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   Traversata Zerna Chierico Corno Stella, 12/01/2025
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Traversata Zerna Chierico Corno Stella
Regione  Lombardia
Partenza  Carona  (1150 m)
Quota arrivo  2620 m
Dislivello  2000 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Bivacco pedrinelli
Attrezzatura consigliata  picca e ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Settimama di ponte (ferie infermieristiche) e sono a casa dal 28 al 5/01. Ma tra feste lavori da fare al gazebo e appuntamenti con amici ( Greg…Andrea ) non organizzo nessuna partenza e poi in famiglia nessuno può o vuole venire qualche giorno a Caprile. Così improvvisa una sera,di venerdì, complice una coppia che viene a trovare Giulia e del ragazzo che arrampica e che mi chiede della montagna, scoppia la voglia. Giulia mi dice subito che domani Dani ha un impegno e allora opto per la domenica. Non ci metto molto a pensare al pizzo Zerna su cui non ero riuscito a salire qualche anno fa proveniente dalla cresta Rondenino-Aga-Venina- Masoni per stanchezza ed errore di percorso. Studio qualche mappa e decido di concatenarlo con il Chierico e la traversata fino al Corno Stella. La mattina del 05/01 salto la sveglia puntata alle 3 ma non quella per le 4 e mi avvio insolitamente verso la Valle Brembana. Arrivo a Carona (q.1150) che attraverso interamente fino a trovare parcheggio bianco e libero proprio all’inizio della carrareccia che sale verso Pagliari. Inizio a camminare alle 6.45 sapendo di non essere allenato..poi si vedrà! Il passo…sempre più lungo della gamba. Mi sembra di salire bene ma su una bella panca di Pagliari, mi fermo perché lo zaino che avevo visto bagnato sul fondo, è ora bagnatissimo. Controllo il camel-bag e vedo con disappunto che si è praticamente svuotato: non capisco il perché e lo infilo per sicurezza in un guanto. Passo dalla bella cascata ghiacciata e poco dopo alle 7.20 sono alla svolta dalla strada che sale al Calvi e viro a sx sul sentiero 209 per la Val Sambuzza. Trovo un bel presepe costruito nell’incavo di una pila di massi e poi nei pressi di un ponticello in legno, viro a destra seguendo la mia via. L’acqua persa dal camel bag ormai mi ha bagnato il pantalone e le gambe ma ormai nn posso farci più niente! Venti minuti dopo sono alle belle baite Birone ai Dossi dove non vedendo la curva a sx salgo visitandole anche da sopra. Che belle e che fortuna per chi le può abitare. Ridiscendo alla svolta recuperando il 209 mentre fiamme rosse tagliano il cielo algido del mattino in direzione dei Corni di Sardegnana. Oltre fa capolino anche la cuspide del Pizzo del Becco. Appare la piramide erbosa del Chierico e poi infilo a destra la Val Sambuzza. Transito ai 1860 mt della Baita Vecchia che sono le 8.15 e poco dopo alla baita Arale nei pressi del bel piano che precede l’invaso del Lago. Continuo a salire e alle 9 raggiungo l’innevato Lago di Val Sambuzza(q.2085), più spettacolare in estate quando le sue avcque verdi danno un tocco di magia a questo bell’anfiteatro che lo racchiude. Mi attira la panca di una baita dove mi dirigo per fare una piccola colazione e contemporaneante sopraggiunge un viandante che m’invita a seguirlo visto che sta salendo anche lui verso lo Zerna. Gli dico che rinuncio alla pausa perché un’amicizia vale più del cibo e poco dopo gli chiedo di dovè. Quando mi risponde che è di Crema..mi metto a ridere perché mi sembra incredibile che siamo partiti entrambi dalla stessa città per andare sulla stessa montagna. Poi Angelo mi specifica che è di Romanengo e salendo gli parlo dell’andare in montagna che pratico e lui mi chiede in specifico dell’arrampicata. Gli dico anche del trittico che vorrei salire ma non è interessato ad allungare la sua escursione. Intanto guardo il versante nord del Chierico che imbiancato mette in evidenza lo spigolo erboso che dovrei risalire per giungere in cima e cerco di capire dove sia il punto migliore per traversare verso di esso. Improvvisamente sento Angelo gridare d’entusiasmo e mi fermo per cercare di fotografare e seguire due splendide aquile che planano sopra il Chierico. Arriviamo alle 9.25 ad un bivio per rientrare a Carona passando dalla conca dei laghetti di Caldirolo e credo sia questo il punto migliore per traversare vs la mia seconda montagna. Cinque minuti dopo entriamo nel bel Bivacco Pedrinelli (q.2350) appena sotto il Passo del Publino per mangiucchiare qualcosa. Vorrei lasciare giù lo zaino per salire leggero ma alla fine il socio mi convince a tenerlo. Dal Passo scatto una bella foto che riunisce da sinistra verso destra il Chierico, la Cima di Val Sambuzza e finalmente il Corno Stella. Angelo è già partito e lo raggiungo solo quando lo trovo fermo per calzare i ramponi. Mi dice in termini perentori di ramponare anche io ma confido di salire senza essendo il terreno irregolarmente innevato. Fatico un attimo sul sentiero innevato e gelato ma poi sulle roccette la neve non è più gelata e senza problemi tocco la cima del Pizzo Zerna (q.2570) alle 10.15. Angelo è indietro ed essendo ancora lunga la mia giornata rinuncio ad attenderlo e scatto veloce qualche foto vs il Masoni che mi stà proprio davanti e la sua cresta che corre fino alla Cima Venina dietro la quale spuntano le punte del Diavolo e del Diavolino. La Piana Padana dorme sotto la coltre di nubi dalla quale come navi emergono cime disparate. Bello. Davanti a me la lunga cresta di collegamento che unisce il Chierico allo Stella, mi sembra fattibile e mi dimentico di fotografarla. Scendo e metto via i bastoncini per usare la picca in caso di scivolata. Saluto Angelo che mi ribadisce di non voler venire con me e ci salutiamo. Lo fotografo quando arriva in vetta per mandargli le foto e scendo provando a tagliare prima del bivio ma non è una buona scelta e quindi taglio verso il bivio dove sta arrivando anche Angelo che aspetto per sapere se vuol fare questo piccolo anello alternativo. Viene con me e mi segue. La neve ci fa perdere l’orientamento e mi preoccupo un po' per lui perché non si vedono più segni. Gli dico che se sarà il caso accenderò l’app che evidenzia i sentieri ma poco dopo li ritroviamo e lo seguo finchè la traccia torna evidente. Ha fretta è già in basso e mi spiace non dargli la mano un’altra volta. Che personaggio particolare e misterioso. Comunque ci eravamo scambiati i numeri di cell. La visibilità è pessima ma per fortuna non ho dubbi sulla direzione e alle 11 sono nuovamente solo e dopo un poco di traversi approdo sul versante solatio di loppe gialle e secche. La pendenza è mostruosa e cerco di affaticare meno i quadricipiti deviando a zig zag ma ansimo e devo continuamente fermarmi a riprender fiato. Del resto sono attorno ai 1500 mt di dislivello e la mancanza di allenamento si fa sentire. Definisco il muro giallo quello che mi si para davanti e ad un certo punto mi siedo esausto (la pendenza è così accentuata che il culo mi scivola vs il basso… e devo puntellarmi con gli scarponi!) scattando una bella foto verso le nubi sotto di me e che inghiottono la base del pendio che sparisce nel nulla. Le nubi coprono i fianchi delle montagne e le rendono simili a lunghe scogliere che escono dal mare. Bella la visione dei monti brembani a partire dal Cabianca, al Pradella e fino al Pizzo del Becco. Raggiungo sfinito la fine del muro e solo un breve pendio mi separa dalla croce così vicina ma così lontana. La pendenza è calata ma faccio comunque una fatica bestia ed è solo 10 minuti alle 12.30 che mi siedo sotto la croce del Chierico (q. 2535) a cercare nel cibo di recuperare un poco di forze. Non ho ancora deciso cosa fare ..ci penserò fra poco. Intanto mi copro che ho freddo e mangio. Noto solo a casa, dalla foto scattata in cima, che c’era un piccolo e tenero peluche infilzato nella croce. C’ è una prospettiva visiva immensa che va da sconosciute cime svizzere al Rosa, al Tre Signori e Legnone che emergon dalle nubi con le loro prue che sembran dirette verso il mare padano. La Presolana anch’essa isola nel mare congiunge il versante Brembano a quello Seriano. La bocchetta di Zerna valico tra l’omonima cima e il Masoni lascia vedere oltre la catena Redorta Scais Catonno Uomini fino allo Scotes e al Rodes. Poi il maestoso gruppo del Bernina chiude il cerchio. Scatto diverse foto con zoom e mi metto a pensare a cosa fare. Calcolo in circa 1 ora il tempo necessario per arrivare in cima allo Stella, poi in teoria dovrebbe esser solo facile discesa (il sentiero è già ben visibile da qua), però sconosciuta, forse innevata e col rischio della scarsa visibilità e del peggioramento meteo. E infine calerà il buio a peggiorare la situazione. Tornare sarebbe più sicuro ma mi richiederebbe quasi lo stesso tempo. Decido di rischiare e alle 13, mi avvio deciso che i pendii sembran abbastanza puliti. Scendo alla Bocchetta del Chierico e il versante che non vedevo essendo a nord è innevato e abbastanza gelato: le placche sono scivolose e devo stare attento. Alcuni passi in discesa mi preoccupano un poco ma lentamente e con attenzione guadagno la bocchetta dove mi ritorna il dubbio se proseguire. Sono già passati 50 minuti dell’ora prevista ma guardando la strada fatta mi sembra assurdo ripercorrerla e decido di proseguire stimando in mezz’ora il ritardo accumulato. Per erbe velocemente guadagno la cima della prima elevazione per ritrovare ancora condizioni nevose dall’altra parte questa volta un poco più semplici. Nuova perdita di quota e poi insidioso traverso su accumulo nevoso che taglia il fianco dell’ultima quota. La visibilità ogni tanto peggiora e l’ansia mi mette velocità e penso solo ad uscirne il più rapidamente possibile. Riapprodo alle rocce e per saltoni scendo all’ultimo vallo prima della cuspide finale che si erge davanti a me. Sto meglio ora e per traversi erbosi e gradoni rocciosi con brevi passi di I/II° grado mi alzo solo timoroso di trovare difficoltà maggiori che non dovrebbero esserci. Con un sospiro di sollievo alle 14.30 mi appare sopra la testa la croce del Corno Stella (q.2620), massima elevazione di giornata. Ora sarà solo discesa. Mi isso in cima felice illuminato da un pallido sole. Prospettiva ancora più immensa rispetto al Chierico e che riassumo girando un video panoramico. Guardo la cresta da qui innevata con i suoi saliscendi di collegamento al Chierico e mi compiaccio di avercela fatta. Come anche di essere riuscito nonostante il non allenamento di esser riuscito a fare 2000 mt di dislivello. A destra la piana padana è sempre sotto le coperte. Scatto ancora foto e parto per la discesa perché sasrà un poco un conto alla rovescia prima del buio. Il contrasto di colore fra le erbe secche sulle quali galleggio e le nubi bianche sotto è bellissimo e mi avvio per l’ampio sentiero che purtroppo è smaltato di neve ghiacciata sulla quale gli scarponi scivolano pericolosamente. I ramponi sono in fondo allo zaino ma mi dico che prima o poi scendendo il ghiaccio finirà ed evito i tratti più pendenti camminando fuori sentiero sulle erbe. Non scendo veloce ma non mi decido alla sosta ramponi per non perdere tempo, neanche quando in un tratto semipiano ci pianto uno scivolone incredibile che riesco ad attutire atterrando sullo zaino e sbattendo solo il braccio dx. Poi il ghiaccio termina e improvvisamente mi trovo nella nebbia a ringraziare un cartello che mi indica che sono arrivato al bacino del lago Moro (h 15.15, q.ta 2235). Non si vede nulla, solo bianco di neve e nebbie di questo luogo mitico di cui mia mamma sempre mi parlava. Ma non ho spazio per i pensieri nostalgici che devo trovare la via. Qua la neve è abbondante e decido di seguire delle orme in discesa che approdano poco dopo su una strada di servizio molto ampia che seguo fino ad arrivare 20 minuti dopo nella civiltà della seggiovia di Montebello (q.2080) in mezzo alle frotte di sciatori. Chiedo al bar come fare per scendere a Carona e mi rassicura che non ci son problemi. Fuori però la visibilità è quasi nulla e mi vien l’idea di scendere in seggiovia fino a Foppolo e poi tornare a Carona in autostop. Ma non si può usare la seggiovia in discesa e allora chiedo nuovamente all’addetto info per scendere a Carona. Gentilmente esce dal suo baracchino e mi indica la direzione ma soprattutto mi dice che non posso sbagliare perché a parte la stradina iniziale che mi evita un tratto di forte pendenza, per il resto devo sempre seguire le piste da sci. Obbedisco e sto sulla sinistra della pista, prendo la stradina sterrata e ritorno sulle piste raggiungendo i cartelli indicatori al Passo della Croce ( q.1950, h 16). Mi butto in discesa correndo a saltoni sulla neve morbida e un quarto d’ora dopo m’infilo sul tappetino mobile che permette di risalire al punto di partenza della seggiovia che scende a Carona (q.1750) nei pressi del Rifugio Terre Rosse. Credo che insolitamente rispetto alla mia etica scenderò con la seggiovia per tornare un’ora prima da Dani ma quando chiedo il costo agli addetti prima ne trovo uno che non lo sa e midice di chiedere quando arrivo e un altro che mi dice 12 euro perché non esiste la possibilità di pagare solo per la discesa e allora gli dico che scenderò a piedi lungo la carrareccia. Il cartello dice Carona 1.20 h..speriamo di mettercene meno penso mentre faccio i primi passi in discesa nel bosco. Il fondo è purtroppo molto gelato e devo compiere zigzag continui per non scivolare. Circa venti minuti dopo trovo un sentiero che scarta a sinistra con indicato Carona sentiero della corna e lo assecondo perché credo che la strada porti all’inizio di Carona mentre io l’ho attraversata tutta fino alla fine. Mentre la luce cala sotto di me il lago gelato riflette le luci del paese e i suoni attutiti del vicino campo di pattinaggio regalandomi un attimo di struggente poesia. Il sentiero continua imperterrito a viaggiare verso sx e io a sperare che prima o poi scenda. Succede alle 17 nei pressi di un cartello che l’oscurità m’impedisce di leggere e che accesa la frontale parla del ripristino del sentiero avvenuta nel 2022. Ora scendo quasi a picco e atterro su una strada asfaltata che viaggia ancora vs sx. Incrocio nel buio una coppia con cani cui chiedo info sul presumibile posto dove ho lasciato l’auto ma nn mi sanno aiutare. Assecondo la strada che vira ad u vs dx e poi imbocco una strada selciata che mi sembra quella percorsa al mattino. Poi quando ormai in paese mi vengon dei dubbi chiedo ad una gentile ragazza che mi spiega la topografia delle strade che salgono a Pagliari: o l’hai lasciata alla fine di questa stradina o più sotto vs la Centrale Enel. La saluto e dopo un minuto ritrovo la mia auto parcheggiata nello spazio bianco e senza multa. Mi fermo ad un Alimentari poco dopo e mi rendo conto di essere quasi afono, non per il freddo ma perché non ho bevuto praticamente nulla per tutta la giornata essendo rimasti nel camel bag pochi sorsi presto esauriti. Chiedo alla commessa di poter bere il cartone che poi acquisterò e mentre mi prepara due panini, il litro di succo di frutta alla pesca sparisce nella mia bocca riarsa e riacquisto nuova vitalità necessaria per completare il viaggio in auto fino a casa. Foto1 dal Passo di Publino Foto2 Angelo e la cresta vs lo Zerna Foto3 la traversata dal Chierico dalla cima del Corno Stella
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