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   Gelida pipata,Zucco Barbisino, 08/04/2015
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Ceresole di Valtorta (1300m)
Quota attacco  2000 m
Quota arrivo  210 m
Dislivello  100 m
Difficoltà  D / V ( IV+ obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  lecco
Attrezzatura consigliata  nda
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Per noi abitanti della pianura diventa difficile l’allenamento sia per l’alpinismo che per l’arrampicata specie per chi proprio non ama le palestre in plastica e allora un ruolo fondamentale ce l’hanno quelle falesie di cui ci innamoriamo e in cui torniamo volentieri quasi fossero una seconda casa. Fra queste senz’altro quella di Perino che si articola anche nella parte superiore conosciuta come Pillori che sono poste a metà strada tra Rivergaro e Bobbio in Valle Trebbia (1 h da Cavacurta) e quella della Pennula in Val Nure oltre Groppallo e che richiede mezz’ora in più. In una bella giornata di primavera (fresca per non far sudar troppo le mani…) il 2 aprile del 2015, Armin a Perino riesce a chiudere il suo primo 6a+ (El Pube) pareggiando quindi i miei risultati mentre io colgo l’occasione per riattivare la circolazione dei miei avambracci in vista di una scalata che ho in mente di fare con Billy la settimana dopo. Essendoci ancora neve in giro puntiamo alle non alte cime della bellissima Conca del Campelli e in particolare della zona posta a sud, al sole. Così la mattina dell’8 aprile ci coglie alle 7.15 già pronti per la partenza da Ceresole di Valtorta. Abbandonato il parcheggio iniziamo a camminare sulla strada asfaltata chiusa al traffico che è ancora innevata e, in corrispondenza del primo tornante verso sinistra, saliamo per le piste da sci che come un grande serpente bianco, salgono verso l’alto e oggi deserte e strisciate dalla luce fredda del primo mattino,hanno il loro fascino. Incrociamo ancora una volta la strada per poi tornare a salire ripidamente fino a sbucare accanto alla stazione a monte della seggiovia. Passiamo sotto i cavi ed i piloni di una seconda seggiovia, e, in breve, raggiungiamo il Rif Lecco (q.1779 Mt. h8.30) per poi inoltrarci nel vallone dei Camosci, risalendo l'ampia pista da sci (a sx si avrà uno skilift, a dx i pali per le reti di protezione). Superare di qualche centinaio di metri la stazione terminale dello skilift e salire poi a sx verso la base della Bastionata Sud che raggiungiamo camminando nella neve in circa mezz’oretta e approdando all’erba e al sole. Che contrasto con il vallone che tetro e innevato dorme ancora il sonno dell’inverno. Camminiamo sull’orlo di due stagioni fra futuro e presente. La via Gelida Pipata è l'ultima della bastionata, e attacca su uno spigolo a sx di un camino: nome della via scritto in vernice nera sulla roccia. Poco distante a destra la sagoma della Torre Conica che osserviamo mentre con calma ci prepariamo un poco riscaldati dal sole ancora incerto del primo mattino. Alle 9.30 iniziamo ad arrampicare, parte Cecco. L1: dalla sosta di partenza, sale il bel e illuminato spigolo a sx, seguendo l'abbondante chiodatura: fittoni e qualche chiodo normale. Nel tratto iniziale supera un lieve strapiombino, poi le difficoltà scemano, e si prosegue per un lungo tratto su roccia molto appigliata. Nell'ultima parte del tiro si sposta verso il camino di dx, senza entrarci, superando infine un breve risalto verticale più difficile, ed uscendo così alla comoda sosta. Difficoltà concentrate nella parte iniziale e finale della lunghezza, chiodatura da falesia. Che tiro fantastico come salire sul dorso di un drago nel segno del sole che nasce e scalda teneramente 5a (V+), 25m L2: Ci diamo il cambio e dalla sosta mi sposto a sx lungo la cengia per salire poi verso dx su placche appigliate e assolate che cominciano a scaldarsi. Sembra di nuotare nella roccia. Arrivo fino alla base di un diedro-camino, che scavalco e sosto alla sua dx su un pulpito. 3b (IV-), 15m L3: Cecco risale il diedro-camino, inizialmente appoggiato, poi più verticale. Sembra di essere in Dolomiti con questo incredibile contrasto cromatico tra il grigio del calcare,il verde secco dell’erba e il blu del cielo che fa da tetto là in alto.Uscito dal tratto verticale il camino si appoggia e prima del suo termine (sbarrato da massi) esce a dx (fittone e chiodo) con un passo strapiombante ma ben appigliato. 3b (IV-), 25 metri L 4: per facili roccette, arrivo in pochi metri ad un'ampio terrazzo erboso. La risalgo interamente, arrivando alle rocce dove un fittone permette di sostare (II, 20m) e da cui recupero Cecco. E’ mezzogiorno, ci fermiamo un po' con le spalle appoggiate alla roccia a godere dell’abbraccio del sole col culo sull’erba e il vento della montagna ci porta vi a con sé nel regno del silenzio dove si sente solo la voce del cuore e il suono dell’infinito. Non volendoci calare ma con l’intenzione di arrivare fino in cima, ci cambiamo le scarpette e arrampichiamo il muro roccioso per un canalino spuntando sulla cresta sommitale che va lungamente percorsa in ascesa verso sinistra fra dossi nevosi e pendii erbosi che si sono già scrollati la neve di dosso. In alcuni tratti la neve gelata mette in apprensione il nostro incedere perché rischiamo di scivolare via e quindi cerchiamo l’erba fino alla parte terminale della cresta che come un’onda bianca scivola sinuosa fino al suo punto più alto. Ma ora per fortuna la pendenza è meno accentuata e galleggiamo in sicurezza raggiungendo il cupolone nevoso della vetta dello Zucco Barbisino (q.2150 h14). Vista dominante sulla Conca del Campelli con lo Zuccone a farla da padrone e poi tutto il mondo par di dominare in una giornata limpida e tersa che permette all’occhio di trapassar le distanze e abbracciare il mondo. La vicina Grigna davanti ai lontani Dom Aletschorn e Finsterarhorn che dalla Svizzera orlano di bianco l’orizzonte. A sinistra della Grigna, insolita visuale sul gruppo del Gran Paradiso. E poi dietro la Corna Grande, il Pizzo dei Tre signori che anticipa il Disgrazia e il Gruppo del Bernina. Saluti anche ai Lumbart Legnone e Resegone. A est le Orobie fra cui spiccano da sinistra, il Corno stella, lo Scais, la Presolana e l’Arera. Stiamo in cima mezz’oretta e poi ripercorriamo le nostre tracce sulla neve e giù per prati fino a disarrampicare un canalino attiguo a quello salito (più a sinistra scendendo) e che ci sembra più semplice da scendere. Alle 15.30, non trovando i chiodi di calata dove termina la via prima del terrazzo erboso, ci caliamo dalla sosta al termine di questo fino a S2 e poi da qui una lunghissima ed emozionante calata nel vuoto ci riporta alla base della via. E dal vuoto torniamo al “pieno” delle nostre vite,felici di essercene dimenticati per un poco. Foto1 Cecco sale verso S2 Foto 2 Cecco arma la prima doppia Foto3 la via
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