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   La Sengla (traversata Sud-Nord), 22/07/2018
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Onicer  luca.trovesi   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Chamin (Valpelline) (1715m)
Quota attacco  3560 m
Quota arrivo  3714 m
Dislivello  500 m
Difficoltà  D+ / V ( V obbl. )
Esposizione  Varia
Rifugio di appoggio  Bivacco della Sassa (2974 m), Rifugio Nacamuli (2830 m)
Attrezzatura consigliata  Corda da 60 metri per calate, numerosi cordini d'abbandono, friends, dadi e eccentrici, picca, ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Inserisco il report del mio amico Yannick che legge assiduamente On-Ice ma (ancora) non vi partecipa, e che aveva molto piacere a scriverlo.

La Sengla è una montagna della Valpelline, che taglia il confine Italia - Svizzera in direzione Sud-Nord. La guida CAI-TCI (Alpi Pennine Vol.2, Gino Buscaini) la descrive come "un'erta e imponente muraglia, solcata da vertiginosi canaloni, ricamata da sottili crestine e leggere lingue nevose, cui fa corona una lunga e frastagliata cresta che dona grazia al massiccio aspetto della montagna". Quest'ultima - la cresta - si colloca sempre tra i 3600 e i 3714 metri della cima settentrionale e presenta una lunghissima serie di torrioni e gendarmi con passaggi su roccia fino al V grado. L'intera traversata da colle a colle (Col Blanchen - Cold'Oren) è lunga circa 2 kilometri e può essere percorsa sia in direzione Nord-Sud (utilizzando il bivacco dell'Aiguillette à la Singla oppure il rifugio Nacamuli come punto d'appoggio) sia in direzione Sud-Nord (qui il punto d'appoggio è il Bivacco della Sassa). Noi abbiamo preferito quest'ultima opzione, in modo da terminare la traversata con la cima Nord (la più elevata) per poi scendere a valle nella Comba d'Oren verso la diga di Place Moulin, compiendo così un bel giro ad anello.
In questa direzione la cresta permette di affrontare i passaggi più impegnativi in salita (entrambi sotto la cima centrale) che nell'altro senso vengono evitati con delle calate in doppia. Tuttavia, nonostante questi siano tecnicamente i punti più difficili, tutta la cresta presenta almeno un III/IV grado continuo da affrontare nei numerosissimi saliscendi tra un gendarme e l'altro. In particolare, sono presenti decine di discese su placche lisce appoggiate con pochi appigli e appoggi che rendono la progressione molto delicata. Noi abbiamo fatto quasi tutta la via in conserva protetta facendo però diversi brevi tiri nei passi più duri. Nella guida di Buscaini non vengono indicate delle calate in doppia obbligate nella salita in direzione S-N. Sulla base di questa descrizione abbiamo infatti portato una corda lunga poco meno di 30 metri. Tuttavia, ci siamo ritrovati a dover attrezzare diverse calate in punti che sarebbero stati davvero troppo complessi da disarrampicare.
Partendo dal bivacco poco dopo le 3 del mattino, siamo arrivati sulla cima nord alle 5.30 del pomeriggio, ben felici di essere partiti presto in modo da avere parecchio margine. La discesa verso il Col d'Oren dovrebbe essere tecnicamente molto più semplice della traversata. Dico "dovrebbe" in quanto dopo una prima parte di facili roccette che costeggiano una calotta nevosa, ci siamo sbagliati e abbiamo imboccato un pendio di sfasciumi che solo apparentemente ci avrebbe portati in breve sul ghiacciaio. In realtà ci siamo presto trovati a cercare una "via normale" sulle ripidissime morene laterali, cercando il modo più facile di raggiungere un canale nevoso che dopo il superamento della crepaccia terminale (parecchio aperta) ci ha finalmente portati sul ghiacciaio, ormai verso le 9.30 di sera. Dopo qualche altra ora di ravanamento sulle morene (questa volta molto più facili), abbiamo infine ripreso il sentiero che porta verso la diga di Place Moulin.
E' stata un'avventura bellissima, un viaggio infinito. Per entrambi decisamente la via più lunga, difficile e complessa che abbiamo mai fatto in alta quota, da affrontare con un buon allenamento e soprattutto con la giusta predisposizione mentale.

Mòla mia, leù!
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