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   Punta di Scais mancata (ma consigliata), 16/07/2016
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Onicer  fourfingers   
Regione  Lombardia
Partenza  diga di scais (1500m)
Quota attacco  2850 m
Quota arrivo  3038 m
Dislivello  188 m
Difficoltà  PD+ / IV- ( III obbl. )
Esposizione  Ovest
Rifugio di appoggio  Baroni al Brunone
Attrezzatura consigliata  Corda (almeno 50m per le doppie), casco, ramponi, piccozza, rinvii e cordini; eventualmente chiodi e/o protezioni veloci (misure piccole-medie).
Itinerari collegati  Punta di Scais (3038m), camino Baroni
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Buono
Commento Volete divertirvi? Andate a fare la punta scais! Io mi sono fermato a pochi metri dall'uscita del camino baroni per inadeguatezza tecnica, ma con picozza e ramponi si arriva fino al camino su neve (ottima) evitando i fastidiosi sfasciumi detritici che infastidiscono sia in salita che in discesa, il camino lo si può affrontare con tecnica mista e sopra immagino sia roccia pulita.
Breve racconto: inizia tutto venerdì sera dopo il lavoro, in partenza per Piateda . La consorte:”cosa devi portare in Valtellina?” io: “mha, niente, tanto poi domenica dobbiamo (“falciare l'erba” come si dice da queste parti. Nda), per cui non avrò tanto tempo per andare in giro”. Partiamo. Nel viaggio in superstrada la mente inizia a vagare, fare progetti, sognare. Ma sì, magari un giretto sabato mattina ci potrebbe anche stare, rientro per mezzogiorno! Ci fermiamo per una pizza e ne approfitto per ricercare un attimo in rete la salita alla punta Scais (anche se l'ho già fatta), difficoltà ecc... mandando su tutte le ire la consorte (già, ma se prima stavo guidando come facevo a cercare???). Ok, il dado è tratto.
Sveglia alle 3.30, 3.45 esco di casa. Abbigliamento: pantaloncini del lavoro a mezza coscia (così finisco di sporcarli), maglietta del lavoro (idem come prima) e scarpe salomon XAPROG3D (che uso al lavoro, appunto) indossate su fantasmini di cotone (sfido le zecche io!). Uscendo prendo su 20 mt. di corda ormai andata che non si sa mai. 4.30 sono al posteggio sotto la diga, temperatura 9 gradi! Forse è meglio coprirsi un po', apro il baule della macchina in cerca di qualcosa di utile e trovo un pile decathon rosso, un paio di guanti da moto (che si riveleranno fondamentali) e un cappellino/bandana multiuso. Ci sarebbe anche una mezza cartuccia di silicone soudal extra forte a presa rapida che sono tentato di prendere per rinforzare il marciume orobico ma non vorrei essere accusato di non essere salito “by fair means”, per cui la lascio dove è. Zainetto con bottiglietta d'acqua e pacchetto di uvette completano la mia dotazione per oggi.
Temperatura gradevole, restando in movimento, in 1 ora sono al Mambretti (non c'è nessuno) e dopo un'altra ora metto piede sul nevaio del Redorta. La neve è ottima, dura e portante, la pendenza non è esagerata e inizio a salire nonostante non abbia i ramponi, vediamo fin dove si arriva poi al limite si torna indietro. Sali sali arrivo in vista delle placche che conducono al canale, nonostante la pendenza aumenti le scarpe tengono ancora, e allora vediamo se riesco a superare la breve fascia rocciosa. Come sempre mi succede, da sotto le placche sembrano facili e appoggiate, poi quando ti ci trovi sopra diventano povere di appigli e per di più solcate da antipatiche rigole di verglass e ti fanno imprecare. L'unica è salire, una volta su vedo i segni del Gerri (leggi GAMAS nda) che hanno sì segnato l'attacco del canale, ma i segni si vedono solo arrivando dalla bergamasca!
Passate le placche ero intenzionato a salire le fasce detritiche, ma visto che la neve è un po' irregolare e le scarpe tengono ancora picchiando in punta mi doto di due scisti (siamo nella patria delle scisti) da usare a mo di picche (e qui i guanti da moto fanno la differenza!) e su per il canale. Solo nella parte finale la neve diventa ancora più compatta e dura e le scisti diventano due asce con cui intagliare gli ultimi gradini come al tempo dei pionieri. Raggiungo la base del camino, bello, un po' impastato di neve e ghiaccio, inizio a salire, disgaggiando detriti e ghiaccio, il grado dovrebbe essere max III, sopra la cresta con il passaggio di IV spero di trovarla pulita... ma purtroppo mi devo fermare a 10mt. Dall'uscita del camino Baroni (1mt. dopo il secondo spit che penso indichi il passaggio chiave). C'è l'ultimo salto ma non trovo appoggi e appigli che mi diano un minimo di sicurezza, saranno sotto la neve, ma senza picca e ramponi, in giro da solo, poi di qui devo anche scendere ecc... non mi fido.
Forse è qui che sta la differenza tra quelli forti e quelli no (come me), ma poco importa, domani c'è da segare il prato!
Facendo passare la corda un po' negli spit del Gerri e un po' su spuntoni di roccia riesco a disarrampicare con un minimo di sicura almeno nei tratti più ostici (ho scoperto che strozzando la corda intorno al guanto diventa una specie di bloccante e non fa male, fico!). Il canale me lo faccio tutto a culo indietro sempre con in mano le mie picche preistoriche e sul nevaio, quando la pendenza si addolcisce, via di corsa come su un tavolo da bigliardo! Risalita al Mambretti, discesa nel bosco (non senza raccolta di alcuni finferli per il risotto) e alle 12.00 sono a fondovalle.
Con gli atrezzi adatti (e magari un socio) sicuramente si guadagna in velocità e in sicurezza, diventa una bella ascensione alpinistica completa, secondo me meglio ora che in assenza di neve. Ma domani io devo segare il prato....
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