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   MONTE DEL FORNO, 18/07/2015
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Onicer  maurizio1972   
Gita  MONTE DEL FORNO
Regione  Svizzera
Partenza  Passo del Maloja  (1800 m)
Quota arrivo  3214 m
Dislivello  1414 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Capanna del Forno
Attrezzatura consigliata  Da escursione in quota. Set ferrata non indispensabile, caschetto consigliato. Ramponi oggi e su questo giro non utili.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Allettato da precedente report e con il miraggio della frescura engadinese, abbandono il mio sudario cittadino alle 4.30 del mattino. I temporali sulle retiche di venerdì hanno lasciato il segno. Al parcheggio poco prima del passo del Maloja sono 9° con una discreta brezza. La valle è in ombra e ancora nessuno in giro; in breve arrivo lungo strada asfaltata al bel lago di Cavloc (1907mt) in un ambiente surreale e bucolico. Il bosco mi terrà compagnia fin a Plan Canin (1982mt), dove vi è un sentiero che si stacca per condurre al Passo del Muretto, storico valico per l’italia. Seguendo invece per il Rifugio, la valle del forno piega sulla sx e cambia aspetto passando alle glaciali tinte dell’ambiente morenico. Siamo a 2000mt, ma già si respira ambiente di alta quota: piano piano il sole inonda le turrite vette che chiudono la testata della valle del Forno: Vazzeda, Rosso, Torrone, Castello incutono timore. Qui la solitudine si sente anche per il notevole sviluppo del percorso e così sarà fino al rifugio. Un tempo il percorso percorreva parte del ghiacciaio; oggi un ponte taglia l’impetuoso fiume glaciale prima di toccare la lingua del ghiacciaio. Il sentiero fin qui ben evidente, sale sul versante sx(direzione di marcia) con faticose serpentine, aiutati in alcuni punti da corde fisse. Ogni tanto la traccia si perde divallata da canalini franosi e inzuppati d’acqua, ma con un po’ di attenzione si ritrovano i bolli. Giunto al rifugio del Forno (2575mt) il rifugista abbastanza preoccupato mi domanda l’agibilità del sentiero, il che testimonia della violenza della grandinata del giorno precedente. Faccio breve sosta e dopo qualche ragguaglio e rassicurazione sulla ferrata di vetta, proseguo su ottima traccia dietro al rifugio direzione sella del Forno. Poco sopra si incontra il primo esteso nevaio che accompagna fin sotto la sella citata (2775mt). Il panorama stupendo sulla lingua glaciale si apre ora sul versante Malenco e si distingue anche il Rif Porro. Sulla sx con indicazioni passo del Muretto si sale a intercettare la cresta a quota 2944. Di qui la traccia bollata scende verso il passo del Muretto, mentre per la cima si punta verso una fascia di rocce biancastre ai piedi della paretina su cui si sviluppa la ferrata. Recentemente sono stati posti paletti azzurri e bianchi che compiono un semicerchio sulla sx a contornare l’ultimo glacionevaio. Per comodità risalgo il nevaio nel suo mezzo essendo la neve portante, ma remollata il giusto dal sole. In discesa invece rimarrò più spostato verso la panoramica cresta dove non vi sono paletti, ma il nevaio è meno ripido. Qui incontro 2 coppie Svizzere appena scese, con cui ci salutiamo cordialmente e che ritroverò al rifugio Alla base della parete mi imbraco, ma a mio parere la catena e la successiva corda non si prestano ad una progressione da ferrata. Infatti in salita il set mi limiterà decisamente i movimenti. La parete si presta invece molto ad una divertente arrampicata, prima su traverso esposto e poi su bel caminetto in cui le difficoltà sono poco sopra il II°. La catena e la corda sono solo un supporto di sicurezza maggiore. Il casco è invece consigliato data la natura del terreno. Dopo il tratto attrezzato la traccia si dipana su sfasciume, che potrebbe dare qualche problema di orientamento con nuvole basse; in ogni caso in 10’ sono in cima. Arrivo in vetta in 5h 30’ sosta inclusa al rifugio. Qualche velatura innocua segna il cielo, mentre coperture maggiori verso le Orobie e a Ovest. Il panorama è eccezionale ed è impossible nominare tutte le blasonate cime delle Retiche, dal Badile fino al Bernina; stupenda è la visione della Nord del Disgrazia. Fa solo riflettere la magrezza e l’apertura dei ghiacciai che sembrano un mese avanti. La discesa la faccio senza assicurazione ed è decisamente meglio disarrampicare in libertà, soprattutto nel caminetto. Un minimo di attenzione in più sul traverso finale, povero di appigli in cui la catena viene utile come trazione. La discesa al rifugio è una comoda scivolata sfruttando gli ampi (per quanto) nevai. Saluto una coppia di lecchesi che da Chiareggio sono arrivati al Rif. del Forno. Nell’infinita discesa lungo la morena sembra di percorre un deserto assolato con un sole implacabile e peraltro nuovamente in totale solitudine fino al lago Cavloc.
Foto 1 – Dalla cima vista sul ghiacciaio e testata della Valle del Forno
Foto 1 - Autoscatto di vetta
Foto 3 – Ai piedi del ghiacciaio
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