Attrezzatura consigliata  Piccozza, ramponi, un paio di friends e nuts, qualche rinvio, una vite da ghiaccio, casco
Itinerari collegati  Monte Cervino / Matterhorn (4478m), Traversata Cresta del Leone (SW)–Cresta dell’Hörli (NE)
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento E Cervino fu. Dopo anni che anelavo a questa salita, finalmente è stata messa “in saccoccia”. L’allenamento ricavato dai quattro weekend consecutivi, precedenti la salita, oltre quota 4000 mi è veramente utile: nessuno strascico e condizioni fisiche durante la salita perfette (consiglio a tutti di prepararsi adeguatamente a questa salitona)! Mi è compagno Fabrizio (Roveda) dopo che aveva “superato” la prova Grivola dimostrando grande sangue freddo anche in condizioni di maltempo e su terreno infido. Siamo venerdì a Cervinia alla ricerca di un modo per salire un poco in auto, jeep, impianti…ma non troviamo nessuna possibilità e ci rassegniamo a spararcela in toto. In realtà, la salita al Duca degli Abruzzi procede piuttosto bene. Anche dopo si sale per detriti e roccette verso la Testa del Leone. La giornata è ottima se non per una nuvola fantozziana sulla cima, che però si dissolve nel primo pomeriggio. È allora che arriviamo verso il Colle del Leone e possiamo ammirare la meta in tutta la sua magnificenza. Attaccate le rocce si sale per placche, evitando se possibile i canaponi. Ma la nuova Cheminée sarà veramente un cinema: un muretto di VI con il cordone lasco e penzolante. Alla capanna troviamo buona sistemazione e possiamo cenare presto e coricarci dopo un po’ di chiacchiere con una guida e altri interessati alla cima: saremo una ventina. La mattina partenza col chiaro (h7) dato che si comincia subito in roccia con la Corda della Sveglia. I tratti successivi richiedono un po’ di orientamento, ma la roccia non è così brutta come mi aspettavo, anzi… Traversiamo sopra il Linceul e con la Grande Corde siamo sulla cresta del Tyndall. Qui ci bacia il sole e vediamo la Testa del Cervino. La salita procede ora aerea su roccia buona. Proseguiamo in conserva. Ci sono chiodi per proteggersi. Il panorama è mozzafiato, la giornata pure. Dopo la traversata piatta del Pic Tyndall, siamo con l’Enjambé alle rocce della Testa. Dopo un po’ di belle placche ecco ricomparire i canaponi. Un muro duro e siamo alla mitica e tanto anelata Scala Jordan, che in realtà si rivela più facile dei passaggi precedenti. In vetta sembra di volare, tanto la sensazione di vuoto è forte. Abbiam impiegato 5h30. Fabri è stanco, ma lo vedo ancora in forze. Si prosegue alla vetta svizzera e giù verso il baratro. C’è neve dura e con peste ottime: condizioni ideali. In breve raggiungiamo un quartetto di padovani e iniziamo le doppie lungo i canaponi. Con 3 corde riusciamo a snellirci, ma la compagnia è troppo lenta e il tempo passa, ma la via non è comunque lineare. Dopo troppo siamo alla Capanna Solvay a 4003 metri. Tuttavia, la meteo è ottimale, abbiamo viveri, acqua e da coprirci, se proseguiamo arriveremmo sicuramente col buio e la discesa a detta dei padovani è complessa, quindi, piuttosto che dormire in rifugio optiamo per il bivacco. La notte passa indenne dopo uno spettacolare tramonto. L’indomani scendiamo con la prima luce, incrociando le cordate che salgono. Alla Hörnli, una birra e un rösti sono il giusto premio, ma salutati gli amici di Padova, la nostra giornata è ancora lunga: scesi a circa 2600, risaliamo ai 3300 del Colle del Teodulo donde per le interminabili piste a Cervinia e in valle per un’ottima selvaggina e costata finale.
Che dire? Una salita da fare prima o poi nella vita. Piuttosto faticosa, ma non difficile. Molta attenzione da porre nella discesa. La vetta è un ricordo indelebile! Poi ci sono alpinisti veri (Espo) che dicono: “Mica perdo il mio tempo su cagate come il Cervino” ed in effetti…si tratta di una “passeggiata”, di una via molto attrezzata, ma io aggiungo il mio parere: . Le corde fisse sono un bel deterrente, ma sono innegabilmente essenziali per delle schiappe come me…in ogni caso, ribadisco, quale miglior regalo per il mio imminente trentesimo compleanno! Un grazie a Lorenzo, Enrico, Pino e Beppe (i padovani) per la squisita compagnia e a Fabri che con 63 primavere mi può ancora “bagnare il naso” ;-) .
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