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   Frerone Laione Blumone..e altri, 18/07/2023
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Frerone Laione Blumone..e altri
Regione  Lombardia
Partenza  Rif. Bazena  (1800 m)
Quota arrivo  2865 m
Dislivello  1600 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  tita Secchi
Attrezzatura consigliata  nde, noi scarpette leggere da trail, passi di I° grado sul Blumone
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Giamba amico da una vita, fisioterapista di fiducia mi propone una gita per sabato. Ho la moglie in vacanza per tre giorni con le amiche e devo riuscire a sistemare qualche impegno domestico e grazie a Michele e a mio figlio David a cui lascio la casa libera per grigliata con gli amici, riesco a sistemare il tutto. E così posso dirgli che sono libero per l’8/07 del 2023. Ci ritroveremmo dopo l’ultima gita fatta in Dolomiti oltre 20 anni fa con mio fratello Walter sulla Cima delle Mede. Insolitamente per le mie abitudini Giamba non è abituato a levatacce e allora mi dice che passerà da me alle 6 (io ho la macchina ancora fusa!). senza sussulti e con qualche tratto di coda il viaggio finchè Giamba imbocca una stretta stradina che ci fa venire qualche dubbio e quando lui vorrebbe fare la retro gli dico di insistere che ormai peggio di così non può diventare..ed invece presenta un restringimento in cui non ci possiamo proprio passare: incredibile la manovra di retromarcia senza segnare la macchina! Roprendiamo la retta via e salendo verso il Passo di Crocedomini, ci fermiamo come io quattro mesi prima al Rif. Bazena a q.1800 da dove parte l’anello che ho ideato e proposto a Giamba. Siccome lui ha un appuntamento serale, dubito che riusciremo a realizzarlo integralmente…vedremo. Oggi più che mai l’obiettivo è stare insieme e divertirsi. Abbiamo scelto abbigliamento leggero, con scarpette da trail. Lasciamo il park poco prima delle 9 dopo un selfie, transitiamo dalla Malga ValFredda e il suo piccolo laghetto e illustro a Giamba le prime cime che vediamo e cioè il Cadino e il Frerone. Son passato di qua con la neve e non noto il grande sentiero che segnando il fianco del Monte Mattoni, sale lineare verso il Passo delle Capre. Come quando c’era la neve, mi ritrovo a rimbalzare fra una duna e l’altra e in mezzo ai cespugli di rododendro puntando ad occhio al passo. Cia arriviamo mezz’ora dopo la partenza e seguiamo per poco il sentiero che taglia il fianco ovest del Cadino e lo abbandono in favore di tracce che mi fanno pensare esista una linea che ne percorre la cresta a partire dalla sua anticima. In realtà no ma ormai siamo saliti e la aggiriamo sul lato sx per pendii erbosi parecchio verticali che mi fanno pensare a cosa penserà di me Giamba che ho la fama “immeritata” di spericolato. Comunque sento che mi segue bene, che non patisce l’esposizione e il terreno stile viaz e mi limito a chiedergli se è tutto ok. Dopo 10 minuti scabrosi recuperiamo la cresta non prima di aver attraversato un’estetica crestina rocciosa dove gli scatto una meritata foto e poi un tratto di raccordo in cui alcune rocce permettono un belvedere a strapiombo sulla Valfredda sottostante e il tragitto finora percorso. Saliamo ora su tracce animali la facile cresta erbosa e arriviamo presto al culmine (Cima Cadino q.2420, h 10.10). Da qui si vedono tutte le cime del nostro futuro: il vicino ed imponente Frerone, poi la Cima Terre Fredde, la più discosta Cima di Laione e infine l’enorme Cornone di Blumone. Scendiamo per balze erbose ad approcciare la lunga e praticamente piatta cresta del monte che poi con un’ ultima discesa cala sul Passo di Valfredda (q. 2320, h 10.30). Scendiamo pochi metri a recuperare il sentiero che in diagonale traverso s’alza sotto le pendici del Frerone superando alcuni facili tratti assicurati per sicurezza e in breve mi ritrovo ad osservare la crestina rocciosa che emergendo dalla neve qualche mese fa avevo provato a risalire per arrivare direttamente in cima(per poi arenarmi senza ramponi su un muretto ripido e ghiacciato). Ora possiamo tranquillamente seguire il sentiero che piega a sx e con ampio giro aggira il ripido promontorio. Parliamo delle nostre vite e relazioni scontrandoci simpaticamente con tre escursionisti/e che scendono e poi affrontato una ripida pietraia dove il sentiero zigzaga, raggiungiamo l’anticima e la successiva vetta. (Cima Frerone q.2673, h 11). Bella la vista sul Corno del Frerone poco distante e poi giochiamo a far foto sopra il grosso puntello triangolare che segna la cima. Oltre, la cresta erbosa scende verso il Passo del Frerone oltrepassando alcune gobbe. Inizio a corricchiare sul bel sentiero ammirando il contrasto fra l’erba che calpestiamo e la roccia dalle tonalità bianco marrone arancione che precipita sull’altro versante. Accelero il passo per sorpassare due mandrie una di capre e l’altra umana e arriviamo alla depressione del Passo Frerone (q.2450) dove chiedo ragguagli sul percorso vs la cima di laione perché non ci sono indicazioni o sentieri. Mi dicono che bisogna andarci ad occhio e allora ascolto Giamba che propone di scendere fino all’avvallamento per evitare così di continuare a camminare in traverso. Perdiamo ancora un poco quota (50 m circa) e poi insisto con lui per risalire anche la Cima Terre Fredde anche perché puntando alla cresta che sale verso il Laione ci passeremo quasi sotto. Sui grandi blocchi di granito (dove Giamba si entusiasma..io un poco meno perché reduce dagli infiniti pellegrinaggi sulle giavine svizzere…) lasciamo gli zainetti e puntiamo ad un costone verde che sale verso il cielo. Poi seguiamo due linee di salita diverse e quando sbuco sul pianoro di cima trovo Giamba abbracciato al Cristo di vetta. Cima Terre Fredde (q.2645, h 12.20). Foto in cima e poco sotto dove si apre una bella vista sul Lago della Vacca e sull’incombente Cornone e poi di nuovo via. Recuperiamo la cresta dove con piacere troviamo segni arancioni che ci guidano fra i sassi e che decidiamo di stare attenti a non perdere ( perché il sentiero non c’è ) per evitare inutili ghirigori. Siamo in forma e continuiamo a spingere e ben presto siamo sotto la frastagliata cresta del Laione. Superiamo un rudere di casetta costruita con i sassi e prima del previsto appare la madonnina di vetta di Cima Laione (q.2760) che raggiungiamo alle 13.30. Faccio un salto alla croce che è posta leggermente più in alto su dei massi distanti una ventina di metri e quando torno mangiucchiamo qualcosa osservando la salita di due figuri che sembrano due ragazze. Sono invece una simpatica coppia di locals( lui coi capelli ricci molto fluenti aveva tratto in inganno l’occhio attento del Giamba..) cui chiedo immediatamente quanto ci vuole a salire anche il Cornone (1 ora dicono…ma di stare attenti perché il sentiero non c’è a tratti e c’è un poco da arrampicare). Io mi entusiasmo mentre Giamba dice che sarebbe contento anche così. Scendiamo verso il Passo del Blumone con la mole bicuspide del Cornone che si fa sempre più immensa e per lande detritiche, lo raggiungiamo alle 14.15(q.2630). Il cartello segna 1h e ora Giamba è più motivato. Parto veloce sulle roccette un poco infide del primo tratto molto ripido dove talvolta tocca usare le mani e poi iniziamo ad aggirare l’anticima lasciandola a destra sopra di noi e puntando in traverso ad un nevaio che sta sotto la cima principale. Lo attraversiamo senza problemi con le nostre scarpette essendo poco inclinato e di neve morbida e poi raggiungiamo il filo di cresta dall’altra parte. Aggiriamo ancora un poco la montagna fino a portarci sotto la parete/canale che un poco incassata sale alla sommità. Lasciamo i bastoncini e risaliamo quasi di corsa i salti rocciosi con passi di I° grado che ci depositano sulla Cima del Cornone di Blumone(q. 2843, h 14.50). Assecondando la moda di giornata, mi arrampico sul traliccio in ferro costruito oltre la croce e da la sopra fotografo Giamba e il panorama a dire il vero non eccelso per via della nuvolosità che copre le cime più lontane(gruppo dell’Adamello). Si vede bene il lago della Vacca oltrte all’anticima che sembra alla nostra stessa altezza e all’ormai lontano Laione. Selfie felice perché siamo stati velocissimi, ci siamo stradivertiti e siam riusciti a concludere il giro delle cime previsto. Via di nuovo giù e alle 15.30 recuperiamo gli zainetti al passo. Per pietraie macchiate di verde seguiamo i segni che ci portano mezz’ora dopo al bel Rif. Tita Secchi (q.2365) costruito a fianco dell’artificiale Lago della Vacca e della diga che lo crea. Entriamo felici decidendo di concederci lì la meritata birra e gazzosa che Giamba ordina medie. Ma non è certo la sete che ci manca e le finiamo con immenso piacere. Chiesti ragguagli sulla via del ritorno, risaliamo dopo breve discesa correndo a tratti verso il Passo della Vacca (q. 2360, h 16.30) cui arriviamo per bellissimo sentiero lastricato. Durante il tragitto, mi volto spesso a fotografare il Blumone che ora illuminato dal sole del pomeriggio appare veramente magnifico sullo sfondo blu di un cielo che si è finalmente pulito. Dal passo si vede una cresta dentellata che dalle fattezze dolomitiche scende verso un curioso massiccio chiaro, chiamato Corna Bianca e che fotografo ancora dopo con lo sfondo del Blumone che si sovrappone. Ora puntiamo all’insellatura fra Cima Cadino e il Frerone, quel Passo di Valfredda dal quale transitammo stamattina e che segnerà la chiusura dell’anello. Corriamo in falsopiano quei tratti di sentiero che lo consentono e arriviamo alle 17 belli pimpanti. Inquadro per l’ultima volta il Blumone e ci buttiamo sempre correndo dall’altra parte. Viaggiamo veloci sul bel sentiero in moderata discesa e poco minuti dopo le 17.30 fotografo la bellissima e illuminata fioritura del Passo delle Capre. Memori dell’errore dell’andata imbocchiamo il largo sentiero che conduce a Malga Valfredda e sempre correndo continuiamo la nostra discesa sprint. Che bello correre con le scarpette leggere, mi mancava dopo tante discese con gli scarponi. Dopo la malga Giamba si ferma un poco per dolore agli alluci. Gli dico che io proseguo perché ho proprio trovato il passo giusto. Arrivo al parcheggio alle 17.30 e ho solo il tempo di uscire dal laghetto dove ho refrigerato un poco i piedi che vedo arrivare anche Giamba che ha ripreso a correre pure lui. Che bello abbracciarsi di gioia e felicità per un ritorno sulla montagna che più bello non poteva essere. Grazie Giamba per la tua forza, per la tua simpatia e per la tua profondità. Alla prossima…sperando non ci rivoglian 20 anni!! Foto1 dal Cadino tutte le altre nostre cime Foto2 giamba cima Frerone Foto 3 selfie cima Blumone
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