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   pizzo coca, 01/09/2015
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Onicer  oscarrampica   
Gita  pizzo coca
Regione  Lombardia
Partenza  valbondione  (950 m)
Quota arrivo  3050 m
Dislivello  2100 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  coca
Attrezzatura consigliata  nulla
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Finalmente dopo un estate ricca di soddisfazioni alpine e anche acquatiche riesco a trovare l’occasione per assecondare un desiderio espresso da mio figlio Giona di 10 anni: salire sul pizzo coca la montagna più alta delle orobie. E’ lunga da fare in giornata ma due anni fa era riuscito a fare la concarena con dislivello di 1500 mt…..e allora partiamo per provarci. Il 31/08 del 2015 raggiungiamo Valbondione e alle 9.45 iniziamo la nostra avventura,traversando poco dopo il ponte sul Serio. Inizia forte il bimbo e nella prima ora mettiamo 500 mt di dislivello in cascina. Arriviamo nella zona dei ponticelli dove tantissima acqua ha creato grandi cascate e osserviamo divertiti un camoscino passare sui gradini proprio davanti a noi. Il ritmo poi cala un poco ma in 2 ore siamo al Rif. Coca dove arriviamo a petto nudo perché fa molto caldo. Ci avviamo nella valletta verdeggiante e segnata dal torrente salutando Scais ,Porola e il dirimpettaio Corno. Mezz’ora dopo siamo al laghetto di Coca dove rimettiamo le maglie e quasi al freddo pranziamo e riposiamo un poco. Alle 13 riprendiamo a muoverci vs l’alto: svolta a dx e si entra nel regno di pietra del gigante orobico aggirando a sx il tetro camino del percorso originale. Bellissima la vista sul sottostante laghetto oggi più blu che mai. Poi banche erbose agevolano la salita verso lalto e con qualche pausa arriviamo al ghiaione un poco tetro che sale vs la Bocchetta dei Camosci. Stando sulla dx del nevaietto la raggiungiamo ,tra le nebbie che scendono e qualche pausa di gio per riprender fiato(q. 2720,h 14.20) con vista sulle nubi che coprono lo Scais a sx e Diavolo di Malgina dall’altra parte. Si attacca subito un canalino di una quarantina di mt di primo grado che percorro seguendo le evoluzioni di Gio sulle rocce che con la sua magliettina gialla e sopra la canottiera tecnica bianca e rossa che uso per correre è insolitamente colorato. Ci fermiamo un attimo ad ammirare il blu del Lago del Barbellino e poi andiamo ad affrontare,traversando, un insiddiosa paretina quasi verticale ma a sbalzi con passaggi tra I° e II° grado un poco esposti(..o forse è la presenza del figlio che me li fa sembrare tali…) per percorrere poi una crestina che da sulla serie di canaletti finali dirupati ma semplici. Fotografo un curioso foro nella cresta e poi mostro a Giona l’altimetro che segna la fatidica quota 3000 da lui raggiunta per la prima volta. E’ entusiasta dell’altezza e del fatto che ormai mancano proprio pochi metri di dislivello. Per sentiero e roccette semplici alle 15.15 infatti ci abbracciamo entusiasti in vetta (q.3050) alla cima più alta della bergamasca e di tutto l´arco orobico, che si trova sul crinale tra l´alta Val Seriana e la Valtellina, nella fascia più selvaggia delle Orobie. Le nebbie purtroppo copron tutto ma non la nostra felicità. Breve spuntino, foto ricordo, ci copriamo perché la temperatura si abbassa e mezz’ora dopo iniziamo a scendere passando dai canaletti sfasciumati, dal curioso foro della cresta dove fotografo gio e dalla paretina a gradoni, dove con più calma scatto alcune foto, e infine il canalino che ci fa riguadagnare la Bocchetta dei Camosci dove il sorriso di gio si apre alla certezza di aver passato il peggio(h 16.45). Scendendo ho adocchiato una cima a forma di sfinge ergersi nelle nebbie a destra della bocchetta e avendo notato un omino chiedo a gio se se la sente di scendere lungo l’evidente sentiero mentre io salirei di corsa verso la mia nuova meta. Mi dice che è tranquillo e allora lui scende e io mi butto in salita tra sfasciumi e massi giganti fino ad un bel passaggio finale esposto e su placconi che mi consegna alla crestina finale e all’ometto di cima e al selfie di rito(h 17). Poi corro a raggiungere il puntolino colorato tra gli incolori pietroni e la nebbia. Ma arrivare a casa è ancora lunga e quando poco dopo la bocchetta vediamo dirupi spingersi verso la valletta tra rifugio e laghetto del coca ci buttiamo a capofitto nella speranza di guadagnar tempo e accorciare la strada. Ma il terreno troppo accidentato gioca un brutto tiro a Giona che comincia a faticare parecchio e a risentire degli sforzi della lunga giornata:arrivati ad un sentierino che taglia la costa decido allora di seguirlo nonostante( il sentierino) faccia di tutto per seminarci. Dopo qualche peripezia un ultimo semplice ma disagevole canalone ci deposita sul sentiero che scende dal passo del corno: ma Gio non ne può più. Passiamo sotto al Rif.Coca(h19) e l’illusione dell’esser quasi arrivati si spegne fra i lamenti e i singhiozzi di gio che deve stringere i denti per i dolori alle gambe. Incontriamo un camoscino che ci fa tanta tenerezza soprattutto a me che mi ricorda del mio piccolo che barcolla ma non molla e che piano piano in silenzio, scende nella penombra serale. Alle 20.45 ormai al buio, 10 ore esatte dopo la partenza arriviamo al ponticello sul Serio dove posso prenderlo in braccio e dirgli : Gio sei un grande!! La sua crisi si scioglie un poco in uno di quei sorrisi che hanno i bimbi per il mondo e per il cuore dei loro papà. Le acque gelide del fiume in cui laviamo la nostra fatica, fanno il resto. Sono felice per il suo sogno realizzato e la preoccupazione di aver esagerato sparisce nel rivederlo star bene: vuole tornare dalla nonna per mangiare la pastasciutta al ragù altro che pizzeria! Grazie gio sono fiero di te. Foto1 la Bocchetta dei Camosci e il Pizzo Coca Foto2 Gio arrampica nel canalino Foto3 noi in cima



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