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   L'epopea del Corno, 10/09/2014
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione (1000m)
Quota attacco  2220 m
Quota arrivo  2263 m
Dislivello  50 m
Difficoltà  PD+ / II ( II obbl. )
Esposizione  Nord
Rifugio di appoggio  coca
Attrezzatura consigliata  spezzone di corda soprattutto per la calata. Il grado non supera il II°+ ma l'esposizione è pericolosa in caso di errore. Protezioni veloci al bisogno.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il 18 agosto del 2010 levo le ancore da Cavacurta e senza molte ambizioni in una giornata dal meteo incert, viaggio alla volta della Bergamasca dove ho intenzione di andare a salire una cima laterale al Rif. Coca. Passato il rifugio, sotto un cielo grigio mi trovo nella bella valletta sottostante il sentiero che più in alto traversa in direzione del Laghetto di Coca presso il grosso masso erratico che nella relazione di Alessio, indicava il punto in cui traversare il torrente per risalire poi la valle dall’altra parte. Non c’è sentiero e quindi diventa importante questo punto di riferimento per non allontanarsi troppo dalla direzione giusta. Risalgo il pendio detritico dall’altra parte e così facendo emerge il profilo appuntito del Corno confermandomi l’esattezza del percorso. Ora bisogna traversare lungamente un pendio prativo piuttosto ripido ed essendo quasi obbligato il passaggio una lieve traccia si snoda fra le pieghe e le anse dei fianchi della montagna. Si traversa in piano esposti ma mai troppo e alle 14 raggiungo il Passo del Corno da cui staccandosi leggermente per cresta si arriva ad attaccare le rocce finali della nostra punta. Le nebbie mi avvolgono e tutto è umido in un paesaggio misterioso degno della Scozia. Mi avvicino alle rocce finali vedendo poco dei baratri che mi circondano e quando intuisco la linea di salita avventurarsi verso l’esterno a sinistra mi passa decisamente la voglia di provare a metter le mani su quel diedro umido: scivolare significherebbe finire nel vuoto e per oggi con questa visibilità ormai nulla, il gioco non vale decisamente la candela. Due mesi esatti dopo ci ritorno con Gianluca Polledri, amico di Codogno più avvezzo ai pc che alle rocce ma che ha accettato la mia proposta per una passeggiata fra le meraviglie orobiche e la natura si impegna quel giorno a dare il massimo di sé. E’ una giornata fantastica e alle 8 siamo a Valbondione con le nebbie che ristagnano sopra il paese in attesa di svegliarsi e cercar fortuna altrove. Un silenzio greve avvolge la montagna e il primo cenno di vitalità ce lo da una salamandra che incontriamo sul sentiero. Alle 9 dal bosco dipinto e variopinto, rosso giallo e marrone, uno squarcio azzurro ci mostra le rocce del Coca e del Corno spolverate di neve. E’ un tripudio di luce colore e bellezza. La montagna in veste autunnale come un pavone mostra la coda e noi continuiamo a scattar foto tanta è la forza della Natura. Un amanita da poster cresce nel sottobosco e quando usciamo dalle piante una pioggia di colori ci investe: che spettacolo! Sembra di esser stati invitati a camminare in un quadro impressionista. All’altezza delle opere idriche il sentiero comincia ad imbiancarsi e quando transitiamo dal Rif. Coca alle 10.15 ormai camminiamo nella neve. Poco dopo inizia il leitmotiv della giornata, vale a dire la presenza di grossi branchi di stambecchi che come bisonti dal pelo marrone scuro passeggiano e brucano tra queste praterie d’alta quota. Animali bellissimi che non ci stanchiamo di fotografare continuamente tanta è la loro regale eleganza nel muoversi. Ormai il corno è apparso davanti a noi e lo indico ad un poco convinto Gian mentre ci mostra la sua impervia e innevata west face…vedremo! Dall’altra parte rilucenti di sole e smaltate di neve le imponenti pareti del Porola e dello Scais con il canale che tanto attira la mia fantasia e che improbabile da percorrere termina in quel pertugio fra le pareti dove tanto mi piacerebbe andare a dare un’occhiata. Nel frattempo fra una foto e l’altra agli stambecchi che ci precedono o seguono, prendiamo quota e arriviamo all’altezza del grande traverso che conduce quasi orizzontalmente verso il Passo del Corno. Lo si vede serpeggiare come una riga scura fra il candore della neve. Belle visioni camminando sui precipiti e innevati valloni che scendon giù scolorandosi del bianco fino alla conca verde dove è adagiata placidamente Valbondione. Controllo l’incedere di Gianluca su questo terreno semplice ma comunque pericoloso in caso di scivolata e a cui lui non è così avvezzo ma mi dice sempre che è tutto ok. E il Corno si avvicina e sull’ancor più innevata parete nord si vede la cicatrice scura del diedro chiave d’accesso alla vetta. Difficile anche per oggi. Intanto si è aperto un grandioso panorama sulla conca del Barbellino dove il lago sembra la verde pupilla di un occhio meraviglioso definito dalle cime innevate di Recastello e dintorni. E voltandosi indietro la meraviglia non cala nella magnificienza della cresta in questa stagione himalayana che collega la Cima d’Avert al fratello maggiore Redorta per poi proseguire sublime verso i regni di Scais. E’ mezzogiorno,Gianluca si ferma e veste i panni del fotografo mentre io salgo nella neve ora più alta la rampa d’accesso fino all’inizio del diedro finale che è come pensavo troppo carico di neve per rischiare una salita senza assicurazione e allora mentre osservo l’ambiente circostante mi rilasso e sprofondo nella solitudine alpina di essere così in alto,immerso nel bianco sopra i colri del mondo sottostante. Poi mi giro e scendo per raggiungere il mio compagno. Mangiamo qualcosa prima della discesa. Ritornati al Passo del Corno propongo a Gianluca la discesa sull’altro versante verso i laghi del Barbellino. Ad un tratto un immagine solare di prati gialli attira la mia attenzione e scorgo sotto di me la stazioncina d’arrivo della centrale Enel posta proprio sotto i Pinnacoli di Maslana da una prospettiva alquanto insolita perché ci siamo proprio sopra. Nascerà allora l’idea di raggiungere quel luogo per un estusiasmante, solitaria e avvincente salita. Intanto il Corno da questa parte mostra all’occhio attento l’omino di vetta e salendo di quota lo vediamo da una bella prospettiva come del resto i Pinnacoli di Maslana che ora sono proprio sotto di noi. Poi sprofondiamo nella contemplazione delle conca del Barbellino coi due laghi verdi in un tripudio di montagne bianche che li custodiscono: Recastello, Strinato, Costone, Trobio, Gleno, Tre Confini, Cimone. Anche la Regina Presolana che domina sulle zone degli impianti sciistici ora deserti, in attesa di essere ripopolati dal popolo degli impianti di risalita. Anche su questo versante, gli stambecchi abbondano e li incrociamo continuamente. Alle 14.30 siamo alla base della diga del Barbellino e riesco a scattare una stupenda foto al Corno sul cui sfondo si stagliano Fdp,Torrione Curò e Punta di Scais e poi tra una foto e l’altra alle zone del Pinnacolo scendiamo dal Curò verso Valbondione. Passano gli anni e il Corno è sempre là e io ancora qua. Il 03/09/2014 propongo a Billy di andare a farci un giro: lui deve ancora riprendere le lezioni ed è libero e allora nonostante le previsioni meteo scarse decidiamo di provarci comunque. Arriviamo a Valbondione che piove verso le 8 e decidiamo di farci un sonnellino: alle 9 piove anche di più senza cenni di miglioramento e allora decidiamo di farci una foto in auto nel punto massimo raggiunto e mestamente facciamo rotta verso il piano e l’asciutto. Una settimana dopo però partiamo convinti a chiudere il conto con la montagna. Alle 7 partiamo dal parcheggio e mezz’oretta dopo vediamo le prime luci dipingere i capelli della nostra montagna. Alle 8.30 siamo al Rif.Coca, traversiamo il torrente e la valletta del masso erratico per risalire il pendio dall’altra parte e poi iniziare a costeggiare il fianco della montagna fino a giungere al Passo del Corno e guadagnare poco dopo (h 10) la base del Corno. Qualche breve passo di II° grado un pochino esposti e siamo alla base del diedro finale che oggi appare illuminato solare e meno repulsivo delle volte precedenti. Apriamo i nostri zaini per tirar fuori un mimimo di materiale per fare un poco di sicura ma come nella scena di Aldo Giovanni e Giacomo ognuno si dice convinto che era l’altro ad aver detto di portarlo. Cominciamo a ridere come dei matti e poi dico a Billy che comunque non torniamo indietro stavolta. Uno spezzone di corda l’abbiamo e allora salgo il non difficile diedro di roccia solida recuperando poi a spalla Billy che mi raggiunge che sta ancora ridendo sul prato sommitale. Particolare la vista sui Pinnacoli di Maslana che son proprio sotto di noi mentre la vista sulla scogliera di Scais è coperta dalle nuvole girovaghe. Bella vista su Valbondione,Lizzola e cima Soliva, il bel sentierino d’accesso e la Conca del Barbellino oggi in versione estiva e un poco meno attraente. Poi noi che ridiamo davanti all’obiettivo e Cecco che mi cala nel diedro dove trovo uno spuntone per attrezzare una sosta con l’umico cordino e con l’unico moschettone calarlo successivamente fino alla base. Poi disarrampichiamo le roccette e ritroviamo il sentiero che porta verso casa. Troviamo scendendo una costruzione circolari di pietra senza tetto che penso potesse servire da riparo per il vento nelle notti all’addiaccio di pecore o pastori. Erranti anche noi sulle vie della felicità muoviamo in discesa i nostri passi. Foto1 la via Foto2 io e cecco in cima Foto3 calo cecco nel diedro
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