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   Pizzo Strinato innevato, 16/06/2020
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Lizzola (1250m)
Quota attacco  2500 m
Quota arrivo  2836 m
Dislivello  300 m
Difficoltà  F+ / III+ ( II obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  barbellino
Attrezzatura consigliata  set ferrata, ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Robi mi annuncia di avere una settimana di ferie a giugno e mi chiede un’uscita orobica. E orobie sia nonostante la settimana di perturbazioni continue e il rischio vista la quota di trovare neve. Alla fine dopo aver cambiato i miei turni, riusciamo a puntare sul venerdì 12 giugno che pare il giorno meno peggio.
Sveglia alle 3, l’orario di sveglia per lavoro del mio compagno e alle 5.30 partiamo da Lizzola in direzione Rif. Curò. Il nostro progetto sarebbe quello di salire al Pizzo Strinato tramite la ferrata e poi per creste passando da Costone, Trobio, Glenino, Gleno e Tre Confini, ritornare al punto di partenza. Dalle visioni sul gruppo Redorta e Scais che ci campeggiano davanti, vediamo subito che la quota della neve, è più bassa del previsto ma la bella giornata di sole pareggia la preoccupazione. Dopo alcune belle foto nelle prime luci del mattino vs il cuore orobico, le cascate del serio e il re degli stambecchi che incrociamo nel sottobosco, passiamo sopra Maslana e racconto a Robi delle mie salite lungo la via della condotta vs i Pinnacoli. Passiamo poi sotto al canale del Cimone evocando i ricordi dell’anno precedente e dopo 2 ore e 10 dalla partenza passiamo dal curò(colpisce vedere la targhetta che intima di mantenere il metro di distanza) e ci fermiamo poco più avanti per fare colazione. Alle 8 passiamo dalla meravigliosa cascata della Val Cerviera, in forma smagliante e poco dopo il panorama si apre alle Cime di Caronella e del Bondone. Fotografo una marmotta delle nevi che sale rapida, credo senza ramponi ed entriamo nella Valle del Barbellino su cui troneggia piramidale la nostra prima cima. Alle 9 raggiungiamo il rifugio e seminiamo preoccupazione con il nostro progetto. Mario, il gestore,gentilissimo ci mette in guardia dalla tanta neve caduta in questi giorni ed è dubbioso anche sul raggiungimento della cima dello Strinato, perché dice troveremo(o non troveremo) la catena sepolta dalla neve e in particolare lo spigolo alto si raggiunge da un nevaio molto inclinato. Ci invita ad essere prudenti e lo rassicuriamo in tal senso informandoci sulla possibilità di deviare vs le pendici del Costone. Salutiamo che sono quasi le 9.30 e cominciamo a salire per prati e poi su per un costolone scoperto dalla neve. arriviamo alla prima fascia nevosa un poco timorosi di trovare il fondo troppo duro, cosa che ci impedirebbe la progressione in alto, dato che non abbiamo molto materiale. La neve è sfondosa e la traversiamo senza problemi portandoci all’attacco della ferrata che permette di superare il primo risalto roccioso. Sono le 10 e siamo ancora in orario sulla tabella di marcia. La roccia è di buona qualità e l’arrampicata generalmente sotto il II° grado per cui saliamo rapidi senza assicurarci ma poi nel tratto finale compaiono lastrine ghiacciate che tendono a far scivolare lo scarpone e così rallentiamo un poco il ritmo. Mezz’ora dopo affrontiamo un pendio sfasci umato che ci porta sotto il secondo nevaio e le cui condizioni decideranno del nostro futuro. Anche qui la neve non è rigelata e quindi affondiamo contenti perché se fosse stata gelata ci sarebbero voluti ramponi per entrambi e picche (abbiamo un paio di ramponi e 1 picca leggera e 1 piccozzino). Raggiungiamo la nuova fascia rocciosa e la catena che dobbiamo cominciare ad estrarre dalla neve e a far fatica nella progressione perché ora la roccia è spesso coperta dal ghiaccio. Decidiamo di assicurarci con imbrago e longe perché una scivolata su queste placche sarebbe fatale. salgono le nebbie e la neve e il paesaggio diventa improvvisamente molto severo ed austero: sembra un altro tempo che eravamo al sole sul prato del rifugio. Poco dopo le 11, arriviamo all’attacco dello spigolo vero e proprio e iniziano dei canaponi arancione stile Cervino o Dente del Gigante (solo più piccoli) che ci accompagneranno fino alla cima. Ora avanziamo fra tratti più appoggiati dove la difficoltà sta nel liberare la canapa dalla neve e altri in cui arrampicare è un piacere ma reso insidioso dal bagnato o dal ghiacciato. Venti minuti dopo siamo ai piedi della grande placca (pare in piccolo la Placca Burgener sul Dente del Gigante) che si alza piuttosto verticale perdendosi nel cielo bigio. Ci assicuriamo e l’affronto cercando di arrampicare dove riesco e tirandomi dove rischierei solo di farmi del male: da sopra scatto delle foto a Robi che sembra in esposizione totale. Scalata divertente con qualche passo di III°, chissà che bello con l’asciutto! Poi altre torrette o placchette e alle 11.45 appare la croce, posta qualche metro sotto e prima di una crestina un poco delicata del punto più alto che (dopo le foto) raggiungiamo a mezzogiorno. Dal libretto di vetta scopriamo di essere i primi a salire quassù nel 2020.
L’ambiente è decisamente ostile e non si vede niente se non a tratti il troppo ripido e nevoso crinale che dovremmo affrontare per risalire al Costone dopo la discesa alla Bocchetta del Lago. Meteo brutto, visibilità nulla, mancanza di materiale adeguato, ci inducono a non rischiare e a non prender nemmeno in considerazione l’ipotesi di provarci: sarebbe sprecare tante energie e tanto tempo per un misero risultato.
Ci rilassiamo e tranquillamente consumiamo il nostro pasto d’alta quota. Alle 12.30 ripercorriamo la crestina e iniziamo la discesa afferrando i canaponi a due mani, previa assicurazione con longe. Gli scarponi scivolano sulla roccia umida o ghiacciata costringendo le mani ad uno sforzo ulteriore per mantenere l’equilibrio con affaticamento degli avambracci. Comunque alle 13.30 arriviamo al primo ripido nevaio dove scendiamo faccia a monte ma senza problemi. E’ l’ultimo ostacolo e dopo aver passato il secondo tratto di ferrata a catene, ci lanciamo di corsa giù per i nevai, molli il giusto per le nostre derapate e arriviamo al Barbellino alle 14.30. salutiamo e ringraziamo Mario ,facciamo quattro chiacchere sul Covid con tre allegre vegliarde e poi sistemati i materiali ci lanciamo in discesa vs il Curò e successivamente Lizzola dove arrivo da solo alle 17 perché Robi che era davanti a me si è perso nel bosco ed è finito più in basso sulla strada vs Valbondione, dove lo recupero poco dopo. Grande Robi sempre sul pezzo.
Foto 1 La montagna Foto 2 robi risale lo spigolo Foto 3 Noi in vetta
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