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Diedro di Mefisto (Paretone del Gran Sasso, IV Pilastro), 16/09/2019 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | picchiomuraiolo |
Regione | Altro |
Partenza | Prati di Tivo (TE) (1450m) |
Quota attacco | 2400 m |
Quota arrivo | 2903 m |
Dislivello | 500 m |
Difficoltà | ED- / VI ( VI obbl. ) |
Esposizione | Nord-Est |
Rifugio di appoggio | Rifugio Franchetti (2433 m s.l.m.) |
Attrezzatura consigliata | completo assortimento di dadi, friends, chiodi e martello |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Accettabili |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Itinerario grandioso in ambiente selvaggio, raramente ripetuto, aperto da Pierluigi Bini e Giampaolo Picone nel 1978.
Siamo partiti dal Rif. Franchetti alle 5.10, abbiamo iniziato la discesa nel canale Jannetta alle 5.40 (ometti che segnalano il percorso nel primo tratto). Abbiamo rinforzato ancoraggi e cordino per la doppia da 60 m che si effettua accanto al triangolo della frana del 2006. Vari distaccamenti e frane hanno ormai modificato il primo tratto della via, conviene quindi attaccare un po' più in alto della rientranza tra quarto e terzo pilastro indicata dalle guide: come punto di riferimento si può prendere il foro di un fix ormai rimosso (v. foto 1), una dozzina di metri sotto un ometto di pietra che abbiamo costruito per futuri ripetitori. Da lì si traversa brevemente a sx per entrar in un diedrino (v. foto 2). La roccia nei primi tiri è delicata ma tutto sommato abbastanza buona, peggiora dall'inizio delle lunghezze nel diedrone centrale. Infine, nell'anfiteatro superiore diventa pessima. Noi abbiamo seguito la variante Mari; quando il canale termina e si inizia a piegare a dx, non salire verso una sosta con cordino rosso (errore nostro, da lì abbiamo fatto dietrofront) ma continuare ad attraversare la cengia verso dx, oltrepassando un forcellino di roccia marcia e zolle erbose e sbucando in una balconata ghiaiosa sopra cui inizia la paretina finale (un tiro di III, roccia pessima). Appena si sbuca in cresta, si è fuori dalle difficoltà e si può sostare su un fix. La roccia, oltre ad essere della qualità già descritta, è spesso umida e scivolosa perché slavata. La via, così incassata, non viene mai illuminata dal sole. Le soste sono quasi tutte da attrezzare. Con Simone e Alessandro. Ulteriori informazioni qui: https://www.facebook.com/simone.bianchi.98499/posts/10219660207205971 |
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