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Pizzo Quadro, 17/08/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Pizzo Quadro |
Regione | Lombardia |
Partenza | Starleggia, fraz. di Campodolcino (SO) (1630 m) |
Quota arrivo | 3013 m |
Dislivello | 1450 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Bivacco del Servizio |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo + caschetto |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Oggi andiamo alla scoperta di un'altra bella cima in Val di Spluga, il Pizzo Quadro. In base alle previsioni, il meteo dovrebbe essere dalla nostra parte per l'intera giornata, non una cosa da poco visto l'andazzo di questa umida estate. La partenza per la via normale avviene da Starleggia e una volta parcheggiata l'auto, per fortuna senza difficoltà, possiamo partire. Nella primissima parte il percorso segue la strada sterrata diretta all’Alpe Bocci, il cui accesso con l'auto è riservato ad autorizzati. Si tratta in realtà di pochi minuti di cammino, prima di incrociare la segnaletica che indica l'accesso al sentiero nel bosco. Quello che segue è il tratto forse meno interessante dell'intera escursione, fatto di monotoni ed erti zig zag nella vegetazione. Anche in questo caso però, ci si impiega abbastanza poco tempo prima di sbucare improvvisamente in spazi ben più aperti e panoramici, con la vista che può spaziare su quasi tutta la Valle di Spluga, ornata dalle sue belle cime. Proseguiamo in un ampio vallone salendo gradualmente di quota, guidati da una segnaletica probabilmente rinnovata di recente, visto che alcune relazioni la davano quasi assente da questo punto in su. La prima meta di giornata, il Bivacco di Servizio, appare ancora lontano, un puntino che svetta su una dorsale. Non ci perdiamo d'animo e a passo regolare lo raggiungiamo, camminando su sentiero sempre bello e panoramico, costeggiando a tratti le ripide pareti che si buttano sulla sottostante Valle Sancia. Una sosta a questo punto è d'obbligo, visto il senso di accoglienza che offre il bivacco. Tempo qualche minuto e ripartiamo, ma nel giro di pochi metri le cose tendono a farsi un pochino più complicate. Ci aspetta infatti un lungo traverso a mezza costa per portarci sotto la vetta del Pizzo Quadro e nel primo tratto il sentiero è piuttosto esposto, dovendo peraltro poggiare gli scarponi su un terreno alquanto umido e sdrucciolevole. La severità dell'ambiente circostante, le sopraggiunte nebbie in quota e la presenza di pareti sopra di noi composte da roccia friabile ci mettono nel complesso un po' di inquietudine e titubanza nel proseguire, ma riusciamo comunque a raggiungere la zona dove i pendii tendono ad addolcirsi quanto basta per essere più tranquilli. Ci portiamo dunque ai piedi del ripido tratto terminale che porta in vetta e man mano che si sale anche l'asticella delle difficoltà cresce, seppur in modo relativo. Durante la salita è indispensabile seguire gli ometti, stando preferibilmente a sinistra, per evitare di cacciarsi in qualche situazione poco piacevole come accaduto al sottoscritto, visto che peraltro la zona è tutta quanta composta da roccia infida che ricorda il Pizzo Coca. Vinti alcuni passaggi dove diventa indispensabile l'uso delle mani per arrampicarsi in modo comunque elementare, ci si porta sotto la vetta dove è presente il passaggio un po' più complicato della via, anche se breve: bisogna infatti sormontare un piccolo ma molto esposto salto roccioso. La vista del vuoto dapprima a destra e poi alle spalle desta una certa impressione, ma si tratta di un attimo prima di riprendere la marcia e giungere in cima nell'arco di qualche minuto. Anche stavolta non possiamo godere della visuale per via delle nuvole che avvolgono anche la nostra montagna, ma questo non ci priva comunque della soddisfazione. Percorriamo ora a ritroso la via di salita, prestando sempre attenzione a dove poggiamo piedi e mani, mantenendo perciò alta la concentrazione. Solo una volta tornati al bivacco possiamo abbassare il livello di guardia e prendercela un po' più comoda. In discesa optiamo per una preventivata variante, grazie a un sentiero che ripido si tuffa nella Valle Sancia. Passiamo attraverso la bella frazioncina di Morone, andando a prendere la strada sterrata affrontata in parte durante il primo tratto della salita, incrociando il punto dove l'avevamo abbandonata a favore del sentiero nel bosco. Chiudiamo perciò anche questa bella escursione, riflettendo sul fatto che portarsi appresso il caschetto non sarebbe stata una cosa insensata, visto che sul traverso dopo il bivacco incombono sul sentiero ripide pareti composte da roccia pessima, la stessa roccia che poi suggerisce prudenza e attenzione lungo l'ultima parte che conduce alla vetta.
Foto 1: alla fine del lungo traverso e all'inizio dell'ultimo tratto Foto 2: lungo la via di salita, non distante dalla vetta Foto 3: croce di vetta |
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