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   Cusna e Prado, 21/09/2023
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Cusna e Prado
Regione  Emilia Romagna
Partenza  Monteorsaro  (1250 m)
Quota arrivo  2120 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  battisti
Attrezzatura consigliata  nde ho usato scarpette leggere
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Ale mi invita sull’Appennino per assistere ad un concerto nel bosco di Mara Redeghieri, ex singer dei mitici Ustmamo e allora mi organizzo per salire da lui a dormire la sera del venerdì per avere poi il sabato libero per un escursione sull’Appennino. Parto dopo mangiato e lo raggiungo in quel di Cortogno (terre di Canossa) che sono le 22.30. Mi presenta la stanzetta del b&b e dopo 4 chiacchere ci salutiamo. Ho fatto tutto di corsa come al solito e non sono riuscito ad informarmi bene sul giro che ho in mente..soprattutto sui tempi necessari perché praticamente tutte le relazioni che ho letto, impiegano 2 giorni con notte al Rif. Battisti..ma a me non sembra così lungo. Domani partirò solo con un libretto generico sull’Appennino che mi ha prestato Ale. Mi sveglierò alle 4 e dovrò essere di ritorno per le 17…che Mara canta alle 18! Suona nel buio la sveglia il 09/09/2023 e rapido faccio colazione, sistemo e svuoto la stanza e mi dileguo per le stradine dell’Appennino passando accanto a Castelnovo e alla sua Pietra di Bismantova, poi Villa Minozzo e su per una stradina che termina in una piazzetta di Monteorsaro(q.1250) per metà occupata da un camper , dove lascio anche la mia Peugeot. Sono le 5.40 e nello scuro noto un segno su un muro e qualche metro dopo un cartellino che manda da una parte al Rif. Monteorsaro e dall’altra in direzione 609 che è quella che dovrei seguire io. Pochi attimi dopo una flebilissima e quasi invisibile riga d’arancione colora il cielo dell’Est e piano piano si rafforza. Transito per una pianta abbattuta mentre il cielo all’orizzonte esplode di rosso. Diverse tracce e segni differenti mi fan dubitare sulla via che fra l’altro non sale fino a quando venti minuti dopo la prima volta, ripasso dalla pianta. Bene, girare in tondo è la massima espressione del perdersi. Riparto attento ad eventuali deviazioni ma mi ritrovo su buon sentiero ma a vagare in orizzontale per il bosco senza mai prender quota. Anche il cell mi segnala il sentiero più alto a destra ma ormai mi conviene proseguire per dove sono e finalmente arrivo ad un bivio sul quale un cartello indica finalmente la parolina magica: Cusna. Solo che è 1 ora che cammino e al Cusna mancano ancora le 3 ore che dovevo impiegarci. Evabbè speriamo solo ora di esser sulla giusta via e di riuscire ad avere il tempo di completare il giro. Mi sono praticamente spostato per zig zag nel bosco da Monteorsaro a Roncopianigi, paese attiguo. Per lo meno ora la strada sale in un bosco di faggi e oltre il Cimone il sole dopo aver dipinto il cielo di rosso e giallo, sembra intenzionato a spuntare. A macchie arancioni i raggi penetrano il folto bosco e chiazzano il terreno di arancione con effetto luci stroboscopiche da discoteca. Intercetto una stradina nel bosco senza indicazioni e prendo la sx in lieve ascesa. Poco dopo alle 7.15 ad un bivio ritrovo le indicazioni per il 609 vs. Monteorsaro e quelle per il Cusna che ora è dato a 2h e poco dopo a 2.15. ma questa delle tabelle orarie assolutamente incongruenti sarà una costante che mi accompagnerà per tutta la giornata. Esco all’aperto in ambiente verde con cielo terso azzurro da sfondo e poco dopo appare il Cusna maestoso ed elegante nel suo manto di velluto verde che mi ricorda l’amato Migogn dei monti miei. Supero un baito aperto con memoria a Filippo che ci ha lasciati trentenne e arrivo ad un greto dove seguendo la traccia più evidente scosto dalla linea corretta che svoltava quasi nascosta a dx. L’errore mi permette di far belle foto al Cusna verde oltre distese di mirtilli dove ad un certo punto la traccia che percorrevo sparisce e quindi ritorno al greto per riprender la via abbandonata che ora per prati e ripida, punta direttamente per crinale alla sommità. Fotografo una mazza di tamburo gigantesca mentre le valli alle mie spalle sono onde verdi che si scontrano emergendo dalla nebbiolina che le nasconde accarezzandole. Emergono solo il Cisa e il Prampa e dietro piccolina la Pietra incastonata con la sua forma inverosimile ed incredibile. Io invece sono nella luce vivissima di un gaudioso mattino settembrino di un azzurro profondissimo e di erba che brilla come diamante in svariate e meravigliose tonalità di giallo e verde. Che meraviglia questi prati ondulati dove le ombre riposano e il sole gioca con loro spostandole. Il cielo è terso che più non si può e io viaggio da solo trasportato verso l’alto, leggero , da tanta e troppa bellezza. Cavalli lontani pascolano sul promontorio che poi scoprirò dare sui Prati di Sara e distese di cardi d’argento accompagnano il mio passo. Salendo appare il profilo sulla sx della cresta che poi dovrò percorrere in direzione del Prado. Poco sotto la cima un cartello indica la possibilità di raggiungere direttamente il crinale alla sella tra la Cima del Cusna e la sua seguente anticima. Salgo invece per prati verso la vetta e raggiungo il crinale da dove si vede già vicina la croce di vetta. Da qui i prati di sara vengon dati ad 1.30h…bah, vedremo al ritorno se c’è tempo. Il panorama si apre dall’altra parte verso il Prado e le Apuane che sorprendono per le loro forme grigie acute e rocciose in mezzo a tanto forme tonde di verde sinuoso. Breve contemplazione dello spazio libero in cui sarebbe bello librarsi con l’ali e poi raggiungo croce e bella Madonnina alle 8.30 (q.2120) concludendo che col tempo perso nel bosco non ho guadagnato niente sulla tabella di marcia. Vedo il proseguio della mia cresta e dietro la piramide del Cimone e il Giovo monte dai lontani ricordi. Poi il Prado e le Apuane di cui poi riconoscerò la Pania della Croce , il Pisanino e addirittura il Pizzo d’Uccello di cui tante volte ho accarezzato le relazioni della sua lunghissima e fascinosa Via Oppio…chissà? Verso la piana l’Alpe di succiso e il Ventasso a far da sfondo alla Pietra di Bismantova. Onde verdi di erba e bosco s’intersecano con distese di erbe gialle in un puzzle fantastico. Mangio la fetta di pizza preparatami da Ale e nel vento solito di queste zone che mi obbliga a indossare il provvidenziale Kway riprendo a camminare. Roccette con inaspettati passi di I° grado mi depositano velocemente alla sella da cui riprendo dolcemente a traversare in direzioni delle prossime elevazioni di questo comodo e dolce crestone. Venti minuti dopo esser ripartito tocco le roccette (2 metri sopra il sentiero !) del Sasso Morto (h 9.15, q.2070) e riparto verso gli impianti della seggiovia che sale da Febbio deturpando la bellezza dolce e austera di questi luoghi abitati dall’aquila e dal lupo più che dagli umani. Proseguo oltre l’incongruità degli edifici di grigio e grezzo cemento e per dolci prati transito per il piatto punto sommitale del La Piella ricordato da un cumulo di sassi con paletto( h 9.30, q. 2070). Ora i prati scendon morbidi vs il Rif. Battisti posto ai piedi del Cipolla che ripara un poco da occhi indiscreti il Prado. Inizio a correre (ho le scarpette leggere della Sportiva) ma trovo due ragazzi romani (primo incontro della giornata) con cui chiacchero per dieci minuti di montagne, Rammstein ed educazione ambientale, abitando loro uno a Berlino e l’altro in Inghilterra. Li saluto riprendendo a correre per recuperare il terreno perduto e per belle distese di alta erba gialla recupero il sentiero che si dirige al rifugio (q.1750) dove arrivo alle 10.15. Non trovo indicazioni per la mia montagna e allora entro per chiedere e dopo aver bevuto alla fonte riparto un quarto d’ora dopo. Ora, da sotto, la mole del Cipolla copre quella del Prado e dopo aver intercettato la stradina che sale dal versante toscano, arrivo al bivio che indica il Lago bargetana, la sella e il Monte Prado. Per ampie e belle distese di mirtilli raggiungo lo specchio d’acqua con vista stupenda sui prati del Piella e del Cusna e prendo a salire per la sella da cui poi per ampio giro raggiungere poi la cima. Bella vista vs valle dove emergono le dolci forme del Monte La Nuda, del Sillano, del Cavalbianco, dell’Alpe di Succiso e a dx del Castellino, il Ventasso e poi il Cusna a chiudere il cerchio. Riprendo a salire rimettendo il kway che m’ero tolto nella conca del lago causa vento molto forte e raggiungo la pietra di cima del Monte Prado (q.2054, h 11.15), la quota più alta della Toscana. Dopo una foto scattatami, da una delle tante persone in cima me ne vado velocemente di corsa per un attacco improvviso di “mal di gente”. Io sono l’unico salito dal versante emiliano mentre da quello toscano, la gente continua ad arrivare. Ho fame ma decido di correre fino al Battisti e mangiare alla fonte. Scatto belle foto alla bella conca del lago e riprendo il piano a saliscendi che mi conduce al rifugio per mezzogiorno. La fonte non getta più acqua e allora mi siedo al sole sul muretto levandomi le scarpette per far riposare ed asciugare i piedi un pochino stanchi ed oppressi. Un quarto d’ora dopo riprendo a ritroso il viaggio nel velluto verde e quando arrivo ai cartelli che indicano Costa delle Veline ne seguo l’esile traccia che svolta in falsopiano non salendo come mi aspettavo vs il Piella da cui son sceso all’andata. Assecondo il percorso che tanto non c’è motivo per rifare le creste e continuo a traversare in orizzontale godendomi il prado e la dorsale fino al Castellino da nuove prospettive. Paesaggi sempre erbosi ma di grande bellezza naturalistica che ricordano un poco le Higland scozzesi specie in questa stagione dove l’erba tende ad avvizzire e regalare squarci di giallo che si mescolano al marrone delle brughiere. Il contrasto poi col cielo blu è un tuffo nel cuore delle emozioni. Riappare il Cusna e lo traverso in basso in paesaggi che si mantengono di grande bellezza e colore. Alcune foto hanno il sapore del quadro d’autore. La vista si apre proprio di fronte e a destra delle Apuane sul Sillano, sul La Nuda, il Cavalbianco fino all’Alpe di Succiso. Sotto il culmine del Cusna trovo cartelli che ne indicano la risalita e addirittura la prosecuzione con i Prati di sara ad una sola ora. Sono “solo” le 13.30 e felicissimo mi dico che è fatta e riuscirò a vedere anche questi. Un quarto d’ora dopo mi trovo ad un bivio dove i prati non son più indicati e non so proprio dove andare. Alla fine il cell. e l’ App Garmin Explore mi indicano la prosecuzione. Il sentiero svolta a destra e saluto il Prado con i suoi bei pendii e dorsali erbose per affacciarmi su un nuovo mondo. Sono le 14 e vedo di fronte a me i Prati di Sara ma oltre un vallone che dovrò forse aggirare. Il sentiero infatti costeggia i fianchi del Cusna inoltrandosi in una zona bellissima e dai forti contrasti cromatici fra le erbe giallo verdi, le rocce argentee che riflettono al sole e alcune pareti che erose lasciano apparire terre dai diversi colori: bruni, violetti e grigi. Mi sbizzarrisco nelle foto cercando di porre in risalto questi particolari che ricordano quelli decisamente più incredibili di Vinacunca nel Perù. Tratto veramente interessante anche per le successioni di erbe diverse che offrono tutte le tonalità del verde e brillano in più e più riflessi che incantano i miei occhi innamorati del loro colore preferito. Alle 14,30 intercetto l’ennesimo cartello che indica i Prati di sara ancora a mezz’ora ma soprattutto mi spaventa leggere del Rif. Monteorsaro a 2h. Rischio seriamente di non essere indietro in tempo nonostante non abbia ridotto la mia velocità di crociera..anzi. Decido comunque di scendere verso i Prati ma il sentiero non c’è e i segni s’ interrompono dopo pochi metri e controllo a vuoto in tutte le direzioni senza trovare nulla. Potrei andare avanti in linea d’aria ma il folto bosco temo mi farebbe perder tempo e rischierei di fare tardi. Risalgo allora al cartello e inizio a correre perché di queste tabelle orarie ho imparato purtroppo di non potermi fidare. Il sentiero ora continua in lieve salita fiancheggiando il Cusna, aggirando il vallone che mi divide dai prati e puntando al bel colle soprastante dove pascolano i cavalli. Raggiungo l’altipiano un quarto d’ora dopo e consulto un poco di gente per sapere da che parte si scende prima a Monteorsaro ma ottengo sempre risposte un poco insicure e decido comunque di correre fino al branco di cavalli per scattare qualche foto. Ora i prati di Sara sono proprio sotto di me e vedo bene le belle distese erbose di erba gialla e gli alberi che fanno da contorno in un quadro idilliaco che rappresenta una sorta di giardino dell’Eden. Ma temo che di scendere e poi risalire non avrò il tempo e allora magari ci tornerò la volta che tornerò per salire l’Alpe di Succiso che resta l’unico 2000 Emiliano che non ho ancora salito. Salito con un poco di dispiacere i prati e mi metto a correre nella direzione di Monteorsaro. Trovo cartelli che indicano svariate direzioni ma non la mia e poi a sorpresa un indicazione Monteorsaro 45 m che mi riporta clamorosamente in anticipo sulla tabella di marcia…ma non mi fido più e difatti scendendo noto una marea di discrepanze…mavabbè continuo a correre che ormai ho preso il ritmo e supero una moltitudine di persone..addirittura che sale. Atterro quindi alle 15.30 al Rif. Monteorsaro e 5 minuti dopo sulla piazzetta di partenza in anticipo sull’orario max delle 16 e allora mi concedo il lusso di un bagno quasi totale nella fontana freschissima che lava la fatica via dai miei muscoli caldi impolverati ed affaticati. Mamma nia che belli questi momenti in cui il gelo dell’acqua sembra entrare nelle fibre muscolari tanto è il benessere che procura. E bevo, bevo, bevo. Grazie Appennino, fratello minore ma non meno bello delle mate Alpi. Torno così puntuale a Cortogno dove passo un’ora a raccoglier pomodori nell’orto con Ele ed Andrea e poi via per il meritato e agognato concerto nel Bosco Pentoma dove Mara grazie anche alla magia del luogo da veramente il meglio di sé incantando con la sua voce potente ma delicata. Da far cader le foglie! Foto1 verde Cusna Foto2 il crinale dopo il Cusna Foto3 terre colorate
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