Home Gallery
Reports
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Mountain Bike
Archivio
Itinerari
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Fenio...menali
Forum
Ricerca
   Piz Prevat, spigolo Nord-Est, 21/09/2013
Inserisci report
Onicer  Vezz   
Regione  Svizzera
Partenza  Capanna Tremorgio (stazione a monte della funivia) (1849m)
Quota attacco  2358 m
Quota arrivo  2558 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  D / V+ ( V- obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  Capanna Leit, 2257 m - Capanna Tremorgio, 1849 m
Attrezzatura consigliata  Corda intera da 60 m, 8-10 rinvii, qualche friend
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Mi piacerebbe esordire così come fanno in molti: "via eccezionale, roccia fantastica, difficoltà contenute, chiodatura ottima".
Preferisco invece descrivere in tutta sincerità la bella e istruttiva giornata di oggi. La qualità della via non è in discussione: l'itinerario è interessante e la roccia è in effetti molto buona. La chiodatura però mi è parsa rivedibile, le difficoltà non certo basse (e nei punti più delicati a mio avviso non azzerabili), soprattutto per chi, come noi, si cimenta nell'arrampicata quelle tre-quattro volte l'anno e ama farlo su vie d'ambiente. Diffiderei dalle relazioni che ritengono non necessario integrare.
O forse, più correttamente, prendete con le pinze la mia di descrizione. Anche considerato il fatto che siamo riusciti a capirci poco o niente della sequenza iniziale dei tiri, abbiamo sbagliato strada, abbiamo probabilmente compiuto delle varianti. Ma io, oggi, ho salito il Prevat, e l'ho vissuta nella maniera che sto per raccontarvi.

Sono da poco passate le 8.00 quando veniamo sputati fuori dalla funivia nei pressi del lago Tremorgio. Seguiamo il comodo sentiero che si innalza oltre la sponda orientale del lago. L'andatura è sostenuta, la schiena ricurva sotto i pesanti zaini, le mani saldamente in tasca. Come ogni climber che si rispetti. Eppure non posso esimermi dal guardarmi attorno: la zona è per me nuova. L'ardita cuspide del piz Prevat spicca già lassù. L'aria è quella frizzante dell'autunno; la luce, come ogni commovente mattinata di sole, radente.
Giunti al bivio per il passo Campolungo, ignoriamo inconsciamente (ma non troppo) la via più breve, per far visita alla capanna Leit e ai piccoli laghetti nelle sue vicinanze. La visione del corno in essi riflesso è sublime e obbliga ad una sosta fotografica. Allo stesso tempo è doveroso dare spazio a dubbi e timori: la prospettiva sullo spigolo è impressionante e, seppur abbia imparato che da lontano tutto appare più complicato, non posso che trasalire.
Siamo l'unica cordata diretta allo spigolo e, in breve, siamo all'attacco. Ci organizziamo, distribuiamo il materiale, parto. Le prime due lunghezze sono le più complicate (V / V+) e sono ancora per gran parte in ombra. Scalo a fatica coi guanti, mi assicuro che il socio sia all'erta, supero le prime difficoltà. Incrocio quasi subito la prima sosta. Proseguo allegro. Mi alzo per un paio di metri e, in vista del primo spit, volo diretto al precedente terrazzino di sosta. E allora sosto per davvero. E recupero il socio. Incominciamo bene!
Riprendo a salire spostandomi leggermente a destra, si passa con più facilità. Gli spit sono visibili ma non esattamente ravvicinati, niente a che vedere con la falesia per lo meno. Il grado si mantiene sostenuto, gli appigli generalmente scivolosi e svasi. Fatico. Studio. Provo. Torno sui miei passi. Riprovo. Quasi cado. "O prendo il coraggio a due mani o si torna indietro, ci facciamo un bel giretto per valichi e valli e ce ne rientriamo a casa", penso. Che disfatta però sarebbe. E allora provo il tutto per tutto: mi sfilo i guanti mi affido alle scarpette. A mani nude risulta più facile aggrapparsi alle piccole concrezioni di quarzo presenti qua e là. Delicatamente, col cuore in gola, mi alzo fino allo spit, mi allungo senza troppo spostare il baricentro, infilo il rinvio. E poi la corda. Eddai entra... eccola, dai che ci siamo... ok, è dentro. La sequenza si ripete un altro paio di volte prima del raggiungimento della seconda sosta. Considerate le per noi alte difficoltà, la progressione in alternata va a farsi benedire: toccherà sempre a me andare in avanscoperta. E, d'altra parte, la cosa non mi dispiace.
Proseguiamo per un altro paio di lunghezze fintanto che la logicità della via sembra interrompersi. Scendiamo per un intaglio e, ignorando un vecchio cordone, traversiamo orizzontalmente in vana ricerca della retta via. Una deviazione che ci costerà parecchio tempo. Senza troppa convinzione, risalgo infine una non semplice placca-camino sopra il cordone, integrando qua e là con friend e spuntoni. Pian pianino, mantenendo la calma, mi alzo metro dopo metro fino a rincontrare gli spit, o meglio uno spit, visto che altri non se ne vedono. Raggiungo comunque la sosta (la nostra quinta, mi pare). Lo spigolo qui si interrompe e, per riprenderlo, è necessario traversare in leggera discesa e con movimenti di spaccata. Lo si cavalca ancora per qualche metro per poi restargli sulla sinistra, letteralmente appesi ad una sosta aggettante. Recupero il socio per un'interminabile mezz'ora e riprendo a salire. La via sembra girare ora ad est (il sole nel frattempo se n'è andato ad ovest). Si impenna a superare un muro verticale, fortunatamente ben appigliato. E' il tiro più bello. Si prosegue quindi su difficoltà quasi sempre sostenute (non ho notato tutta questa differenza tra 5b e 4b) per altri tre quattro tiri che raggruppo a due a due. Il primo concatenamento è viziato da un grande attrito sulla corda: faticoso e adrenalinico è ogni volta il rinviare. Fortunatamente la sosta è là. Anzi no, accidenti. Ancora uno sforzo.. eccola!
L'arrivo sui roccioni della vetta è di indubbia soddisfazione. Possiamo ora guardare al panorama con maggior tranquillità. Suggestiva la capanna Leit lambita dall'ombra aguzza della nostra montagna. Sarebbe tutto molto bello se non fosse che, nel fare su la corda, urto il caschetto nuovo di pacca: tum, sdeng, tum tum, sdeng sdeng... silenzio: ingoiato dal burrone sotto di noi.
Mannaggia a me e alla mia superficialità. Come rovinarsi la gioia della vetta.
Compio una deviazione per cengia nel tentativo di guardar giù e me lo ritrovo tra i piedi, in equilibrio ad un passo dal baratro. Lo recupero: in fondo in fondo non meritavo di doverlo ricomprare.
La via di discesa segue una traccia di sentiero inframmezzata da due-tre risalti da superare in corda doppia (25 m). Successivamente si porta nella conca sottostante la capanna Leit dove si incrocia il sentiero che in meno di tre quarti d'ora riporta al lago Tremorgio.
L'andatura è trotterellante e le mani, ruvide e sporche, non trovano spazio nelle tasche già colme delle sensazioni e dei ricordi di una nuova avventura. Sensazioni e ricordi che, nonostante tutto, son sicuro che vorrò replicare. Che abbia le tasche bucate?
Dura la vita del climber improvvisato.

Con Maurizio.

RELAZIONE:
A posteriori, mi sento di consigliare questa relazione: http://www.caimalnate.it/alp/alpinismo-relazioni-vie-in-roccia/alpinismo-relazioni-vie-in-roccia-svizzera/48-pizzo-prevat-fiesso-rodi-ch.html

FOTO:
1- L'ardita cuspide del piz Prevat vista dall'alpe di Campolungo. Al centro, in evidenza, lo spigolo.
2- Arrampicare sullo spigolo.
3- In massima esposizione, sorvegliati dall'ombra del monte.
Report visto  3314 volte
Immagini             

[ Clicca sulla foto per ingrandire ]
Fotoreport