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   Aletschorn (4195m): traversata NE - SW, 02/09/2007
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Onicer  Franz   
Regione  Svizzera
Partenza  Blatten + Fiescheralp  (2200 m)
Quota attacco  3600 m
Quota arrivo  4195 m
Dislivello della via  500 m
Difficoltà  PD ( pendenza 45° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord-Est
Rifugio di appoggio  Mittelaletschbiwack + Oberaletschhutte
Attrezzatura consigliata  Casco, NDA, 6 viti in 2, Mezza corda da 60m.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Capita spesso che le gite si programmino grazie alle informazioni che si reperiscono da amici o via web. Per altre basta vederle da una cima salita in precedenza. Per il weekend appena passato è successo proprio così. Passando dal Sempione l’ultima volta (come del resto ogni volta) l’occhio cade sul bestione ammantato di ghiacci che è l’ALETSCHORN, 4195 m. Ecco quindi sabato mattina la mia “gattina” (n.d.r.: la mia AX ;-) ) parcheggiata a Blatten. Prendiamo un bus ed eccoci a Briga, dove con una precisione propriamente svizzera prendiamo il treno che parte per Fiesch con una coincidenza di 2 minuti. Da Fiesch in funivia fino a Kuhboden e, finalmente, alle 11 si comincia a camminare. Nuvoloni densi lasciano intravedere un cielo azzurro. Dopo il tunnel del Marjielnsee siamo al sole. Siamo all’impressionante falesia di ghiaccio che si getta nel laghetto glaciale. Attraversare l’Aletschgletscher sarà snervante e ci occuperà per ben due ore: un labirinto di pieghe e budelli, salti da un labbro all’altro, dietro-front e giravolte. Possiamo ora, dopo quasi 4 ore di cammino seguire il vallone che ci porta al MITTELALETSCH biwack. Solo 900 metri, ma in Oberland le parole “solo”, “breve” e “veloce” sono bandite. Un’altra lingua glaciale infinita. Arriveremo alle 20. Due sloveni, che poi il giorno dopo desisteranno, sono già in branda a cenare. Il sito è incantevole. Purtroppo l’indomani la sveglia “non può” suonare presto come previsto, posticipiamo perciò di un paio d’ore. Alla luce della luna partiamo nel labirinto di crepacci finchè l’alba infiamma tutto. Siamo all’Aletschjoch e si apre sotto di noi l’indescrivibile vastità del ghiacciaio più esteso delle Alpi. La cresta che conduce alla vetta è lunga e inizialmente affilata ma in ottime condizioni. In seguito un pendio poco inclinato ci sfianca notevolmente. La vetta non arriva…la giornata è spaziale, le cime non si contano più…dopo un tratto a 45° superiamo la quota 4089 e dopo un ultimo strappo e una crestina di misto e neve siamo sulla panoramicissima vetta. Credo uno dei migliori colpi d’occhio delle Alpi. Sul versante opposto la discesa è agghiacciante…Per uno sperone di misto (max II e fittoni) percorriamo i primi 500 metri. Ancora sfasciumi ed eccoci sul ghiacciaio che però in breve lascia posto ad un costolone di detriti e massi accatastati. Dopo 1600 metri siamo sul ghiacciaio, ma non siamo manco a metà. Dopo 3 chilometri siamo nei pressi dell’OBERALETSCH hutte, che sorge 160 metri sopra di noi. Per arrivarci hanno attrezzato delle scale su lisce placche. Seguendo degli ometti e dei vecchi bolli rossi (e delle relazioni in nostro possesso) proseguiamo per l’interminabile ghiacciaio di detriti. Sarà infinito e pieno di insidie che ci obbligano a vari “zigozago”. Gli ometti, dopo un chilometro circa, spariscono: scopriremo poi che esiste un nuovo sentiero in alto a mezzacosta. All’imbrunire arriviamo al torrente ablatore dove incrociamo il sentiero panoramico che porta a Belalp. Dopo 2 ore vi arriviamo. L’idea di scendere ancora 700 metri (dopo averne già fatti 2400!!!) pare improponibile e suoniamo al citofono dell’Hotel BELALP. Una doccia calda sarà il primo regalo più bello; la luculliana colazione a buffet il secondo. L’indomani in tutto relax, chiacchierando del compiuto, scenderemo a valle (in funivia a mezz’ora dall’hotel) e al pomeriggio in ufficio a Milano il ricordo di quegli ampi panorami insistemente ruberà ancora un angolino nella memoria.
In foto: alba dal versante del bivacco; la cresta NE, la discesa da SW.
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