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   Cima Uomo 3010 e Cuore nel 2016, 03/02/2023
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  passo San Pellegrino (1900m)
Quota attacco  2800 m
Quota arrivo  3010 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  PD- / II ( I obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  caschetto eventuale imbrago per assicurarsi nei passaggi attrezzati
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Il giorno dopo la salita a Cima Loschiesuoi con Lorenzo, decidiamo di portare David il mio secondo figlio di 14 anni a fare il suo prima 3000 metri e optiamo per la facile Cima Uomo. Ci portiamo così al Passo San Pellegrino(1919 m), che dopo aver parcheggiato, lasciamo alle 6.30 del 22/07/2016 dirigendoci sulla stradina che sale fino al Rif. Cima Uomo (q.2030) da dove abbandoniamo la strada per seguire un sentierino che si immerge dolcemente in dune erbose che sostengono la grande cresta in cui è compresa la nostra cima fra la Punta del Ciadin a sinistra e il sass de Tascia a destra. Alle nostre spalle oltre i prati verdi, notevole visione sull’intero gruppo delle Pale di San Martino( Focobon, Bureloni, Vezzana, Cimon de la Pala) e più lomtani l’Agner e l’altipiano della Fradusta. Poi alle 7.20 abbandoniamo anche il sentierino che gira verso destra e puntiamo per prati alla nostra elevazione. La traccia nell’erba è ormai scomparsa e la ritroviamo solo venti minuti più tardi sul ghiaione sotto la cima che affrontiamo avvicinandoci sempre più alla turrita cresta dove si rincorrono come bimbi tanti pinnacoli. Il ghiaione si fa erto, notiamo un bel mazzo di gialli Asteroide Silacino e puntiamo alla forcella dell' Uomo tra la Cima dell' Uomo e la Punta Ciadin, che però non andremo a raggiungere. Circa 150 m sotto la forcella, infatti, il ghiaione si restringe a canalone e sono più chiare da seguire le indicazioni verso destra per il percorso alpinistico alla cima, seguendo la cengia che taglia tutta la parete S. In alcuni tratti lungo la cengia sono presenti degli anelli di assicurazione e superando alcuni tratti interrotti ma agevoli da superare ed una rampa canale rocciosa (I) si arriva alla cresta SE nei pressi di un piccolo forcellino( h 9). La cresta, poco inclinata, si percorre facilmente seguendo una traccia nella ghiaia e superando un paio di passaggetti di I e I+ su dei muretti rocciosi con anelli per assicurazione. Infine per traccia nel ghiaione sommitale, raggiungiamo la grande croce di vetta (Cima Uomo 3010 mt, h 9). Con Lo facciamo i complimenti a david per il suo primo 3000 e lo fotografo felice con lo sfondo dei verdi prati del passo. Intorno bella la vista sul gruppo del Latemar, sul Sassolungo, e sulle Odle che emergono oltre il Sella. Grande vista sulla vicina sud della Marmolada e il Gran Vernel e sul lontano altipiano della Fradusta e le Pale. Oltre il passo lontana Cima d’Asta e i Lagorai. Un’oretta dopo guardando verso il Sass de la Tasca e l’evidente Sforcella del Laghet, iniziamo la discesa su nuovo percorso ben segnato che attraverso qualche semplice passetto su facile terreno roccioso ci fa scendere fino a Forcella dell’Uomo (q. 2840, h 10.30) dove un semplice ricovero in legno e una moltitudine di cartelli indicano anche la nostra direzione vs la Sforcella e la successiva Val di tasca che abbiamo scelto per tornare da percorso alternativo. Ammiriamoo Punta Ciadin che svetta corrugata sopra di noi ed iniziamo a scendere su terreno duro fino a transitare su un ponticello in legno sospeso sul vuoto ed attrezzato con cavo. Poi su bel sentiero di cengia, cominciamo a traversare e poi nuovamente a scendere seguendo un cavo metallico che ci fa passare sotto un enorme masso incastrato fra le pareti della gola e che pare pronto a precipitarci addosso. Raggiungiamo un caratteristico sforcellino che domina la forcella dall’alto e che attraverso bel percorso fra creste rocciose, parzialmente attrezzato, là ci conduce. Fotografo un particolare ragno nero che passeggia fra le rocce e il dune ghiaiose caratteristico laghet di cui ora si vede solo l’alveo carico di neve e alle 11.30 siamo arrivati (Sforcela del Laghet, q. 2765). Son salite le nebbie e il luogo ampiamente pianeggiante con chiazze di neve raccolte negli avvallamenti, ha un che di misterioso come del resto il Vvalon de la Tascia che fra i fumi dell’atmosfera iniziamo a scendere sotto la parete di cima Uomo, una piccola Sud con tante canne d’organo che s’inseguono verso la sommità della cresta. Mazzi di gialli papaveri crescono fra le grigie pietre dando un poco di colore all’ambiente fattosi improvvisamente tetro. Ci troviamo presto fra i resti di un evidente crollo di cui si vede ancora il distacco e poi nella nebbia atterriamo in un vallone completamente pietroso di cui facciamo fatica a scorger la fine. Poi invece un nevaietto ci conduce verso la fine dell’imbuto e arriviamo ad una palina con la scritta Val d la Tascia q.2425. E’ mezzogiorno e le nuvole si sono un poco alzate lasciando intravedere il vallone scuro dal quale siamo discesi. Passiamo sotto il Passo delle Cirelle la cui mezzaluna sabbiosa è custodita dalla tozza Punta Cigolè e poi scartiamo a sinistra abbandonando le pietre in favore di ambienti più accoglienti e verdeggianti. Ritorna l’acqua e la vita verde finchè tornano i prati e ci lasciamo definitivamente alle spalle il mondo arido delle pietre e pascoli erborei ci guidano verso il pittoresco e ridente villaggio di Fuciade(q.2000) che ci aspetta nella conca sotto di noi. Vi arriviamo alle 12.40 ammirando le belle casette in legno e questo angolo di Trentino cresciuto in Veneto. Per bel sentiero da passeggiata familiare planiamo sul Passo san Pellegrino per le 13.30 dove concludiamo la giornata fra birre e aranciata, non prima di aver ammirato splendidi cavalli neri al pascolo. Il giorno dopo concludiamo la triade di giornate col cugino Lorenzo, portandolo con sua moglie in un luogo mitico e sacro delle Dolomiti: il cuore. Veleggiamo da Caprile fino a cencenighe e poi su fino a Canale d’agordo per imboccare la Val di Gares e parcheggiare in località Pian. Lasciamo l’auto alle 7 e mentre cugino e moglie salgono tranquillamente verso Malga Campigat, io devio cerso un sito delle antiche miniere della Val di gares e precisamente il Bus de Stol di cui si può ancora vedere l’accesso. Poco distante anche ciò che rimane, con legenda e spiegazioni sul suo funzionamento, di una vecchia carbonaia. La giornata è un po' coperta e sotto un cielo bigio arriviamo a Campigat per le 8…cammina nadia,la moglie di Lo! Alzandoci sul sentiero vs Campo boaro non posso ammirare questa conca che splende di verde bellezza con la sua malga al centro anche in un giorno un po' così. Precedo la coppia in modo di dedeicarmi alle fotografie ed è bella quella nel canalone di discesa che oggi è particolarmente selvatico con diverse piante di abete che ne rendono più difficoltosa la discesa e a cui si aggiunge il fondo ancora ostruito dalle nevi e che ci costringe ad un delicato traverso nevoso che però ci porta più alti nella risalita su roccette friabili dell’altro versante. Alle 9 siamo sui prati dall’altra parte in risalita lungo la cengia, cui seguirà il piccolo passo d’arrampicata e l’altro traverso in direzione opposta verso l’attacco della parete. Mentre li fotografo resto ancora impressionato dal nero colore delle rocce vulcaniche che spicca fra il verde che le colonizza e che cadono a picco. Riusciamo a discendere solo per la fortunata e dirupata incisione che abbiamo appena percorso. Alle 9.45 raggiungiamo il mugo isolato che segna l’attacco della piccola scalata che con passi contenuti nel I° grado ci condurrà in Paradiso. Io salgo libero e Lo segue Nadia che non ha grandi problemi e appare più preoccupata per la discesa. Alle 10.30 fotografo Lorenzo e Nadia sorridenti e felici con il cuore sullo sfondo. Il loro sorriso rende il luogo ancora più bello e incantevole e Lorenzo mi restituisce il favore con spettacolari foto mie in piedi sopra al cuore e dentro il magico foro. Esaurite le foto Lo tira fuori la corda e lega in vita Nadia che lo precede nella discesa che presenta qualche tratto un poco ripido e in cui bisogna chiaramente evitare di cadere o scivolare. Sul pulpito appena sotto il balconcino del cuore agghindato di rododendri e ranuncoli,li fotografo con lo sfondo di tutta la catena delle Pale di san Martino e poi continuiamo a scendere con l’ultima insidia del traverso nevoso ancora di neve dura visto che il sole non è uscito a scaldarla e infine la risalita del canalone con qualche passo vicino al II° e infine la corda può essere riposta nello zaino. Alle 13 siamo a campigat che minaccia pioggia e mangiamo sperando di non prendercela durante la discesa. Invece felici e un poco bagnati per qualche scroscio improvviso, rientriamo sui campi di Pian fumanti di nebbie alle 15..con i cuori pieni di cuore! Grazie Lo per questi bei tre giorni di scorribande tranquille per le nostre amate montagne. Foto1 Cima Uomo Foto2 io e Da in cima Foto 3 Lo e Nadia al cuore

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