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Monti Berici, 20/01/2025 | Tweet |
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Onicer | oscarrampica
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Gita | Monti Berici |
Regione | Veneto |
Partenza | La go di Fimon (20 m) |
Quota arrivo | 70 m |
Dislivello | 50 m |
Difficoltà | E |
Rifugio di appoggio | no |
Attrezzatura consigliata | nde |
Itinerari collegati | nessuno |
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Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Dopo due giorni abbastanza intensi che m’hanno visto chiudere le cime della zona del Talvena, divallo verso casa e da Caprile faccio rotta sui Monti Berici tanto amati da un’amica e che non ho mai visitato. M’incasino un poco nel traffico per arrivarci ma alla fine trovo le indicazioni per il lago di Fimon da cui voglio iniziare il mio piccolo tour esplorativo. Ci arrivo alle 13.30 e dopo aver parcheggiato mi coglie subito improvvisa la percezione del silenzio e dell’isolamento del luogo: fino a pochi minuti fa ero nel traffico intenso della città. Dove son finiti tutti? Non li cercherò, non mi mancheranno. Sembra un tranquillo posto della piana padana ma i colli verdi rompono la monotonia dell’orizzontale e danno un tocco di imprevedibilità e magia che sempre cela quando lo sguardo non vede oltre. La luce calda e tiepida si riflette sulle acque e crea un atmosfera ovattata. Trovo subito una bella panca in legno sotto una quercia e su un tappeto di foglie autunnali mi siedo a mangiare un panino con gli occhi che si cullano al ritmo delle onde placide e del loro quasi impercettibile sciacquio. Mangio e medito. Sulla bellezza e il potere che alcuni luoghi hanno di entrarti dentro e liberarti delle scorie di un mondo molte volte incomprensibile e poco pacifico. Poi mi alzo per fare il giro del bacino e passeggio come un ottantenne sulla fresca erbetta delle rive soffermando mi a fare foto tra gli arbusti o le canne che intrigano la visione delle acque regalando immagini romantiche. Cartelli vari spiegano le speci presenti attorno o nelle acque e invitano a rispettare norme di buona ecologia. C’ è addirittura un passaggio artificiale per i pesci e la zona no-kill per i lucci. Un'altra bella panca dall’altra parte del lago invita ad altra pausa che non faccio perché ci son troppe altre in questa frase. Oltre il lago prati semicoltivati salgono fino alle colline ma lascio l’esplorazione ad eventuale altra visita più studiata. Aree picnic e ritorno sulla sponda da cui sono arrivato, quella diciamo così abitata dove c’è qualche abitazione o servizio per le giornate probabilmente più affollate. Cartelli indicano le notevoli possibilità ciclistiche della zona che congiunge Vicenza (distante circa 15 km) a questo paradiso di piccole ma ripide e impegnative salite che promettono notevoli dislivelli e saliscendi da comporre a piacere fra i piccoli paesini di questo angolo nascosto al traffico massivo. E altri che indicano percorsi di Nordik Walking che superano i 10 km fino alla pubblicità dell’Alta Via dei Colli Berici che unisce tutti i paesini di questa area montana per un totale di ben 135 km. Un vero parco giochi a due passi dalla città. Scatto una bella foto a delle anatre che colonizzano un piccolo isolotto nell’acqua, a delle ninfee e sono arrivato alla fine del giro in una tranquilla e spensierata oretta. Ora prima del ritorno, voglio andare a vedere la famosa e mitica falesia di Lumignano di cui raccontava le sue prodezze pre-dolomitiche il grandissimo Pierino Dal Prà conosciuto un giorno ad Arco di Trento in compagnia di David. Sono un poco dall’altra parte, salgo a Lapio per curiosità e poi dopo mezz’oretta e circa 20 km parcheggio alle 15.30 fra delle case in una via chiusa proprio sotto un bellissimo e lavorato complesso roccioso nel quale oltre il bosco è incastonato il bellissimo e arancione Eremo di San Cassiano il cui cromatismo particolare ricorda quello delle rocce che lo proteggono e abbracciano. Alto sopra di me ma non distante, chiedo come fare per raggiungerlo ma mi spiegano che l’accesso è in paese dopo la chiesa e là allora mi dirigo. Supero la chiesa e seguo dei cartelli che indicano svariate falesie. Trovo un parcheggio nelle stradine e seguo due climber che passano sotto un enorme masso erratico precipitato e fermatosi proprio sul ciglio della strada dove mani e spit l’hanno trasformato in palestra d’arrampicata. La zona è bellissima con le falesie che come funghi emergono dal bosco con le loro fasce arancione che si combinano al grigio calcare. Svariati cartelli indicano gli accessi ma l’eremo non è indicato e allora capisco che devo tornare giù alla chiesa. Parcheggio e chiedo ad un giovane in divisa da guardia comunale come fare per arrivare l’Eremo e tutto sorridente mi dice che l’accesso è interdetto e che lui è appena salito a rimettere le striscioline bianche e rosse per rimarcare il divieto. Mi spiega che si può arrivarci comunque in tutta sicurezza solo facendo un giro un poco più lungo ed evitare così la zona interessata dalla frana che potrebbe ancora muoversi. Chiacchieriamo un poco di questi luoghi e poi trovandolo simpatico e gentile gli dico che ho fretta e poco tempo per fare il giro lungo e quindi farò finta di niente ai suoi divieti..ma mi spiaceva non essere sincero. Ci ride sopra…tanto fan tutti così dice…stai attento a non smuover sassi. Promesso gli dico e lo saluto. Mancan 5 minuti alle 16 e son davanti al cartello che spiega la situazione. Mi metto a correre in salita e pochi minuti dopo sono davanti al passaggio vietato. Proprio di fonte un’altra parete che ricorda per l’ambiente il Finalese e per i colori le rocce di Selvaggio Blu. Faccio un salto all’antro denominato il Covolo del Prussiano e dopo un’erta scalinata sono davanti al cancello che impedisce l’accesso all’Eremo e che purtroppo da qua manco si vede perché celato dietro la quinta rocciosa. Leggo dalle note che l’accesso è possibile solo con visita guidata la prima domenica mattina di ogni mese. Le numerose telecamere inibiscono il desiderio di scavalcare il muro di cinta per vedere il gioiello nascosto e non mi resta che ammirare il precipizio che lo sovrasta e protegge dalle piogge. Un bel terrapieno è stato eretto a sostegno della struttura e ne costituisce il viale d’accesso. Incantevole. Prendo congedo e mi butto in discesa osservando la vicina pianura di cui m’ero dimenticato immerso in questo scrigno magico di rocce e bosco. Leggo un cartello che m’era sfuggito salendo e che illustra la Fonte e il Covolo Copacan..ci vorrebbe più tempo per esplorare e conoscere questi luoghi sorprendenti. Pochi attimi dopo dalla statale della Riviera Berica, fotografo dalla pianura l’Eremo incastonato nella parete Est del monte della Croce che visto dall’auto sembra un miraggio. Penso che sì questi Monti Berici siano un piccolo luogo magico per chi sa scovare la bellezza nella semplicità del paesaggio lontano dalle mode e dalle pubblicità. Ci tornerò..sarebbe bello percorrerli interamente in bici. Studierò da casa il da farsi. Ora si torna. Foto 1 il Lago di Fimon Foto2 la panca dei pensieri Foto 3 bosco ed Eremo di san Cassiano |
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Immagini | ![]() ![]() ![]() |
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