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PIZZO STELLA, 31/08/2013 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | maurizio1972 |
Gita | PIZZO STELLA |
Regione | Lombardia |
Partenza | Fraciscio (località Soste) (1440 m) |
Quota arrivo | 3163 m |
Dislivello | 1723 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Chiavenna |
Attrezzatura consigliata | Da escursione |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Salita in compagnia di Marco che raggiunge il suo primo tremila in grande scioltezza. Per una volta scelta azzeccata e meteo perfetta sulla cima simbolo della Valchiavenna. Al mattino una nuvolosità consistente mi ha fatto dubitare, ma le perplessità svaniscono dopo Colico: guardando verso la Valchiavenna le cime che solitamente sono nascoste dalle nubi si mostrano invitanti. Lasciamo l’auto sopra Fraciscio alle 8.45 e nonostante l’orario tardo saliamo fino al rifugio in esposizione Ovest e quindi in ombra, anche se ormai la canicola estiva sembra aver abbandonato anche la pianura. Dopo 1 ora siamo alla splendida conca prativa dell’alpe Angeloga in cui è ubicato il rifugio Chiavenna (2042 mt). Lasciati picca e ramponi al rifugio dato che anche visivamente il percorso non sembra richiederli, iniziamo a salire costeggiando il bordo sx del bel lago Angeloga e superati due risalti erbosi il terreno si fa più detritico e l’ambiente più severo. Il sentiero rimane sempre evidente fino a quota 2500 in prossimità della conca morenica della risicata vedretta del Mortèe. Qui (e sembra essere un errore comune) seguiamo leggermente a sx degli evidenti ometti, quando avremmo dovuto abbassarci invece verso un ruscelletto di fusione per compiere una sorta di semicerchio verso dx portandoci alla base di una cresta morenica. Proseguiamo invece lungo un percorso tormentato di massi instabili verso la base del pizzo. Andiamo quindi a infilarci sul ghiacciaio del Mortèe, giusto in tempo per capire che l’errore è rimediabile solo traversando la vedretta e il canalone centrale del Pizzo che è la probabile meta degli ometti seguiti. Perdiamo qualche metro di quota per valutare attentamente il traverso migliore e meno ripido e gradiniamo pazientemente con gli scarponi. Perdiamo un po’ di tempo ed energie per risalire faticosamente le crestina morenica dove ritroviamo il percorso esatto. Si sale ora tranquillamente anche se su terreno detritico molto ripido fino a giungere ad una fascia rocciosa più stabile che prelude al nevaio finale. Qui la traversata è agevole e breve e si hanno due possibilità per raggiungere la cresta sudovest del Pizzo: una sale leggermente a sx e taglia la parte alta del nevaio (soluzione che si legge in quasi tutte le relazioni), l’altra scende leggermente alla sua base e con giro più lungo ma più semplice monta in cresta. Per velocizzare la salita tagliamo la parte alta e ci troviamo alla base di una paretina da arrampicare contrassegnata da frecce rosse. Le difficoltà sono decisamente contenute, ma la roccia è veramente marcia e il terreno zuppo di fango(in seguito verremo a sapere dal gestore del rifugio che questa fascia è franata recentemente) il che mi fa consigliare a chi legge di optare per la seconda possibilità. A noi si unisce anche un escursionista che ci precedeva e con cui condivideremo anche parte della discesa. Raggiunta finalmente la cresta presso la croce Garlaschelli (3000mt)si segue a sx la cresta che su facili ma instabili roccette porta in vetta lungo una traccia di ometti che in caso di nebbie presenta qualche difficoltà d’orientamento. Siamo alla croce alle 13.10 dopo 4h20 e ci godiamo il meritato riposo in compagnia di uno stupendo panorama; anche il vento è praticamente assente e solo qualche nuvola in risalita ci consiglia di scendere. Dopo aver percorso a ritroso il primo tratto di cresta proviamo a scendere dal percorso di salita con leggera variante franando ingloriosamente su fango e sassi e dovendo poi arrenderci a perdere quota per traversare la parte bassa del nevaio. La successiva discesa lungo la morena detritica è interminabile e noiosa non fosse per il panorama verso il rifugio Chiavenna che raggiungiamo in tranquillità. Altra sosta e discesa finale rilassante in un bellissimo bosco di larici. Bellissima e panoramica vetta le cui difficoltà consistono principalmente nella pessima qualità della roccia e nella difficoltà d’orientamento in alcuni tratti soprattutto in caso di nebbia.
Foto 1 – Croce Garlaschelli con sfondo Pizzo Groppera e lago di Lei Foto 2 – Foto di vetta Foto 3 – Pizzo Stella dall’alpe Angeloga |
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