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   tre 3000 in un giorno, 13/08/2022
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  col Raiser (2100m)
Quota attacco  2700 m
Quota arrivo  3030 m
Dislivello  800 m
Difficoltà  PD / III ( III obbl. )
Esposizione  Varia
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  corde da 30 metri utili ma non obbligatorie se si vuole disarrampicare anzichè fare doppia dalla ciam della Furchetta Grande.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Parto per alcune giornate di ferie a Caprile con Billy essendo terminate quelle al mare e avendo alcuni giorni rimasti sparsi. Avendo una mezza promessa di portare Filippo, in vacanza a Falzes, programmo un tremila facile come il Sass Rigais sul quale non son mai salito e manco ho mai visto le Odle. AQ sera Fil telefona che per contrattempi non può venire l’indomani e allora non cambio programma ma aggiungo alla prima portata le due Furchette che si possono raggiungere partendo da una forcella in comune fra le tre montagne che poi hanno vie di salita indipendenti. Per risparmiare un poco di fatica decidiamo insolitamente di aspettare l’orario della seggiovia che parte dal Col Raiser e così complici altri ritardi sono sgià le 8.30 del 24/07/2022 quando ci fermiamo sui bordi del lago di Fedaia per ammirare il triste spettacolo delle condizioni indecenti del Ghiacciaio della Marmolada ormai riarso e bruciato dal sole che propone solo ghiaccio nero e secco. E sopra l’occhio vuoto del seracco precipitato qualche settimana prima travolgendo la vita di ben 11 persone. Ancora evidente alla base dello sperone roccioso il segno della frna di ghiaccio rocce e detriti. Superiamo poi anche il Sella e giù in discesa verso Santa Cristina dove deviamo verso il parcheggio in cui occupiamo uno degli ultimi tre posti rimasti. Alle 10 sbarchiamo al Col Raiser(q.2100) e ci avviamo un poco indecisi su quale, dei molteplici sentieri invasi dai turisti, seguire. Optiamo alla fine per quello ufficiale che scende per circa 70m.verso il Rif. Firenze e poi dal ì abbandonata l’orda prendiamo a salire dolci per prati verso le Odle che si son messe in fila come le partecipanti ad un concorso di bellezza, per farsi ammiarre: Le varie torri di Fermeda,la grande Odla, il piccolo e Grande Sass Rigais, le Furchette e a chiudere verso destra il Sass d la Porta. Il sentiero risale attraverso bellissimi prati regalando scorci sublimi sulle torri che ci sovrastano e giunge infine al Plan de Ciautier, magnifico altopiano pratoso ai piedi delle Odle, dove pascolano cavalli e fischiano le marmotte in un ambiente incredibilmente romantico( q.230,h10.45). Davanti a noi si vede la traccia dirigersi in diagonale verso l'imbocco del vallone della Val Salieres che si apre tra il Sass Rigais a sx e il Sass d la Porta a dx. ). Superiamo poco dopo il bivio per la ferrata di sudovest e imbocchiamo l’ampio canalone ghiaioso con una ragazza svizzera solitaria, molto allenata perché in una piccola pausa ci supera e non la vedremo più. Le due Furchette ora si mostrano frontali e sfrontate in tutta la loro selvaggia bellezza. Risalito tutto il vallone per sentiero a svolte sul ghiaione, raggiungiamo a mezzogiorno stanchi e trafelati per il caldo l'ampia e alta Forcella Salieres, fra la Gran Furchetta a destra e il Sass Rigais a sinistra (q.2700). Nascondiamo gli zaini dietro alcune rocce a destra e poi ci dirigiamo a sinistra verso le rocce dello zoccolo, risalendo le prime facili rocce non attrezzate (I) e quindi una breve dorsale di roccette e ghiaie che conduce ad una cresta di ghiaie. Qui inizia la ferrata, e troviamo subito Antò incrodato su una cengia laterale pochi metri dopo la partenza cui spieghiamo l’errore. La via con solido cavo di acciaio, risale una articolata parete in traversata verso sinistra e con alcuni tratti un po’ più verticali, di cui il più ripido con scalette subito all’inizio. La roccia è molto unta dagli infiniti passaggi e allora vista la faciltà (max II° grado) dei risalti laterali, preferiamo salire distanti dal cavo, attenti solo a non smuover sassi. Risalite le prime rocce si prosegue in diagonale verso sinistra, si scende un breve tratto non attrezzato sopra ad un canale (I-) e oltrepassato il canale, riprende la fune. Si risale in diagonale aiutati da staffe di ferro e quindi per solide rocce si doppia uno spigolo oltre il quale una larga spaccatura va superata con una spaccata che ricorda un poco l’enjambeè del Cervino. Si prosegue fino ad un terrazzo ghiaioso e poi uscire su una larga dorsale di ghiaie e roccette. Risalita la dorsale, si raggiunge una larga cengia sotto la cima, fino allo stretto roccione sommitale con la grande croce di vetta (q.3025,h 12,30). Il Sass Rigais che abbiamo risalito quasi di corsa, è, insieme alla vicina Gran Furchetta, la cima più alta del gruppo delle Odle (Geisler in tedesco) e dalla sua cima ammiriamo la possenza della parete che dovremo salire per arrivare in cima alla Gran Furchetta. Dall’alto fa veramente impressione e dopo qualche scatto abbandoniamo l’affollata cima per ridiscendere alla forcella dove pranziamo e dopo essermi isolato per bisogni urgenti, prendo a seguire billy su per la parete(h 14) lasciando ancora una volta gli zaini nascosti. Seguendo gli ometti, risaliamo prima le rocce dello zoccolo e poi un canale (I), fin che la parete diventa più difficile. Ora si traversa a sinistra per una decina di metri superando un passaggio (II+, molto esposto) delicato su una piccola pancetta. In questo tratto vi sono un chiodo alla partenza, una clessidra a metà e un cordino incastrato alla fine. Si riprende a salire, obliquando verso sinistra e ci si porta in prossimità della cresta e dell’immenso vuoto sottostante: si affrontano placche (I, talvolta ricoperte di detriti) alternate a tracce di sentiero. Superata una paretina di circa 5/6 metri (II) restiamo troppo vicini allo spigolo, anziché spostarci a destra, e (ce ne accorgeremo al ritorno) affronto una placca liscia che supero in aderenza ma troppo esposta e sul quale scatto belle foto a Billy che invece arrampica un poco più lateralmente e difficilmente. Superato quest’ultimo ostacolo, arriviamo sotto il castello sommitale che difende la vetta opponendo un’ultima paretina che va affrontata con decisione fra placchette e grossi blocchi(III°-) che portano alla sosta per la calata in doppia pochi metri sotto la cima dove soffio e mi fermo ad aspettare billy. Per placche inclinate ed esposte raggiungiamo subito dopo la croce ( q.3030, h.15). Mamma mia che esposizione! Da tutte le parti domina il vuoto e i pensieri metton le ali per non perdere di sicurezza. Riporto quanto pubblicato da Richard Goedeke e Hans Kammerer sulla loro guida "I 3000 delle Dolomiti": "Una via originaria, per chi ha la necessaria preparazione per muoversi su roccia non ripulita né preparata, un itinerario soddisfacente. In contrasto la ferrata di fronte talvolta dimostra quanto di avventura alpinistica si perde attrezzando un itinerario in roccia". Fa impressione la vista del vallone proprio sotto di noi e le immense catene dolomitiche dal Sassolungo al Sella dominano l’orizzonte. Bella anche la vista sull’Odla di Valdussa e il Sas d’Ega che anticipano l’enorme anfiteatro del Sass d la Crusc e Counturines Lavarella. L’ometto della Piccola Furchetta occhieggia poco lontano separato da noi solamente da una lastra di vuoto..ma noi non siamo pensieri e ali non abbiam! I profili insoliti di Puez e del Sass de Putia, ci ricordano della zona dove siamo. Assaporiamo e fotografiamo il vuoto in cui siamo immersi, per mezzoretta come pesciolini in una boccia e la croce, baluardo cui assicurarsi. Poi ritorniamo alla realtà e alla complessità della discesa che ci attende. Conveniamo di scendere in doppia e Billy si offre volontario per scendere per primo, visto che c’è l’insidia di un canalone verso destra che sparisce nel vuoto. Velocemente siamo alla forcelletta di base e riprendiamo il cammino sulle tracce dell’andata evitando( per fortuna) la placchetta esposta e trovando un pochino più complicato il passo esposto dopodichè di ometto in ometto, riguadagniamo per la terza volta in giornata, Forcella Salieres( q.2700,h 17.15) da dove dopo breve sosta traversiamo per tracce in diagonale verso destra fino a raggiungere il Canalone della Porta in cui ci caliamo da alcune rocce e che dovremo risalire fino al suo termine. Dura sul ghiaione e terriccio che accompagnano i nostri passi verso il basso rallentando l’ascesa su quadricipiti ormai stanchi per il dislivello accumulato. Ma alla fine fra enormi e verticali pareti che s’innalzano di lato raggiungiamo la finestrella in cielo di Forcella de La Porta(q.2860,h 17.45). Lontana e diafana, appare la montagna sacra (il Civetta). Qui commetto l’errore (non aiutato dalla relazione in nostro possesso) di assecondare l’unica traccia che vediamo e per buon sentiero cominciamo a salire verso l’alto fino a quando scopriamo l’ovvio e vediamo le due Furchette distinguersi l’una dall’altra a sinistra della forcella. Ritorniamo giù con vista poderosa della via di salita e saliamo al forcellino d’attacco dove vediamo immediatamente il piccolo strapiombino descritto con passaggio di III°- che però ci sembra più friabile che difficile. Provo io senza corda ma mi rimane tutto in mano, poi prova Billy e riesce a mettere il naso dall’altra parte ma quando ridiscende comincia ad esprimere dubbi sull’ora tarda (sono le 18.30) e sul tempo che potremmo metterci. Ha ragione, provo a insistere, ma anche io poco convinto mi arrendo alla ragione della lunghissima a discesa che fra l’altro ancora ci attende. Decidiamo di consolarci salendo sulla vicina e facile Odla di Valdussa che in 4 salti raggiungiamo( q.2950, h 18.45) con panorami fantastici sulle strapiombanti pareti della Grande Furchetta che precipitano sulla Val di Funes e dove i fratelli Messner scrissero pagine leggendarie della loro storia e di quella dell’alpinismo. Percorro con gli occhi del rimpianto il bordo della lunga e inclinata parete che dal forcellino sale verso la cima della Piccola Furchetta e ammiro le turrite rocce della sommità del Sass d la Porta che stavamo quasi per errore raggiungendo( altro piccolo rimpianto). Qualche foto con la luce del sole che inizia a virare sul’arancione, due chiacchere nella pace della sera che scende ad abbracciarci e alle 19, in pace dopo la nostra lunga giornata dolomitica, muoviamo i primi passi in discesa consapevoli che sarà lunga e sarà buio. Giù veloci di nuovo in forcella e poi per ghiaione su bel sentiero che gira sotto il Sass d’Ega e la sua turrita cresta dove incredibili formazioni rocciose salgono e s’avvinghiano verso il cielo azzurro e come contorte fiammelle splendon di luce. Continuiamo a scender nel vallone d’ Ega verso la fortezza delle Canzeles (Kanzeln) e ad un cero punto dall’arido deserto emerge acqua in pozzette da cui beviamo avidamente essendo le nostre scorte finite da un pezzo. Tre dita rocciose si alzano in cielo e sono meravigliose da fotografare nei loro continui cambi di prospettiva e angolazione. Oltre un falsopiano vediamo tutta la Val d’ Ega spingersi verde fino al lontanissimo Col Raiser. Intanto il tramonto ha cominciato i suoi fuochi d’artificio sulle pareti sopra di noi e di meraviglia in meraviglia terminato il giro, rientriamo alle 20 ai piani di Ciautier, fra marmotte in abito da sera e pareti luccicanti d’oro. Rivediamo le torri di Fermeda e le montagne salite poche ore prima( Sass Rigais e Furchette) che ora riposano nella quite serale mentre a destra lo spettacolo sta per cominciare e d’arancione come i fiori d’arnica cha a mazzi spuntan dal verde si colrano le pareti della Muntajela e della Piza. Scattiam foto spettacolari nei prati verdi che in ombra salgono verso la luce arancione delle pareti. Poi la Piza s’incendia e sembra incredibile poter assistere gratis a spettacoli del genere. Alle 20.30 con in faccia l’immenso Sassolungo che chiude l’orizzonte siamo sopra al Firenze e deviamo (altro errore) verso il Col Raiser da cui siam venuti ma che non aveva senso raggiunger di nuovo per prati e boschi e saliscendi in una natura però meravigliosa che ci regala nuove immagini di bellezza. Alle 21 stanchi e invidiosi transitiamo davanti agli ospiti dell’albergo che guardiamo gustarsi la magnificienza della sera comodamente seduti sulle sdraio. Noi proseguiamo in discesa fra prati sentierini,stradine varie fino a fermarci alle 21.30 su un prato a consumare gli ultimi rimasugli di cibo. Poi al buio con le frontali e su stradine dissestate, lasciati sconsolati al margine della strada da un trattore cui avevamo chiesto un passaggio e da un’auto altrettanto impietosa, raggiungiamo sfiniti e distrutti alle 22.15 il parcheggio lieti almeno di non ritrovarci impossibilitati a recuperare l’auto. Regolarmente paghiamo alla cassa automatica e la sbarra si alza liberandoci la via per il ritorno a casa. Grazie Billy per una giornata intensissima da tutti i punti di vista. Umano e alpinistico. Foto 1 le Odle Foto 2 Le Furchette Foto 3 in calata dalla Furchetta Grande
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