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   Giorno 3 dal Bivacco Corti al Resnati e ritorno, 13/09/2025
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Giorno 3 dal Bivacco Corti al Resnati e ritorno
Regione  Lombardia
Partenza  Bivacco Corti  (2500 m)
Quota arrivo  1000 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Bivacco Resnati
Attrezzatura consigliata  nde ambiente solitario selvaggio e poco segnalato
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Ci svegliamo con calma al Bivacco Corti verso le 8 del 20/08/2025, nebbia..le previsioni per oggi non son buone e ricaccio indietro il pensiero di chiedere a Zeno se ha voglia di risalire al Porola e poi fare lo Scais. Facciamo colazione calda e alle 9.30 dopo aver riassettato e pulito alla fonte stoviglie e posate siamo pronti a scendere. Blocco Zeno e gli dico “Fermo!” perché uno stambecco è apparso alle sue spalle. Non ci teme e si lascia fotografare da poca distanza, poi saluta con agile balzo. Volgo lo sguardo a valle e rimango incantato: le bianche nubi si sono strappate e la roccia fuma bagnata con chiazze di verde brillante che dipingono un quadro che mi piacerebbe saper realizzare. Scatto una foto. Magari un giorno….ad un certo punto vediamo degli stambecchi e devo riprendere la macchinetta. Il maschio davanti, il cucciolo in mezzo e la mamma dietro allineati controcielo su un crinale verde. Che spettacolo e che dono vederli felice nel loro ambiente e praticamente in posa. Seguiamo le loro evoluzioni mentre perdiamo quota. Il sentiero non è evidentissimo e ad un certo punto lo abbandoniamo perché sembra virare a sx. Io questo tratto l’ho già percorso e sto davanti. Ci fermiamo a mangiar mirtilli, Zeno si attarda e io vado avanti a vista in traverso verso la grande placca rocciosa da cui precipita l’acqua che scende dalla Vedretta del Lupo. Mi trovo ad un certo punto sopra un salto impraticabile e l’unica opzione sembra il canalone erboso che scende alla nostra destra. Ci s’infila Zeno mentre io esploro inutilmente più a sinistra. Lo raggiungo, la pendenza è considerevole, l’erba bagnata, scivoli qui e non ti fermi più. Fortuna che l’abbondanza di mughi permette un minimo di sicurezza. Non è facile e passiamo un brutto quarto d’ora in cui perfino il mio zaino abituato a mille battaglie ha un attimo di cedimento..sento lo strappo che mi trattiene e poi lancia via dalla presa del mugo! Atterriamo finalmente poco sopra la zona tranquilla ma mi impegna ancora il costone bagnato sul quale mi sembra che i miei scarponi non riescon a fare aderenza. Zeno è già salvo e lo invidio. Qualche minuto dopo respiro forte anche io. Traversiamo il grande fronte roccioso e quando mi giro a vedere da dove siam scesi, capisco le mie incertezze sul percorso! Anni fa con Nadir scendemmo subito nel vallone a destra del bivacco, quello sottostante la vedretta mentre questa volta seguendo il sentiero ci siam portati a sinistra e il vallone mugoso percorso era l’unica possibilità di riportarcisi: bravi anche stavolta! Per più semplici ma sempre discontinui pendii erbosi e rocciosi puntiamo alla macchia rossa posta sotto al grande masso e la raggiungiamo alle 11.30( Bivacco Resnati, q. 1950). Una grande e ondeggiante vallata verde si apre in discesa sotto di noi e lascia intravedere Ponte in Valtellina. Ci fermiamo a riassettare anche qua e mangiamo pane salame e formaggio. Faccio due passi verso il canalone nordovest che da qua parte e sono sorpreso dal nitido ricordo della notte in cui percorremmo con Nadir alla luce delle frontali questo breve tratto fra le rocce per fermarci poi arrivati al canalone a mettere i ramponi e iniziare la nostra avventura. Ora non c’è neve..solo i ricordi di una giornata memorabile passata in montagna e dell’accidente occorsomi in discesa dal canalone ovest del coca dove per la rottura del rampone, rischiai di precipitare. Sorrido…e mi sembra ancora di sentire la gamba penzolante tremare convulsamente. Torno da Zeno e scendiamo tre quarti d’ora dopo il nostro arrivo. Bellissima la cscata che come un filo d’acqua precipita da quello che una volta era il fronte del ghiacciaio di cui è rimasto solo il frutto del lavoro sulla pietra lisciata per bene. Mentre mangiamo nuovamente mirtilli una vipera attraversa vicino agli scarponi di Zeno e cerco vanamente di fotografarla. Soffia solo dal buco in cui si riparata, nascosta dalle felci. Scendiamo mangiando mirtilli, tranquilli come se inconsciamente assaporassimo oltre ai frutti del bosco, di cui apprezziamo anche la variante rossa, anche la bellezza del passeggiare tranquillamente dopo le tensioni della giornata di ieri. E mi ritorna sempre in mente Max e la sua perfetta distinzione fra l’aspetto materno e quello paterno della montagna. Perché non vieni più sui monti, amico mio? Zeno mi fa notare che crescono quasi sempre vicine due varietà di mirtilli di cui la più buona è decisamente quella con le foglie verdi e più brillanti: ha come al solito perfettamente ragione. Zeno vede cose che noi umani…. Ora siamo alti sul fondo della valle e ci volgiamo a salutare la sua testata dove ancora minuscolo fa capolino la macchietta rossa del bivacco. La cascata divide perfettamente in due la rupe da cui precipita e si guadagna foto e zoom…come il dente di Coca che buca le nebbie e appare galleggiante sopra di esse. Un’amanita muscaria che ha un’incredibile fogliolina poggiata sul suo cappello e che senbra messa per ornamento mi scatena dolci pensieri di porcini che non trovo mai. Parlando e parlando arriviamo al primo od ultimo insediamento della valle, le Case Michelini (q. 1500, h 13.45). Zeno traversa un prato verdissimo e lo ritraggo da dietro camminare verso il suo futuro di pace interiore. Che persona incredibile ho conosciuto per caso..o meglio ha deciso di conoscermi, scrivendomi un giorno! Grazie! Nelle nebbie appare nascosto il Biorco e lo salutiamo velocemente prima che ne sia nuovamente inghiottito. Davo per scontato ripassare a salutare la famiglia che avevamo incontrato la sera prima di avventurarci nel bosco e quando Zeno esplicita il suo desiderio..gli rispondo semplicemente che ci avevo già pensato e lo davo per scontato e doveroso. Rivediamo alta a sinistra sopra di noi la traccia del sentiero piano sul quale l’altra notte avevamo posto felici i nostri piedi dopo la cruenta risalita del bosco. Sembra un’altra vita..era solo l’altro ieri! Transitiamo dalle Case Pradasc, da altre casette in pietra isolate e dall’ultima magnifica a cui chiedo inutilmente alle donne sedute sulle sdraio in un bellissimo e rasato prato se hanno per caso bisogno di un giardiniere. Siamo a posto rispondono ridendo. Arriviamo al bivio in località forni: dovremmo seguire la rotabile a destra ma deviamo a sinistra per passare dalla coppia. Zeno mi dice che si è un poco sentito trattato come un bambino quella sera…guarda Zeno che quell’uomo era veramente preoccupato, aveva paura di quello che andavamo a fare e quindi ci ha trattato come un padre. Fotografo Zeno che appare spossato col suo bastone recuperato al resnati e poi il ponte sull’acqua verde del fiume. Scendiamo leggeri, nessun movimento, fotografo la bella aiuola di gerani intanto Zeno mi dice che forse non c’è nessuno. Bè prova a bussare dai. Cigola la porta in vetro e legno e appare Massimo. Ha un ‘espressione come vedesse due fantasmi poi con gli occhi lucidi ci dice che son due notti che non dorme pensando a noi, che ha cercato informazioni, che è sceso a vedere le macchine parcheggiate e che alla fine ha pensato che potessimo esser saliti come fanno molti con due auto e che quindi saremmo ritornati da un’altra parte. Parla a dirotto, tutto d’un fiato e quando sussulta..lo abbraccio commosso per tanta bellezza. Sua moglie è apparsa e trattiene a stento la felicità in un viso allagato dal sorriso. Sono entusiasti e ci obbligano ad entrare. Che bella saletta in legno e sul divano la piccola Margherita, loro nipote. Tirano fuori salami, formaggi e quando gli dico che bè una birretta….il tavolo si riempie. Parliamo di tutto della gita, della valtellina dove spesso veniamo per arrampicare, degli amici che entrambi abbiamo in zona, della Wine Trail per cui ci dicono di passare a ritrovarli. Anche di Arnaldo, e allora si fanno scuri..e dicono che sì è proprio un tipaccio..per favore non salutatecelo, concludono addirittura. Poi la sintonia profonda ci apre a parlare della vita mia, della scelta di Zeno. Sono persone eccezionali, belle, quelle con cui è dono confidarsi. Ci offre grappe indimenticabili che produce lui stesso…eccezionale quella col carè, erba che chiaramente Zeno conosce. Quando ci scattiamo una foto ricordo, ci accorgiamo di esserci trattenuti per più di un’ora. Chiediamo scusa e solo ora che scrivo mi viene in mente che devo mandargliela. Il solito grrrr….bè sarà l’occasione per risentirli!. Salutiamo e Massimo ci obbliga ad accettare il passaggio in auto fino alla nostra. Prendiamo commiato, gli dico se può buttarmi il bastoncino che s’è rotto e sorridendo mi dice che lo appenderà come cimelio. Saliamo in auto e facciamo subito una piccola deviazione per visitare l’abbandonata anni fa chiesetta di san matteo come ci racconta una signora unica abitante del borgo lì accanto. Sul campanile ci sono nidi d’uccello, la chiesa non ha più il tetto e la canonica è precipite. Ci avventuriamo all’esplorazione chiaramente vietata fra le rbe alte. Sembra di entrare nel passato fra archi in pietra che reggono incredibilmente il peso del tempo. Quanta sapienza in chi li costruì. Foto e raccolgo reperti. E ora basta pensare al divertimento..tocca andare all’indesiderato appuntamento con l’Arialdo Furioso. Zeno ci devi pensare tu….no dai fallo tu che sei più capace mi risponde. Ok …se arrivo e me la sento faccio io…altrimenti vai tu! Stipulato l’accordo, risaliamo vs Briotti, salutiamo la bellissima madonnina lignea cui chiediamo protezione per il nostro incontro. Arialdo ci attende sulla panca in marmo…sembra un padrino prima dell’incontro…stile tre uomini e una gamba..gli manca solo il fucile! Avanziamo verso di lui…ci scruta..il mio sguardo severo si scioglie e lo ringrazio per il capolavoro che ha costruito e gli racconto della gioia che ci ha dato aprire la porticina la sera e accesa la luce vedere la meraviglia di quel posto. Entriamo in confidenza..arriva anche Amerino, suo fratello che c’incanta coi suoi racconti di aquile e passiamo così un’ora a parlare della loro vita di costruttori e della vita in montagna. Ci salutiamo che sembriamo vecchi amici e ci invita a tornare. Zeno è incredulo e stupefatto…mi prende in giro dicendo che San Francesco ha ammansito il lupo di Gubbio ma io addirittura quello di Briotti. Ridiamo felici di tutto il bene che ci ha avvolto in questi giorni. Scendiamo verso la valle ma le sorprese non sono finite: dico a Zeno che dopo tutte queste emozioni, mi fumerei volentieri una sigaretta. Ad un certo punto ad una svolta della strada, mi indica un locale e inchiodo. Non c’è la T di tabacchi ma ormai siamo fermi ed entro per chiedere di un tabaccaio. Non c’è nessuno e quando esco dalla cucina dove stavano lavorando la barista mi chiede cosa stavo cercando. Gli rispondo e lei sorridendomi mi dice che qua siamo ricchi…estrae una stecca di Marlboro e me ne regala un pacchetto. Senza parole ringrazio ed esco per raccontare a Zeno l’ennesima bella cosa. Mi coglie un flash assurdo…Zenooo ma ti ho mai raccontato la storia di Maurizia Paradiso? Rientro dalla simpatica barista e le chiedo conferma….si a volte passa di qua..mi dice ridendo. Raccolto a lei e a Zeno l’incredibile aneddoto che coinvolse me e Nadir fra risate a crepapelle. E finalmente all’alba o meglio al tramonto delle 18.30 riusciamo finalmente ad abbondonare col cuore gonfio di gioia ed emozioni la Valle. Celebriamo la fine della giornata in un anonimo barettino dove recupero la mia auto dividendoci coi pochi euro rimastici una porzione di patatine. Poi ci abbracciamo augurandoci rispettivamente buona vita. Buon cammino Zeno, le mie preghiere sono con te. P.s. “ Caro Oscar, ho cercato i primi messaggi che ci eravamo scambiati su on-ice ma non li ho più. Ho cercato allora le mail che ci scambiavano: ci sono ancora e mi colpiscono molto... avevo diciott'anni quando ci eravamo conosciuti la prima volta ed ora ne ho ventisette. Su certe cose ero forse più forte, vivo e libero allora; su altre sono cresciuto. Nella grazia di comprensione della vita che si ha quando si pensa al tempo ("Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla saggezza del cuore"), mi rendo conto della traccia di bene e bello che hai lasciato e lasci nella mia vita. Caro Oscar, ti voglio proprio bene. Dobbiamo credere per fede che ogni fratello è un dono di Dio ma se penso a te non serve la fede: non ne ho dubbi! Grazie di cuore, Zeno. “ Zeno, devo trovare parole che valgano un poco il confronto con la bellezza delle tue..grazie amico..figlio...compagno e grazie alla vita che ha tramato il nostro incontro!
Foto1 la sacra famiglia di stambecchi Foto 2 tracciato percorso dal Corti al resnati Foto3 foto ricordo da Massimo e Laura


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