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| piccole gemme appenniniche, 24/09/2025 | Tweet |
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| Onicer | oscarrampica
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| Gita | piccole gemme appenniniche |
| Regione | Emilia Romagna |
| Partenza | stradqa (800 m) |
| Quota arrivo | 860 m |
| Dislivello | 60 m |
| Difficoltà | F |
| Rifugio di appoggio | no |
| Attrezzatura consigliata | nde |
| Itinerari collegati | nessuno |
| Condizioni | Buone |
| Valutazione itinerario | Ottimo |
| Commento | I genitori di Margherita (da poco moglie di mio figlio Armin) assieme ad altri parenti ed amici ci invitano a passare due giorni nella loro casetta spersa in un bosco dalle parti di Monghidoro nell’appennino Bolognese, molto vicino al confine con la Toscana. Che posto ameno nascosto e riparato dal bosco dove amano passare le giornate chiaccherando lavorando e riposandosi nella piccola piscina. Dopo una corsetta serale con Giona, il mattino dopo decido di farmi un giro ad esplorare il territorio circostante. Non lo conoscono molto ma riesco al fine a scoprire dell’esistenza del leggendario Sasso Nero che pare avere addirittura origini celesti. Un meteorite dicono. Il fratelo di Massimo mi dà qualche indicazione ed esco in auto. Ad un certo punto alla mia destra vedo un colle tondo con un appicco roccioso verticale al suo fianco che grazie a Maps identifico come la Rocca e il Sasso di Cavrenno. Incuriosito, seguo una stradina sterrata laterale alla provinciale e parcheggio dove fra le erbe alte inizia un sentierino che percorro in discesa. Niente da dire, è veramente un gran bel masso alto una 50 di m e con una parete che sembra veramente pensata per l’arrampicata sportiva. Intanto fra le erbe noto uno strano sasso che si rivela essere niente po po' di meno che la ghiera sulla quale veniva montata l’ogiva di una bomba. Dato il peso la nascondo per recuperarla al ritorno. Del resto queste sono le terre un poco abbandonate, traversate ora dalla linea dei treni ad alta velocità e un tempo dalla famigerata Linea Gotica cantata anche dal buon Lindo che queste terre ancora le vive e le abita. Ad un bivio del sentiero scendo verso la base della parete e a conferma dei miei sospetti trovo la placchetta di partenza di due vie: quella delo spigolo è un 6a. Seguo il sentierino che scende contornando le basi della struttura rocciosa e dall’altra parte su vie più facili trovo una famiglia che arrampica. Una fascia erbosa m’induce a provare la salita e con qualche trazione rocciosa e l’aiuto di corde pensate per la discesa, riesco a salire fin sotto l’appicco finale che richiederebbe però qualche passo di arrampicata troppo esposto per prendere seriamente in considerazione l’ipotesi. Scendo nuovamente alla base e vedo una placca appoggiata ma anche questa mi sembra troppo liscia per salirci senza rischi e allora abbandono l’idea di provare ad arrivare sul cocuzzolo finale. Non c’è che dire, una via facile per la vetta non c’è, il Sasso di Cavrenno si difende bene da ogni lato! Trovo un sentierino inerbato che svolta verso la Rocca e questo mi permette di vedere bene la forma rettangolare del sasso da questo lato con la spaccatura che la incide e la placca appoggiata che sale fino in cima, molto esposta. Ci sarebbe senz’altro da divertirsi con corda e scarpette, cosa che mi dirà poi Armin, lui ha già fatto. Fra sterpi ed erbe d’oro colorate dal sole dell’estate, punto la colma finale dalla quale ad un certo punto spinta la croce di vetta che fotografo col sole dietro l’incrocio delle sue sbarre. Scendo, recupero il pezzo di bomba che più tardi sparirà misteriosamente dopo averlo caricato sul pulmino e mi rimetto in strada verso la seconda meta del mio piccolo tour esplorativo. Venti minuti dopo al Sasso Nero di San Zenobi, un masso di origine ofiolitica, ovvero una roccia che proviene da antichi fondali marini. La sua colorazione scura e le striature verdastre e violacee lo rendono un elemento distintivo nel paesaggio. Molto suggestivo, in effetti sembra piantato lì per caso. Faccio due chiacchere con un motociclista di Dueville lì presente e mi avvio per scalarlo. Trovo una targa a memoria posta per evitare ulteriori incidenti : pensavo ci fosse un sentiero ma in realtà si sale sulla parte destra con qualche leggero passo di arrampicata fra risalti e cengette. Nulla di chè ma sembra un posto fatto per farsi male senza quelle protezioni che ormai purtroppo sono un poco ovunque in questi luoghi che attirano molte persone e quindi fanno salire statisticamente le possibilità di incidente. Quando dopo due minuti sono in cima resto ulteriormente sorpreso dallo strapiombo che si trova dall’altra parte! Molto bello il dolce panorama che si apre sulle colline e i prati circostanti. Scendo di corsa perché non vorrei far tardi per il pranzo e visto che ho anche il compito di recuperare dell’acqua e del caffè. Rifaccio due parole coi tipi della moto e gli dico di fare attenzione se voglion salire. Li saluto, cerco inutilmente di arrivare al laghetto Bello e poi inverto la marcia verso il Passo di Raticosa e scendo a Pietramala dove faccio gli acquisti e trovata deserta la stanza del punto informazioni, “recupero “ una cartina del posto. Bella l’Italia, ovunque vai trovi sempre luoghi da esplorare e suggestioni che incantano. Manca solo il tempo per vedere tutto quello che il Creato, mette a disposizione. Ritorno in tempo, i preparativi per il pranzo sono ancora in corso e finisco in piscina a sorseggiare del bianco frizzante e fresco. Che vita..ma non ci riesco proprio a fermarmi a godermela! Ho sempre bisogno di esplorare! E scherziamo di questo con gli altri in piscina. Foto1 la Rocca e il Sasso di Cavrenno Foto2 la parete Foto3 Sasso Nero di San Zenobio |
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