Home Gallery
Reports
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Mountain Bike
Archivio
Itinerari
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Fenio...menali
Forum
Ricerca
   Monte Pradella, 08/08/2014
Inserisci report
Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Pradella
Regione  Lombardia
Partenza  Valgoglio loc. Bortolotti (BG)  (1145 m)
Quota arrivo  2626 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Lago Nero
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il Pradella, cima orobica da lungo tempo ambita, ma la cui conquista per vari motivi è stata ogni volta rimandata, disertata. Questa volta invece ci organizziamo di tutto punto per andare a prendercela. Meteo però permettendo, in questa estate spesso piovosa. Per dare un senso all’escursione nella peggiore delle ipotesi, ci diciamo che nel caso in cui Giove pluvio decida per l’ennesima volta di aprire i rubinetti ci faremo un giro itinerante dei laghi. Intanto noi ci incamminiamo, poi si vedrà. Prendiamo dunque il sentiero nel bosco che un po’ noiosamente ci porta inizialmente nei pressi di una radura, poi a zig zag sale verso il Lago Sucotto costeggiando la condotta dell’acqua. Lo scenario da qui in poi è come sempre suggestivo, sebbene l’antropizzazione si faccia vedere e sentire. Tiriamo dritti e continuiamo a salire, passando prima nei pressi nella Capanna Giulia Maria e poi di Fronte alla Capanna Lago Nero. Ancora pochi passi e arrivando nei pressi dell’arrivo della stazione della funivia troviamo le prime indicazioni per il Pradella, scritte a terra in bianco sul “sentiero” in cemento che ricopre la condotta. Lo seguiamo e si rivela decisamente affascinante, correndo a mezza costa e offrendo uno scenario dalle tinte mistiche, essendo in alcuni tratti anche un pochino esposto. A un certo punto ci troviamo di fronte ad altre indicazioni scritte sempre in bianco, sulle rocce: a sinistra si prosegue per il Lago Gelato, a destra per il Pradella. Sempre con un occhio attento ai segnali del cielo, che in teoria oggi non dovrebbe “nuocere” più di tanto, anche se non si sa mai, continuiamo per la nostra meta immergendoci gradualmente dentro le nubi basse, avvolti perciò dalla nebbia a creare un’atmosfera un po’ spettrale. Attraversiamo un nevaio e guidati da un mix di bolli bianchi e ometti ci alziamo con più decisione di quota. Nei pochi attimi di visibilità cerchiamo di scorgere la vetta, ma appare solo fugacemente. Si sale spesso a zig zag su sentiero immerso un po’ tra le pietre, un po’ tra l’erba, sempre comunque con il fiatone, perché le pendenze danno poca tregua. Siamo ormai in prossimità della cima, ma negli ultimi metri da percorrere la musica cambia. Improvvisamente. C’è infatti una breve traccia di sentiero da attraversare molto esposta, su cui è posizionato un cavo metallico che in modo provvidenziale aiuta a vincere il senso di vertigine che non è difficile provare. L’effetto delle piogge si fa sentire e appoggiare gli scarponi su quella traccia molto stretta ma anche fangosa ci crea qualche indecisione. Con molta cautela avanziamo, giungendo a una piccola bocchetta. Qui, sempre con l’aiuto del cavo, dobbiamo alzarci di qualche metro aiutandoci anche con le mani sulle rocce. Superata anche questa difficoltà ci attendono delle ripide balze, ancora esposte nella parte più alta, prima di muovere gli ultimi passi e toccare così finalmente la croce. La nebbia ci impedisce di apprezzare un panorama che sarebbe sicuramente grandioso, cosicché non rimaniamo a lungo prima di riprendere il cammino. Non abbiamo infatti previsto di percorrere a ritroso la via di salita, bensì di proseguire per la cresta ovest/nord ovest, che nel primo tratto di discesa è per qualche metro piuttosto esposta e ci impone prudenza. Più in basso il percorso tende lievemente ad addolcirsi a livello di esposizione, di conseguenza possiamo riprendere a camminare con passo ora regolare. Per uscire fuori definitivamente dalle difficoltà c’è da affrontare un canalino in discesa di 80 metri circa, costellato nella parte bassa di sfasciumi, che ci deposita in un’area dove grandi massi la fanno da padrone. Superatala, avanziamo su sentiero molto più agevole transitando per il Monte di Aviasco fino a raggiungere l’omonimo passo, crocevia di più sentieri. Individuato il nostro, ci buttiamo a capofitto verso il Lago di Aviasco sotto una leggera pioggia e, dopo averlo costeggiato, proseguiamo alla volta del Lago Nero, chiudendo il nostro giro ad anello. Questo tratto del percorso sa riservare sempre ottimi scorci e ci fermiamo più volte ad apprezzare i panorami, nonostante il grigiume imperante. Non ci rimane che ripercorrere tutto quanto il percorso iniziale per fare ritorno all’auto, stanchi ma contenti per una nuova conquista in terra orobica.

Foto 1: in vetta, un po' stanchi
Foto 2: discesa lungo la cresta ovest/nord ovest
Foto 3: bella vista sul Lago d'Aviasco
Report visto  2237 volte
Immagini             

[ Clicca sulla foto per ingrandire ]
Fotoreport