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   Duranno, 18/07/2012
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Friuli Venezia Giulia
Partenza  casera Mela (1200m)
Quota attacco  2500 m
Quota arrivo  2670 m
Dislivello  170 m
Difficoltà  AD / III+ ( III obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  Maniago
Attrezzatura consigliata  nda,corda 50 mt
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Il Duranno, Inconfondibile piramide delle Dolomiti Friulane è una fra le più belle e caratteristiche cime, detto il Cervino del Friuli. Emerge spesso appuntito, lontano e misterioso nelle mie scorribande dolomitiche, accompagnato dalla Cima dei Preti. Mete quasi esotiche e dall’altero fascino. Da quando nel 2009 ci provai da solo e mi dovetti fermare all’inizio del canalone finale, volevo arrivare a salirlo ma bisognava farlo con la corda e allora lo propongo ad Armin, il mio figlio maggiore di 12 anni, ormai avvezzo a seguirmi per monti e sufficientemente abituato alle manovre di corda. Partiamo alle 5 del mattino del 18/7/2012 da caprile dove siamo in vacanza con la famiglia e alle 6.20 arriviamo in auto al parcheggio di Casera Mela(1180m.), dopo aver ammirato la bella valle a Canyon che si allungava sotto di noi. Spicca anche in fondo alla valle buia la parete nord del Duranno che illuminata dal sole, sembra l’Everest dal lato cinese. onde di sole pennellano anche i verdi prati dei pascoli delle Centenere, dove si muovono alcuni dei racconti di Mauro Corona. Partiamo alle 6.30 lungo il ben mantenuto sentiero che sale vs il Rif. Maniago, incontrando subito una parete rocciosa le cui linee di faglia si piegano curiosamente ad arco vs l’alto: sembra veramente un maroso pietrificato. Poco dopo bellissima visione sulla mole del Col Nudo, corazza di pietra poggiata su verdi basamenti. Entriamo ed usciamo dal bel bosco con viste sul Duranno che diventa sempre più grande e alto sopra di noi e poi quasi all’arrivo la vista si apre su altri monti di mauro, come le belle cime del Borgà e della Palazza Alta. Alle 8 sbuchiamo dal bosco nella bella piana del Rif. Maniago( m 2730) ancora addormentata e cullata dall’ombra delle pareti del Duranno. Entriamo e faccio fare ad Armin una colazione da fotografia con brioche cappuccio miele pane burro e marmellata. Mezz’ora dopo riusciamo nell’ombra e prendiamo a salire il bel sentierino che porta in braccio alla montagna fino ad accarezzarne le pareti e solleticarne la base salendo a brevi,ripidi, e faticosi tornanti vs la Spalla del Duranno. Fotografo anche il grande canalone che divide la Spalla dalla vetta vera e propria e che costituirà la difficile chiave d’accesso vs l’alto.Il sentierino prima per verdi e mughi e poitra le ghiaie e infine per facili roccette ci conduce a Forcella Duranno (q. 2217 m, h 9.20). Fotografo mio figlio che sale e intanto un bel stambecco che s’aggira tranquillo come questo luogo fosse casa sua. Neanche l’arrivo di Armin lo disturba e riesco a scattare una bella foto che li ritrae entrambi seduti e poi che insieme s’avviano verso il compimento della loro giornata: noi in salita, lui in traverso per erbe. La spalla s’alza possente sopra di noi e seguiamo la traccia (prima ometti e poi bolli rossi sbiaditi) che sale per zolle erbose. ma sia mo distratti da un branco di stambecchi e da una famigliola particolarmente bella con due cucciolini di cui ammiriamo le evoluzioni alpestri sui costoni rocciosi sopra di noi. Giro praticamente un servizio da National Geographic e alcuni fra gli scatti più belli della vita in natura. Ad un certo punto oltre che ai cuccioli di cui riprendo gli attenti e guardinghi passi, riesco a catturare insieme schierata su un roccione e contro cielo l’intera famiglia allineata con maschio, mamma e i due figli. Terminato il reportage sulla Capra Ibex, uno sguardo vs il basso coglie il bell’intaglio della forcella e subito dopo Armin è impegnato in un passaggino non proprio comodo presso una rientranza di roccia (un po´ esposto e scomodo, umido) che segnala l’inizio della via alpina vs la cima. Su per un pendio detritico per rimontare una crestina. Una stambecco ci osserva dall’alto. Sempre seguendo i bolli rossi si rimontano facili roccette che ci portano proprio sotto la cornuta sentinella che ci fissa pochi metri sopra di noi. Saliamo verso di lui e gli siamo praticamente ad un metro di distanza fra le nostre teste e i suoi piedi, e lui imperterrito ci fissa anche mentre lo fotografo. Si sposta solo quando lo raggiungeremmo, essendo sul nostro percorso roccioso, per darci un saggio delle sue abilità d’arrampicatore equilibrista. Riesci solo ad immaginare ammirato le sue unghie prensili ancorarsi alla roccia e permettergli passaggi da brivido con un eleganza e una potenza invidiabili. Ora dobbiamo affrontare un breve canalino (II) fino ad una terrazza detritica (a destra una traccia devia per la Cengia Alta, percorso anulare attorno al Duranno, solitamente fatto in senso antiorario). Noi seguiamo invece la cengia verso sinistra facilmente per ghiaie e banali passaggi di roccette fino ad una rientranza di ghiaie, prima che la cengia entri nell´ampio canalone al centro del Duranno (segni rossi che proseguono). Il paesaggio si è fatto imponente con pareti verticali sopra di noi e il baratro a sinistra. Giriamo attorno alla montagna fin quando una freccia sbiadita invita a salire un passaggio non proprio banale e poco convincente. Proseguiamo per qualche metro lungo la cengia dove poi la salita risulta più agevole, salendo liberamente l´appigliata paretina (II, per passaggi liberamente scelti) per una ventina di metri fino al bordo di una cengia dove sull´orlo sinistro si trovano i primi anelli cementati dove faccio sosta ed inizio poi ad arrampicarmi spostandomi di qualche metro a sinistra e salire per la parete obliquando sempre verso sinistra, fino ad altri due anelli cementati (II° e II°+, 25 m circa). Armin sale protetto dalla corda e poi andiamo ancora verso sinistra per ghiaie e roccette fino ad abbassarci verso il canalone centrale che raggiungiamo sotto ad un caminetto dove attrezziamo il nuovo tiro di corda(15 metri,III°) fino a due anelli cementati. Mentre recupero la corda mando avanti Armin e lo vedo salire facilmente per tracce fin sotto l´evidente canale camino (anelli alla base). Lui così piccolo col suo caschetto rosso, in confronto all’immensità della montagna che urla la sua forza selvaggia in questo anfiteatro possente. Affrontiamo ora il tiro chiave per difficoltà e anche lunghezza. Salgo lungo tutto il canale (45 m, anelli intermedi) con qualche passaggio più difficile (II poi III anche superiore; un paio di chiodi strategici a cui rinviare) fino ad un terrazzino con anelli cementati. Salgo tranquillo su difficoltà abbordabili e sereno per la sicura di Armin di cui so di potermi fidare anche se è un bimbo. Poi lo recupero velocemente,salendo lui come un ragnetto. Siamo su una selletta con le nebbie che coprono i grandi vuoti attorno a noi, sul pendio detritico del Cadin Alto da cui, per tracce e roccette esposte ma facili, arriviamo alla stretta cima [m.2670, h 13.15]. Abbraccio Armin e lo ringrazio anche perché sognavo davvero questa cima e nonostante ci avessi pensato, non avevo tanta voglia di auto assicurarmi sul tiro del canalone. Lo fotografo vicino alla Madonnina e alla lastra di vetta, peccato che le nebbie coprano tutto e la visibilità sia praticamente nulla. Iniziamo a scendere per l’affilata ed esposta crestina finale che in questo gioco di nebbie, appare ancor più pericolosa e ci riportiamo sopra il canalone che affronteremo in corda doppia. Mi calo per primo e preparo preventivamente il discensore per Armin che mi segue nelle due calate e lo abbraccio alla base del canalone, felice che sia andato tutto bene. Ci caliamo ancora con lo stesso metodo per il camino di III° e poi per la parete iniziale che avevamo arrampicato con Armin che si muove sempre più veloce e sicuro e alle 15.30 posso riporre la corda nello zaino. Le doppie, sono tutte comodamente attrezzate su anelli cementati. Disarrampichiamo poi nelle nebbie le belle paretine salite stamattina fra sole e stambecchi e tre quarti d’ora dopo siamo alla forcella Duranno. Alle 17 siamo di nuovo al rifugio dove io mi concedo una birra e ad Armin un bel gelato che si è proprio meritato. Grandeeeee campione!
Foto1 armin alla forcella Foto2 stambecchini Foto3 armin vs il canalone centrale
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