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   Giorno1 salita notturna al Rifugio Donati, 13/09/2025
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Giorno1 salita notturna al Rifugio Donati
Regione  Lombardia
Partenza  Centale di Armisa  (1000 m)
Quota arrivo  2500 m
Dislivello  1400 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  sentiero da cercare nel bosco prima di arrivare al Piano che sale da Briotti
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Progetto da tempo sognato,e realizzato in quest’estate magica in cui sono riuscito a ultimare progetti che giacevano da tempo nell’elenco dei desiderata. Dopo la cavalcata sulle Cime degli Spiz e quella sui Viaz degli Sfornioi aggiungo un’altra perla alla mia collana alpina. Iniziata nel luglio 2021 con Billy quando ne compimmo il primo tratto dalla prima propaggine valtellinese (e cioè il Dosso Billi) fino al Pizzo Rodes e proseguita leggermente con Zeno nel novembre 2023 quando salimmo in condizioni invernali il Pizzo Biorco. Ora manca il tratto più alpinistico della cresta e nuovamente con Zeno in procinto di partire per il viaggio della sua vita ci accordiamo in anticipo per i giorni attorno al 20 Agosto. Le previsioni meteo sono un filo incerte e cogliamo la possibilità di anticipare la partenza per il 18/08/2025 dopo il mio turno di lavoro. Vorrà dire arrivare probabilmente con il buio al Biv. Donati, ma la cosa nn ci turba. Tornato a casa visto che cmq ero di strada, saluto Dani e parto. Ho sonno e quasi mi addormento per strada…sbaglio strada e incredibilmente il garmin mi conduce su un’assurda strada sterrata per campi che per fortuna cmq mi porta al posto giusto o quasi. Con un poco di ritardo arrivo al supermercato di Mapello e dopo aver scoperto che il parcheggio coperto chiude la notte, ritorniamo per spostare la macchina. Finalmente riusciamo a partire per la Valtellina con l’auto di Zeno. Durante il viaggio mi parla della telefonata fatta al gestore delle chiavi del Rif. Donati che avevamo letto sul Web andavano prelevate. Nella mia precedente volta non ricordavo neppure della presenza del rifugio, avendo pernottato nel bivacco invernale adiacente e sempre aperto. Mi dice Zeno che si è molto arrabbiato e tranquillizzato dopo che lui gli ha dato diverse rassicurazioni. Provo a chiamarlo io e nonostante la scarsa ricezione mi sembra di parlare con un pazzo…inveisce, accusa, ce l’ ha con il mondo, diventa matto quando gli dico del bivacco o dei laghetti di Reguzzo (perché in realtà è uno solo…). Mantengo la calma e lo saluto, ringraziandolo (ironicamente..) per la disponibilità. Tutto il viaggio diventa un parlarne e scherzarci sopra. Zeno vorrebbe cmq passarci, io no per non averne più a che fare. Alla fine a Zeno spiacerebbe non passare, gli sembrerebbe dì esser scortese e io mi accodo al suo sentire…però ci parli tu..io nn ne voglio sapere! Sono qui per divertirmi! Dopo un poco di giri per le stradelle laterali alla statale principale, imbocchiamo tra passaggi a pelo fra i muri con l’auto la stradina che sale a Briotti. Chiediamo della casa dell’arialdo..e la gente ci fa gli auguri…viene chiamato sindaco o sceriffo. Bah!!! Saliamo fra bellissime casette in legno stile Svizzera e prati ben rasati. Che bel posto.! Troviamo alla fine del paese una sorta di piazzetta con fontana e decorazioni floreali stupende. La casa del nostro uomo è bellissima, grande e Zeno va a suonare mentre io inizio ad ordinare il materiale, sono le 18.30! Non c’è e arriva in bici dieci minuti dopo e inizia a trattare con Zeno. Non invidio zeno e la pz che deve avere per reggere il personaggio. Alla fine mi avvicino per salutare e vedo che mi guarda meno sprezzante, forse perché ho trent’anni più di Zeno e non gli sembro un ragazzino da poter insultare liberamente. Lo guardo torvo e ame non dice nulla. Chiede 40 euro invece delle 30 pattuite e zeno gli lascia 50 perché non ha resto. Ci salutiamo e prova a dissuaderci dalla nostra intenzione di salire da Armisa, più breve ma difficile. Ci ragioniamo sopra ma Zeno decide che è meglio Armisa anche perché saremo più vicini anche per il ritorno. Via in auto, troviamo al stradina e la percorriamo fino al parcheggio posto proprio nei pressi della grande centrale idroelettrica (q. 1000). Facciamo la cernita del materiale da portarci e decidiamo di lasciare i ramponi. Portiamo solo il mio piccolo terzo attrezzo per eventuali inconvenienti glaciali. Pronti, finalmente alle 19.30 imbocchiamo la sterrata. In fondo alla valle nei vapori ovattati serali domina la scena la Vetta di Ron, baluardo della Valtellina. Cartelli indicano 4h al Bivacco Corti, ma non la nostra meta. Superiamo il bivio verso le baite Michelini e il successivo Resnati e proseguiamo in discesa con la vista che si apre sulla testata della valle dominata dal massiccio del Coca e dal suo grandioso ma ora vuoto di neve canalone Nordovest. Siamo poco sopra l’alveo e notiamo le opere idriche che incanalano il Torrente Armisa che alimenta l’omonima Centrale in Valle Arigna. Un ponte sull’ampio greto sembra indicare il nostro punto di non ritorno. Nessuna indicazione e volgendo lo sguardo verso il gruppetto di case erette sul laghetto che si forma poco a valle scorgo un movimento umano (Loc. I Forni, q.ta 1390). Facciamo un salto a chiedere dico a Zeno, che preferirebbe invece evitare. Insisto che non si sa mai, verrà buio..magari ci danno qualche info utile. Ci avviamo allora e nei pressi di una bella fontana con scritto acqua non potabile dove troviamo l’uomo che avevo intravisto. Chiedo il permesso di poter bere e mi conferma solo che è acqua nn controllata. Ride quando gli dico che bevo l’acqua in Pianura padana e che quindi questa è sicuramente meglio. Sbianca e si preoccupa quando gli dichiariamo le nostre intenzioni. Ma è tardi, viene buio e il sentiero è abbandonato e tutto da cercare. Stai tranquillo gli dico, mal che vada dormiremo nel bosco, siamo abituati a farlo. Ci dà delle indicazioni di massima…che sarà dura ad arrivare al piano, poi il sentiero migliora. La moglie che si è affacciata mentre stiamo già salutando ci dice di fermarci pure a dormire e salire l’indomani…le grido il nostro ringraziamento. Traversiamo il ponte..una roccia imbrattata con la scritta generica Rifugio, non è un segnale incoraggiante ma tantè. Dobbiamo ancora entrare nel bosco che il sentiero si smarrisce fra le erbe. Un viaz lo definirei, sono le 20.20 e si vede già poco. Nel bosco è già quasi scuro e seguire la traccia diventa un impresa. Zeno spinge forte e fatico a seguirlo ma come un segugio è in punta e fiuta i segnali che la traccia ha lasciato fra erbe e piante. In pochi tratti è ben evidente. Sbagliamo spesso e dobbiamo frequentemente tornare sui nostri passi ma senza lunghi smarrimenti. Ci sono i segni, il sentiero praticamente no. E’ una giungla e ci muoviamo fra erbe alte e fastidiose con frequenti trazioni per alzarsi su pendenze molto ripide e ramoscelli e foglie che si attaccano ovunque. Sudo copiosamente per l’andatura forsennata e per la mancanza d’aria nel fitto del sottobosco, ma dobbiamo fare più strada possibile prima del buio totale che ci coglie attorno alle 21. Ora possiamo rilassarci, correre nn serve più e il nostro motto diventa LS (Lenti ma Sicuri). Sembra sempre che il bosco possa finire ma riprende ogni volta togliendoci l’illusione di una visione più ottimale. Comunque i segni alla fine li ritroviamo sempre e a volte sono io a correggere da dietro la direzione quando zeno mi avvisa di essere dubbioso. Un rivolo d’acqua ci spinge a cercarne la fonte vs sx e ci perdiamo. Come al solito ci dividiamo ma nessuno ritrova la via. Ritorniamo per livelli diversi alla fonte e scopriamo il segno che devia vs dx. Stavolta abbiamo perso 15 minuti e ci rimproveriamo che quando ci mettiamo a parlare, caliamo l’attenzione e ci distraiamo. Per poco cala fra noi il silenzio della concentrazione. Zeno si offre di portare la mia corda e glielo concedo visto l’energia con la quale sta salendo. Sudiamo ancora salendo e finalmente alle 22 zeno mi dice di aver trovato l’autostrada. Lo raggiungo…è quasi incredibile illuminare con la frontale il sentiero ben costruito e assolutamente in piano. Restiamo sbigottiti quando troviamo addirittura delle transenne e poi ci infiliamo in una galleria scavata dalle rocce. Tratto probabilmente servito un tempo da qualche binario per deucaville. Ci sembra di camminare in Paradiso, illuminati dalla luna e in comodissimo falsopiano. Poco dopo ci abbeveriamo copiosamente ad una fontana e alle 22.30 raggiungiamo le Baite Quai a circa 2000 mt. di quota. Il sentiero nn prosegue oltre il torrente come pensavamo e allora dico a Zeno che avevo visto una traccia salire un poco prima e tornati poco indietro la imbocchiamo, abbandonando il sentiero in piano. Sembra proseguire e ogni dubbio sparisce quando poco doppio troviamo un cartellino metallico che indica Rif. Donati. Fotografo due tulipani alpini illuminati dal cono della frontale che li toglie dal riposo notturno. Ora il sentiero è buono e continua a salire. Sento la fatica e quando alle 23.20 arriviamo ad un nuovo bivio segnalato, mi prende lo sconforto. Indica Corti da una parte e Donati ad 1.40 h dall’altra. Pensavo di esser più vicino…sono stanco, è da stamattina alle 5 che nn mi fermo, ho sonno, son sudato e inizio a sentire il freddo della notte pungere. Mi gira un poco la testa e Zeno mi rincuora. Riprendiamo di buon lena anche perché l’altimetro dice che siamo a q.ta 2250 per cui dislivello nn ne manca molto. Abbastanza rapidamente usciamo dai prati ed entriamo in una zona rocciosa che mi fa pensare di essere molto vicini alla meta. Fra l’altro la visibilità notturna mi permette cmq di capire che siamo prossimi. Poi comincia la zona delle grandi placconate montonate che ricordo bene costituiscono la base dove è costruito il rifugio. Ho trovato nuova linfa e vagando ormai a piacere per il pianoro roccioso, illuminiamo il lago Reguzzo e tornando poco indietro le due triangolari costruzioni in pietra. Bivacco e Rifugio Donati. Apriamo la porta in ferro (q.2500 h 0.20) e restiamo sbalorditi. Una reggia in legno in cui spiccano i materassi e i cuscini rossi. Rimaniamo esterrefatti e il primo sentimento è di comprendere tutti i timori di Arialdo e di perdonarlo per tutte le menate assurde e fuori luogo che ci ha fatto. Non c’è che dire…ha costruito un piccolo capolavoro. Ci rilassiamo come quando si esce da una situazione pericolosa ed entriamo nel comfort e nella pace del luogo. Zeno si attrezza e da buon scout armeggia attorno a gas e fornelli preparando tè e tisane per una rigenerante e calda colazione notturna con brioche e biscotti. Fotografiamo la nostra felicità e ci prepariamo per la notte che si prospetta sontuosa in materassi con lenzuola. E’ già passata l’una, è tardi e cadiamo velocemente in un sonno profondo decidendo per un meritato riposo per recuperare bene per la giornata dell’indomani che sarà quella della grande corsa. Foto1 momento di poesia notturno Foto 2 l’arrivo al rifugio Donati Foto3 io e Zeno felici
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