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Pizzo Zerna, 22/11/2015 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Pizzo Zerna |
Regione | Lombardia |
Partenza | Carona (BG) (1165 m) |
Quota arrivo | 2572 m |
Dislivello | 1440 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Bivacco Pedrinelli |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | La perturbazione attesa da giorni per venerdì e sabato è passata, ma come previsto non ha sortito effetti a livello di precipitazioni, pur portando con sé aria fredda che ha fatto abbassare bruscamente le temperature in quota, dopo un prolungato periodo sopra media. Questo, in soldoni, cosa significa per noi? Che possiamo andare sul Pizzo Zerna! Uno sguardo mattutino alle preziose webcam in quota per confermare il tutto e… Via, si parte! Per snellire lo zaino, forti anche di un report datato una settimana che mostrava la cresta della montagna pressoché sgombra di neve, lasciamo in macchina i ramponi. Posteggiata l’auto a Carona nei parcheggi gratuiti sulla strada che conduce al tornante di partenza (quelli nelle vicinanze, sempre a bordo strada, sono diventati a pagamento), ci incamminiamo dapprima sull’asfalto e poi sulla classica stradina che conduce a Pagliari. Il cambio d’aria si avverte nettamente, suggerendoci che ormai per i tepori dovremo attendere un bel po’. Poco dopo la frazioncina e non prima di avere ammirato la bella cascata in veste artica, lasciamo il percorso che conduce al Rifugio Calvi per salire in direzione della Val Sambuzza. Passiamo per alcune cascine in ambiente sempre più aperto e suggestivo, accarezzati da una gelida brezza man mano che saliamo di quota. I guardiani della zona sono tutti attorno a noi, compreso quello che dovremo salire che è appena davanti. Il sentiero, ora con qualche zig zag, sale sempre più, tra pozze gelate che con qualche saltino superiamo. Giungiamo così al Bivacco Pedrinelli, discretamente affollato di bipedi e quadrupedi in questa bella e fredda giornata autunnale. Sostiamo anche noi qualche attimo, per poi proseguire verso il vicino Passo di Publino, punto di accesso alla sinuosa cresta che conduce in vetta. La percorriamo facilmente per tre quarti, poi nel finale prestiamo attenzione a qualche piccolo nevaio iper gelato sul percorso che essendo appunto marmoreo ci porta a essere prudenti nel metterci i piedi sopra, visto che l’esposizione pur non essendo di quelle estreme, è comunque ragguardevole. Superatili, arriviamo in cima in ambiente reso selvaggio soprattutto dalla faccia nord della montagna, piuttosto severa. Fortunatamente quassù c’è poco vento, altrimenti ci sarebbe da battere i denti nel giro di poco tempo vista la temperatura ampiamente sottozero, nonostante l’abbigliamento adeguato. Ci prendiamo quindi un po’ di tempo per gustarci tutto ciò che c’è attorno, per rivivere passate e vicine escursioni effettuate e per pianificarne altre in futuro. Poi, arriva il momento del ritorno, che poco sotto alla vetta non lo prendiamo alla leggera per gli stessi motivi incontrati in salita. Le difficoltà se ne vanno comunque in breve tempo e ci lasciamo così andare alla lunga discesa, meditando anche qualche possibile deviazione che però non scegliamo di percorrere, vista la stanchezza e l’orario. Con tranquillità ripercorriamo perciò il medesimo itinerario dell’andata, chiudendo un’altra bella giornata spesa benissimo in montagna.
Foto 1: il ghiaccio, una presenza costante oggi vicino al percorso Foto 2: al Passo di Publino, con la mole del Corno stella alle spalle Foto 3: vetta |
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